Skip to main content

Oltre i ristori, ecco come salvare le imprese italiane. Parla Marina Brogi

Intervista all’economista e docente alla Sapienza: molte imprese rischiano di avere problemi di liquidità e capitale nel breve termine. Una soluzione può essere restituire parte delle tasse pagate in passato, come già avviene in Francia e Germania. Avanti tutta sui vaccini, ma è tempo di un passaporto sanitario per cominciare a tornare alla normalità

Le imprese italiane hanno un problema. Anzi due. Da una parte gli aiuti del governo, sotto forma di ristori e contributi, in via di esaurimento visto che nuovi scostamenti di bilancio, ossia deficit, non sono all’ordine del giorno. E una volta chiusi i rubinetti, per le piccole e medie imprese sarà dura andare avanti, senza una qualche forma di sostegno al capitale.

Dall’altra la caduta, a fine giugno, del muro ai licenziamenti, con conseguente rischio di uno shock sociale ancor prima che industriale. Urgono soluzioni transitorie, che possano rendere meno traumatico il passaggio da una fase di emergenza a una di normalità. Le vogliono le imprese, quanto lo stesso governo. Marina Brogi, economista e docente alla Sapienza di Economia e Tecnica dei Mercati Finanziari.

Brogi, l’ultimo scostamento di bilancio vale circa 32 miliardi. Soldi che per gran parte andranno in soccorso alle imprese. Ma quando le risorse saranno esaurite come faranno quelle imprese che ancora non stanno sulle loro gambe? 

Ci sono delle soluzioni che possono essere esaminate dal governo, soluzioni che premiano le aziende più virtuose. Mi riferisco al meccanismo, oggi già previsto dalla nostra legge, che consente alle imprese che hanno sempre pagato le tasse ma che hanno subito delle perdite a causa della pandemia, di vedersi abbattere l’imposizione fiscale negli anni successivi. Mi riferisco al cosiddetto meccanismo del carry forward in virtù del quale vengono stanziati dei crediti probabili per imposte anticipate che tuttavia non sono liquidi e quindi non utilizzabili per compensare debiti d’imposta. Adesso però serve qualcosa di più.

A cosa si riferisce?

All’introduzione del meccanismo inverso, il carry back con riguardo alle perdite fiscali che si manifesteranno nei bilanci 2020. Questa soluzione, peraltro già presente in altri Paesi europei come Germania e Francia, consente di utilizzare le perdite fiscali realizzate in un determinato periodo per la generazione di crediti fiscali certi e liquidi utilizzabili per compensare debiti fiscali attuali. Uno strumento molto interessante, perché consente di alleggerire il peso fiscale oggi e non domani: se io ho pagato delle tasse negli anni passati, posso avere una sorta di restituzione, oggi, di quelle tasse pagate in passato.

E questo strumento che lei propone potrebbe fungere da cuscinetto in caso di crisi di capitale improvvise nelle imprese?

Sì, direi di sì. Se oggi un’azienda fa delle perdite, e saranno in molte a farle, quelle perdite verranno prese in considerazione nell’ambito del calcolo delle imposte future. Il salto di qualità è però nel carry back, che consente alle aziende con perdite in bilancio, di vedersi restituite le tasse pagate nel passato. In questo modo, da una parte si premiano le aziende virtuose, dall’altra si consente alle medesime di avere la liquidità che oggi manca o che potrebbe mancare anche a causa della fine delle moratorie.

L’altro spauracchio delle imprese è lo sblocco dei licenziamenti. Le aziende non vogliono un bagno di sangue e per questo chiedono da tempo soluzioni ponte. Lei che dice?

Certo che servono norme-cuscinetto per evitare shock. Abbiamo una situazione in cui i consumi sono molto ridotti, migliaia di licenziamenti tutti insieme non farebbero altro che aggravare una soluzione già complessa.

Il premier Draghi sta scrivendo il Recovery Plan mentre il ministro della Pa, Renato Brunetta, lavora a una riforma dell’amministrazione. Le due cose sono collegate visto che senza una buona Pa è impossibile cogliere gli effetti benefici del Recovery.

Francamente mi auguro che sia la volta buona. Credo che sia il presidente Draghi e sia il ministro dell’Economia Daniele Franco conoscono bene la nostra Pubblica amministrazione. Le innovazioni e gli investimenti da fare sono tanti, non solo la digitalizzazione ma anche la formazione. Servono persone capaci che possano sfruttare le opportunità digitali. Mi sembra che ci sia finalmente una vera convergenza su questa riforma e poi non scordiamoci che questo Paese di riforme strutturali non può farne a meno.

Brogi, il governo punta a un inasprimento delle restrizioni da accompagnare a un’accelerazione della campagna vaccinale. Un binomio che può funzionare?

La vaccinazione è una priorità e credo sia arrivato il momento di ragionare sul passaporto vaccinale, perché chi non è più in grado di trasmettere la malattia deve poter usufruire di minori restrizioni. Sarebbe un primo passo verso il ritorno alla normalità.

×

Iscriviti alla newsletter