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La Cina spegne Signal, chat rifugio dei dissidenti

Da ieri in Cina non funziona più Signal, l’app che sfida i regimi, nata grazie agli investimenti del governo statunitense

Da ieri Signal – l’app sostenuta da Elon Musk con un semplice tweet di due parole: “Use Signal” – non funziona più in Cina, dove conta oltre mezzo milione di download. Lo strumento di messaggistica crittografata non si può più utilizzare nel Paese senza l’uso di una Vpn, cioè di una rete privata virtuale. Il sito specializzato TechCrunch, sottolineando come “Facebook, Twitter e Instagram sono stati bloccati da tempo”, evidenzia che “in qualche modo, il ban è un distintivo d’onore” su un’app straniera che “ha raggiunto una base di utenti importante in Cina che attira l’attenzione delle autorità locali”. L’app rimane disponibile per il download negli store digitale e si riesce a utilizzare a Hong Kong. Il governo cinese e Signal non hanno rilasciato dichiarazioni.

L’APP DEI DISSIDENTI

Signal è uno strumento popolare tra i dissidenti politici e i giornalisti che cercano un metodo di comunicazione che riduca al minimo il rischio che i messaggi vengano intercettati dalla censura del governo e dai cattivi attori, ricorda Bloomberg. In particolare, l’app ha guadagnato popolarità soprattutto nella diaspora uigura.

L’ASCESA DI SIGNAL

Signal ha registrato un aumento dei download in tutto il mondo dopo il 6 gennaio, quando WhatsApp ha aggiornato i suoi termini sulla privacy, riservandosi il diritto di condividere i dati dell’utente, inclusi posizione e numero di telefono, con il suo genitore Facebook e unità come Instagram e Messenger.

LA CENSURA CINESE…

La Cina ha un ampio sistema di sorveglianza Internet che le consente di eliminare qualsiasi contenuto ritenuto sensibile, come la critica politica o la pornografia. E in nome della stabilità, il Paese richiede che i giganti digitali abbiano i propri censori per svolgere questo compito a monte. A febbraio, Pechino ha bloccato la piattaforma di social media Clubhouse dopo che quest’ultimo aveva brevemente offerto un canale per il dibattito aperto su questioni politiche.

…E QUELLA IRANIANA

Come raccontavamo nei giorni scorsi su Formiche.net, l’app è stata rimossa dagli store digitali in Iran. Secondo Amir Rashid del newyorchese Miaan Group la prossima mossa del regime di Teheran è lo stop all’applicazione: l’esperto aveva spiegato a RFE/RL che “spesso” le autorità iraniane “prima ordinano di rimuovere” un servizio “e poi lo bloccano”.

GLI SFORZI USA

Lindsay Gorman, Emerging Technologies Fellow presso l’Alliance for Securing Democracy al German Marshall Fund, ricordava alcune settimane fa su Twitter che Open Whisper Systems (che poi è diventata Signal nel 2015) è nata anche grazie al fondo governativo statunitense Open Technology Fund, la cui mission è sostenere “tecnologie e comunità aperte che aumentano la libertà di espressione, aggirano la censura e ostacolano la sorveglianza repressiva come modo per promuovere i diritti umani e le società aperte”. Ed è per questo che Gorman e Karen Kornbluh, direttore della Digital Innovation and Democracy Initiative del German Marshall Fund, avevano sostenuto già a luglio, cioè dopo la stretta cinese su Hong Kong, la necessità per gli Stati Uniti di tornare a investire in strumenti come Signal con un articolo su NBC News.

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