È passato un anno da quella video-enciclica di papa Francesco a piazza San Pietro deserta, ma in realtà piena di sguardi, pensieri, preghiere, speranze, come non mai. C’è stato altro, come quella straordinaria benedizione: mai prima un vescovo di Roma non si era “elevato” per impartire quella benedizione Urbi et Orbi. In quell’occasione no, è stata impartita senza salire, senza “elevarsi”, tra di noi, “ben piantata” sulla nostra stessa barca. Ci interpella ancora quell’immagine? Abbiamo capito che siamo tutti sulla stessa barca?
Lì per lì, il 27 marzo dello scorso anno, non avevo capito che era stata appena irradiata in mondovisione la prima video-enciclica della storia della Chiesa. L’ho capito solo ore dopo, quando leggendo il commento che ne scrisse il direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, mi soffermai sul fatto che in effetti alla fine, mentre il vescovo di Roma impartiva la sua benedizione, il rintocco delle campane si accavallava al suono stridulo di una sirena d’ambulanza. Le video encicliche, se sono vere come quella del 27 marzo, non si preparano in studio. Così, quando ho letto, mi sono chiesto: era già a bordo il malato, o lo stavano andando a prendere, di corsa, per condurlo in ospedale? Non lo so, non credo si sappia, né penso si saprà mai. Ma a mio avviso quella benedizione, data per la prima volta nella storia per espressa volontà di Francesco, “a chiunque la desideri”, ha riguardato anche quel malato: proprio lui, o proprio lei.
Si concluse così quella giornata straordinaria, che dice ancora molto. Il testo, fruibile da chiunque voglia, ci interpella ancora oggi, soprattutto per una frase: “Siamo tutti sulla stessa barca”. Torneremo su queste parole, prima voglio ricordare a chi l’ha vista e a chi non l’ha vista quella video-enciclica che quel giorno pioveva. Sotto la pioggia battente vedemmo Francesco, che probabilmente veniva da Casa Santa Marta, con indosso solo la sua veste bianca, senza paramenti, da solo, senza neanche l’ombrello.
Nessuna sedia gestatoria, nessuna pedana mobile, nessun sediario pontificio, nessun aiutante. Percorse tutto il tratto di strada che fiancheggia il colonnato fino al confine, poi voltò verso il centro della piazza e lentamente salì da solo verso il palco eretto a metà strada tra l’obelisco e la Basilica, più su. Perché non è sceso dalla Basilica? Perché non volle entrare “in scena” dall’alto? Io credo perché quel lungo cammino sotto la pioggia voleva essere un lento venirci incontro, a raccoglierci tutti sulla barca che ci unisce. Sulla nostra nuova Arca. Il colonnato del Bernini non rappresentava in quel momento le braccia della Basilica proteste verso di noi, ma l’orizzonte del nostro mondo nel quale Francesco ci chiedeva di unirci nella ricerca della salvezza di ciascuno e quindi di tutti. “Siamo tutti nella stessa barca”: il lento andare di Francesco, da solo, ci ha riunito, senza scartare nessuno, senza altra certezza da proclamare, comunicare, che quella della necessità di rispettare l’ordine unitario del creato. Come le stelle che formano un firmamento, quelle delle quali ha parlato a Ur dei Caldei e che da sempre indicano all’uomo il cammino, con lo sguardo rivolto verso il cielo e i pieni ben saldi per terra.
È passato un anno, e quella video-enciclica è stata riassunta in un’immagine che ha interpellato tutto il mondo: la piazza deserta, ma in realtà piena di sguardi, pensieri, preghiere, speranze, come non mai. C’è stato altro, come quella straordinaria benedizione: mai prima un vescovo di Roma non si era “elevato” per impartire quella benedizione Urbi et Orbi. In quell’occasione no, è stata impartita senza salire, senza “elevarsi”, tra di noi, “ben piantata” sulla nostra stessa barca. Ci interpella ancora quell’immagine? Abbiamo capito che siamo tutti sulla stessa barca?
Nascosti dietro le nostre mascherine per proteggerci da un virus invisibile – si è chiesto in questi giorni il segretario generale dello Spiritual Islam Summit Muhammad Sammak parlando di Francesco – abbiamo focalizzato le altre pandemie che ci circondano? Violenza, odio, rancore, mutamenti climatici, corsa all’atomica? Come proteggerci se non scoprendo che la medicina è la stessa, e cioè che siamo tutti sulla stessa barca?
Già allora alcuni obiettarono che non siamo tutti sulla stessa barca: c’è chi sta in case di lusso e chi in campi profughi su questa nostra barca. Ma se chi stava in Prima Classe sul Titanic dapprima non capì che stava sulla stessa barca degli altri, a un certo punto dovrà aver scoperto che la Prima Classe non avrebbe garantito un porto sicuro. Eppure l’idea che non fossimo tutti sulla stessa barca, ma fossimo in guerra, è rimasta. Virus cinese, dissero alcuni, e i complottisti risposero come sempre risposero già nelle prime ore con sicumera “ma no! Complotto a stelle e strisce”. Vaglielo a dire agli americani oggi, che i loro morti sono più numerosi di quelli deceduti nella Seconda Guerra Mondiale.
Siamo tutti sulla stessa barca? Chi nega la fratellanza lo negherà, ancora oggi. Ma non saranno le scelte miopi di Big Pharma o di alcuni governi a negare l’evidenza. Qualcuno potrebbe scrivere l’enciclica “Nemici tutti” per convincerci che il vaccino tocchi solo a chi può pagarlo di più, che è giusto nasconderne milioni di fiale, ma nessuno lo fa: perché? Perché facendo così per uscire dalla pandemia se per assurdo ci riuscissimo ne usciremmo comunque peggiori. Allora, a un anno di distanza da quel 27 marzo, ci converrebbe capire che anche per questo 27 marzo la vera novità è che siamo tutti sulla stessa barca perché siamo fratelli tutti. È questo il motivo per cui un anno dopo aver pregato per tutti in Piazza San Pietro, lui, Francesco, è andato a pregare per tutti lì dove è partita l’altra enorme pandemia che non sappiamo curare, quella dell’“odio ergo sum”. Ma quella è la terra d’Abramo, il comune patriarca.
Riscoprire il cammino d’Abramo, che lo condusse dall’Antica Mesopotamia alle coste del Mediterraneo, ci consentirà di vedere nella cartina spirituale la cartina geografica della pace: il cammino della sola pace possibile, base della fratellanza tra diversi, tutti sulla stessa barca. Chi non è d’accordo si starà preparando anche alla possibile stagione dei vaccini contraffatti?