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Industria, vaccini e brevetti. Tutte le armi per sconfiggere il Covid

Cosa è emerso in occasione dell’incontro digitale “Obbligati a crescere. Vaccino per ricominciare” al quale hanno preso parte alcuni fra i maggiori esperti e più impegnati nel contrasto al Covid, fra cui il nuovo ministro dell’Università e della ricerca Maria Cristina Messa

La battaglia contro il Covid si gioca sul campo dei vaccini. E sulle misure da adottare per garantire una copertura vaccinale all’intera popolazione prima che sia troppo tardi. Misure che passano inevitabilmente per il reshore della produzione, per una maggiore e più efficace collaborazione tra pubblico e privato e per una visione di lungo termine che non miri solo a risolvere il Covid in quanto tale ma che punti a dotare il nostro Paese – e l’Europa – degli strumenti per non dipendere più dagli altri quando si tratta di salute. È quanto emerso in occasione dell’incontro digitale “Obbligati a crescere. Vaccino per ricominciare” al quale hanno preso parte alcuni fra i maggiori esperti e più impegnati nel contrasto al Covid, fra cui il nuovo ministro dell’Università e della ricerca Maria Cristina Messa.

OBIETTIVO: VACCINO MADE IN ITALY

“C’è urgente bisogno di realizzare i vaccini anche nel nostro Paese”, ha subito apostrofato lo scienziato e farmacologo Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. “Non possiamo continuare a pensare che siano gli altri a doverci portare quello che ci serve, men che meno in ambito sanitario”, ha continuato. “Dobbiamo darci una mossa, altrimenti avremo altre morti sulla coscienza”, ha chiosato lo scienziato, ricordando quanto sia importante poter fare affidamento su una produzione nazionale di beni e servizi fondamentali come quelli sanitari e diagnostici. “I vaccini vanno prodotti in Italia, costi quel che costi”, ha aggiunto.

GOVERNO E INDUSTRIA, VERSO UNA NUOVA ALLEANZA?

A fare eco alle sue parole anche la voce dell’industria. Lucia Aleotti, Ad del Gruppo Menarini, una delle aziende farmaceutiche italiane più avanzate e innovative che sta mettendo in campo la produzione di un anticorpo monoclonale contro il Covid in collaborazione con Toscana Life Sciences, ha puntato il dito contro l’insufficiente collaborazione fra pubblico e privato che ha caratterizzato il nostro Paese sin dallo scoppio della pandemia. “Un supporto da parte delle istituzioni sicuramente avrebbe aiutato”, ha suggerito Aleotti, secondo cui “un ragionamento più di partnership fra industria e governo avrebbe aiutato”. “Negli Stati Uniti, ad esempio – ha posto l’accento l’Ad – la ricerca delle industrie è stata supportata con finanziamenti importanti; uno sforzo protettivo che ha dato stimolo e forza alle imprese che hanno investito nella ricerca per il contrasto al Covid. In Europa – ha sottolineato – siamo un po’ malati di economicismo, e questo supporto è venuto meno, con risultati evidenti”, ha concluso.

GIORGETTI-FARMINDUSTRIA, UN NUOVO PASSO NELLA LOTTA CONTRO IL COVID

Ma forse non è troppo tardi. La speranza infatti è che la nuova collaborazione avviata fra il governo – e il Mise in particolare – e il mondo dell’industria possa dare i risultati sperati. “L’industria farmaceutica e il Mise stanno lavorando insieme in maniera illuminante e strategica per capire come agire”, ha sottolineato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, che ha di recente avviato il tavolo di discussione insieme al ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. “Con il ministero stiamo lavorando in maniera strategica e la collaborazione col il ministro ma anche con l’Aifa e con il generale Francesco Paolo Figliuolo non potrà che risultare fondamentale per capire quali sono gli strumenti necessari e come utilizzarli per velocizzare la produzione e la distribuzione del vaccino contro il Covid”, ha aggiunto.

BREVETTI E RICERCA, UN FILO INDISSOLUBILE

Sul tavolo della discussione, anche quella riguardante i brevetti. Nelle ultime settimane, infatti, qualcuno ha avanzato l’ipotesi della loro abolizione per garantire una copertura vaccinale più rapida e snella. “Chi pensa che abolire i vaccini sia una soluzione auspicabile non conosce la realtà industriale della produzione vaccinale e farmacologica” ha apostrofato Lucia Aleotti, che senza dubbio tocca il problema con mano quotidianamente. Ma a supportarla intervengono proprio le istituzioni, e in particolar modo il ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa. “I brevetti devono generare ricchezza e valore. Non ho soluzioni in tasca, ma è punto cardine che non può essere trascurato”, ha sottolineato il ministro. “Senza brevetti non esistono progressi scientifici”, ha corroborato Scaccabarozzi, puntando il dito contro chi sostiene che il problema nella lotta contro il Covid siano stati proprio i brevetti, che invece rappresentano l’elemento irrinunciabile per una ricerca che non si fermi davanti ai primi ostacoli, ancor più in assenza di finanziamenti pubblici.

MINISTRO MESSA: “SERVONO PIÙ FONDI”

Ed è proprio Ministro Messa a sottolineare il valore della ricerca per il nostro Paese, che avrebbe bisogno, secondo il ministro “di fondi, collegamenti fra i vari settori e ricercatori che possano condurre le loro ricerche in tempi non biblici, ha bisogno che ci si concentri sul passaggio dalla ricerca al business, che poi è un passaggio del Pnrr su cui stiamo cercando di introdurre risorse – sia in termini di riforme che risorse finanziarie – per facilitare questo sistema al momento molto frammentato”. “Non abbiamo abbastanza ricercatori”, ha poi aggiunto Garattini, che però rimane ottimista: “Anche se abbaiamo metà della media dei ricercatori europei le cose possono cambiare. La ricerca è alla base dell’innovazione – ha aggiunto – e il nostro Paese ha tutte le carte in regola per svilupparla al meglio. Ma dipende tutto da noi”.

VERSO UN NUOVO LOCKDOWN?

Non è mancata, però, una parentesi sulla stretta che sembrerebbe poter arrivare da un momento all’altro nella gestione del lockdown. E sul punto si è espresso in particolar modo Walter Ricciardi, Professore di Igiene e medicina preventiva presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e consigliere scientifico del ministero della Salute per l’emergenza Covid, che da mesi sollecita una gestione più attenta e mirata dei contagi. “Se avessimo seguito prima queste indicazioni adesso non saremmo dove siamo”, ha subito rimproverato Ricciardi. “I Paesi che hanno agito per tempo ora vivono in condizioni di normalità”, ha detto facendo riferimento alla Nuova Zelanda, all’Australia, al Canada orientale, ma anche alla Cina allo Stato di Washington o ad alcuni land tedeschi, come quello della Renania Settentrionale-Vestfalia, dove Bonn e Colonia sono ormai Covid-free. “Non si tratta di lockdown, come a tanti piace raccontare – ha aggiunto Ricciardi – ma di una strategia no-Covid che miri a frenare il virus prima che sia troppo tardi”. “Per farlo – ha concluso – servono chiusure mirate e più rigide e una velocizzazione delle vaccinazioni che da sole, però, non possono funzionare”.



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