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Cosa c’è dietro gli attacchi (multipli) ad Atlanta

Cosa lega la strage di Atlanta con le preoccupazioni per le dinamiche di odio razziale contro gli asiatici che si stanno sviluppando negli Usa? Sei delle vittime sono donne di origini asiatiche che lavoravano in centri massaggi. Mai così alta la percentuale di americani che crede la Cina una minaccia, secondo un sondaggio Gallup

Otto persone sono state uccise in tre sparatorie diverse ad Atlanta, capitale della Georgia (Usa), durante la notte italiana. Non è chiaro se gli attacchi siano collegati, perché sono avvenuti in zone diverse dei sobborghi settentrionali della città, ma hanno in comune che sei delle vittime sono donne di origini asiatiche e i tre luoghi colpiti sono tutti centri massaggi. Robert Aaron Long, un ragazzo bianco di 21 anni, è stato fermato dalla polizia perché sospettato di essere l’autore di entrambe le sparatorie.

Sebbene il movente sia ancora da chiarire, e potrebbe essere ascrivibile a un gesto individuale di uno squilibrato, il fatto si inquadra all’interno di uno scenario tale che ne fa presupporre potenziali motivazioni razziali. Per descrivere il contesto basta andare indietro di pochi giorni, quando parlando alla nazione, il presidente Joe Biden ha denunciato l’aumento dei crimini d’odio contro gli asiatici americani avvenuto durante la pandemia. “Attaccati, molestati, incolpati e capri espiatori”, ha detto: “Sono costretti a vivere nella paura per le loro vite semplicemente camminando per le strade in America. È sbagliato, non è americano e deve finire”.

Secondo i dati del programma “Stop AAPI Hate” – lanciato da Asian Pacific Planning and Policy Council (A3PCON), Chinese for Affirmative Action (CAA), e Asian American Studies Department of San Francisco State University – gli asiatici americani hanno denunciato quasi 3800 incidenti legati all’odio nel periodo di tempo che va dal 19 marzo 2020 al 28 febbraio 2021. Un numero che gli esperti ritengono essere solo una frazione del totale reale. I fatti sono avvenuti in tutti i 50 stati, più del 68 per cento degli abusi è stato per molestie verbali o insulti, mentre nell’11 per cento dei casi si è trattato di aggressioni fisiche.

A questo comportamento razzista hanno probabilmente contribuito le accezioni retoriche con cui la precedente amministrazione, guidata da Donald Trump, ha usato la diffusione del virus per alimentare la necessità del confronto con l’ascesa cinese. Mentre il Partito/Stato cinese non è sicuramente scevro da responsabilità nell’aver nascosto le fasi iniziali della pandemia, l’uso di termini come “China Virus” ha portato la questione sul piano della diffidenza (e dello scontro) razziale. Non più tardi del 10 marzo, Trump ha rilasciato una dichiarazione in cui ricordava che per il lui il Covid è il “virus cinese”.

Parole che hanno certamente effetto tra i proseliti e su un sottobosco articolato di gruppi nazionalisti, ma non c’è solo questo. Il clima nei confronti della Cina all’interno degli Stati Uniti è negativo. E il confronto con l’ascesa della Repubblica popolare cinese tra le sfere di influenza internazionali è, come dimostrato da questi primi tre mesi di amministrazione Biden, un fattore bipartisan di interesse strategico. Secondo un recente sondaggio dell’Istituto Gallup, inoltre, mai come oggi la percentuale di americani che ritiene la Cina come la più grande minaccia degli Stati Uniti è stata così alta. Il 45 per cento:, più che raddoppiata dal 2020.

Allo stesso tempo, il numero di chi ha complessivamente una visione positiva della Cina è scivolato a un minimo storico: solo il 20 per cento. La maggior parte degli intervistati vede anche la Cina come la più grande potenza economica del mondo – mentre solo il 37 per cento che indica di credere che gli Stati Uniti stiano guidando l’economia mondiale. Per il 63 per cento l’espansione economica della Cina è una minaccia per gli Usa nei prossimi 10 anni. Si tratta di preoccupazioni sostenute dai fatti, quello cinese è un impero in crescita e in necessaria concorrenza con gli Usa. La deriva collegata (anche di carattere razziale) è un rischio altrettanto reale.

(Foto: Twitter, @johnshirek)



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