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Sanzioni Usa? Nel mirino c’è anche il vaccino Sputnik V (made in Bergamo)

Nel mirino delle nuove sanzioni Usa contro il governo russo due istituti del ministero della Difesa che hanno collaborato alla creazione del vaccino Sputnik V (che i sovranisti italiani reclamano a gran voce). L’accusa: sviluppano armi chimiche. E ad uno di questi facevano capo i virologi-militari arrivati a Bergamo un anno fa

C’è anche il vaccino Sputnik V nel mirino dell’ultimo round di sanzioni americane contro il governo russo. Nella lista delle istituzioni colpite dalle misure restrittive imposte dall’amministrazione di Joe Biden figurano alcuni istituti di ricerca del Ministero della Difesa russo impegnati in prima linea nella produzione del siero anti Covid-19.

Sono tre i dipartimenti del governo federale da cui provengono le nuove sanzioni americane, rese pubbliche quasi contemporaneamente al nuovo pacchetto di misure contro Mosca approvato dal Consiglio europeo. Tutti e tre colpiscono il ministero della Difesa guidato da Sergei Shoigu, cuore pulsante della ricerca scientifica nazionale.

Il Dipartimento di Stato ha aggiunto alla lista Caatsa (Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act) sei entità della Difesa russa con l’accusa di “utilizzo di armi chimiche contrario alla sicurezza nazionale e agli interessi di politica estera degli Stati Uniti, così come al diritto internazionale”.

Fra queste il 27esimo centro di ricerca, impegnato, recita il sito del governo russo, “nei sistemi di controllo, l’infrastruttura dell’informazione delle Forze armate della Federazione russa, i sistemi di comunicazione segnaletica, così come nel supporto topografico e di navigazione”.

Sono poi colpite dalle sanzioni del Dipartimento di Stato le sezioni di Sergiev Posad, Kirov e Yekaterinburg del 48esimo Centro di ricerca. Si tratta di un istituto del ministero istituito nel 1937 utilizzato in epoca sovietica per lo sviluppo di armi biologiche e protagonista di una serie di campagne vaccinali degli anni ’60 e ’70, come quella contro l’Ebola e la pneumonia.

Ma soprattutto il 48esimo centro di ricerca ha lavorato insieme all’Istituto di ricerca Gamaleya allo sviluppo del vaccino anti-Covid Sputnik V annunciato la scorsa estate dal Cremlino.

L’accusa di sviluppare armi biologiche contro il centro che ha contribuito a lanciare il vaccino Sputnik dà una precisa connotazione politica alla “vaccine diplomacy” russa che pure incassa un endorsement dopo l’altro nella politica italiana, specie a destra, da Matteo Salvini a Silvio Berlusconi fino a Giorgia Meloni.

Allo sviluppo del siero ha partecipato anche il 33esimo centro di ricerca del Ministero della Difesa russo, colpito dalle nuove sanzioni del Dipartimento del Tesoro Usa con l’accusa di aver contribuito “alla proliferazione di armi di distruzione di massa, al loro trasporto (inclusi i missili per portare queste armi), incluso qualsiasi sforzo di costruire, acquistare, possedere, sviluppare, trasportare o trasferire queste armi dalla Russia”.

Le sanzioni del Dipartimento del Commercio colpiscono infine il già citato 27esimo centro insieme a nove aziende russe (Chimmed Group, Femteco, Interlab, LabInvest, OOO Analit Products, OOO Intertech Instruments, Pharmcontract GC, Rau Farm, Regionsnab), tre tedesche (himconnect Gmbh, Pharmcontract Gmbh, Riol-Chemie) e una svizzera (Chimconnect AG).

Il nome del 48esimo centro sotto il torchio delle sanzioni Usa non è nuovo all’Italia. A quel dipartimento dal sapore sovietico facevano infatti riferimento i virologi che un anno fa, il 26 marzo, sono atterrati a Pratica di Mare con una brigata di 111 militari guidata dal generale Sergei Kikot per poi dirigersi nella zona rossa di Bergamo.

Di quella tanto discussa “missione umanitaria” che, ha scritto più volte Igor Pellicciari su Formiche.net, è senz’altro servita a raccogliere informazioni utili allo sviluppo di Sputnik V, facevano parte virologi-militari con una certa consuetudine con il 48esimo centro della Difesa.

Su La Stampa Jacopo Iacoboni e Paolo Mastrolilli avevano passato ai raggi x i curricula dei protagonisti. I colonnelli Viacheslav Kulish, Alexej Smirnov e il docente dell’Accademia militare di medicina Alexander Yumanov a capo della missione nel bergamasco hanno in passato lavorato ai programmi contro l’ebola guidati dal 48esimo centro.

Quell’istituto che ha confezionato il vaccino Sputnik, ribadiscono oggi gli Stati Uniti di Biden, è parte fondamentale del “programma di armi chimiche” del governo russo.


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