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Nuovo governo, vecchi Dpcm. La lettura di Celotto

Positivo il metodo, con un Dpcm approvato con anticipo rispetto alla entrata in vigore, così come il piano di interlocuzione preventiva con il Parlamento e le Regioni. Emerge però un nuovo problema di certezza e comprensibilità. Celotto spiega quale

Dpcm ormai da un anno è una sigla che ci è diventata familiare. Quasi non ci facciamo più caso quando arriva un nuovo Dpcm per limitare ulteriormente libertà e spostamenti possibili.

La novità principale è che quello approvato ieri sera e che ci farà compagnai fino a pasqua è il primo Dpcm del governo Draghi. Per ora la struttura resta la stessa, con l’Italia divisa a zone, anche se con una maggiore differenziazione di territori e tipologie per cercare di bilanciare meglio le esigenze sanitarie sociali ed economiche, rispetto alle diverse zone di rischio.

Le novità principali sono due.

Sicuramente è positivo il metodo, con un Dpcm approvato con anticipo rispetto alla entrata in vigore, in maniera da consentire ai cittadini e imprese di organizzarsi al meglio. E positivo appare anche il piano di interlocuzione preventiva con il Parlamento e le Regioni, in maniera da condividere in anticipo le scelte.

Emerge però un nuovo problema di certezza e comprensibilità. Ora le regioni sono divise in 5 possibili colori, avendo aggiunto il bianco e l’arancione rinforzato. Ma comunque abbiamo sempre più numerose zone “rosse” in deroga rispetto al territorio di riferimento.

Anche in Sardegna che è la prima regione “bianca” abbiamo tre comuni che sono zona rossa. E così anche in quasi tutto il territorio nazionale.

Il problema è che non abbiamo una mappa certa e aggiornata di queste zone, con il rischio che i cittadini siano sempre più confusi su cosa fare, dove andare e che regole seguire. Forse perché dopo un anno di Dpcm cominciano a essere un po’ mentalmente stanchi, in attesa dei vaccini.



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