Forse in pochi se ne sono accorti ma a differenza di tutti i governi precedenti, l’esecutivo di Draghi ha adottato 9 decreti-legge, tutti pubblicati in Gazzetta entro 3 giorni al massimo, ma addirittura 7 il giorno stesso, come prescrive la legge
Stiamo vivendo una Pasqua confusa. Non solo per la stanchezza di 13 mesi di lockdown nelle sue varie forme e colori. Ma anche perché molti erano convinti che con il governo Draghi ci sarebbe stato il cambio di passo decisivo: mentre, dopo 2 mesi qualcuno inizia a dubitare, tra contagi che non scendono, vaccini che non arrivano, vischiosità di rapporti con regioni ed enti locali.
Eppure c’è un segnale di cambiamento. Piccolo, ma molto significativo.
Con il governo Draghi è scomparso il “salvo intese”. Cioè i provvedimenti vengono approvati in Consiglio dei ministri e dopo un paio di giorni sono in Gazzetta ufficiale, come è naturale che sia.
Fino ad ora il governo Draghi ha adottato 9 decreti-legge, tutti pubblicati in Gazzetta entro 3 giorni al massimo, ma addirittura 7 il giorno stesso, come prescrive letteralmente l’art. 77 Cost.
Cioè il dl sui sostegni è stato approvato il 22 marzo ed è stato pubblicato nella Gazzetta dello stesso 22 marzo. Come avvenuto anche per l’ultimo dl su norme anti-covid, vaccini e concorsi adottato il 1° aprile e pubblicato il 1 aprile.
In tutti i governi precedenti accadeva puntualmente l’opposto, in quanto i decreti venivano sempre approvati “salvo intese”: da Bersani con la famosa “lenzuolata” approvata dal Consiglio dei ministri il 30 giugno e apparsa in Gazzetta ufficiale soltanto il 4 luglio, come decreto n. 223; passando per Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni fino al Governo Conte, con una media di 5/7 giorni fra approvazione e pubblicazione dei decreti e punte anche di 15 giorni.
Si faceva applicazione abituale dell’art. 7 comma 5 del regolamento del Consiglio dei ministri secondo cui: “Il Consiglio dei Ministri può incaricare il Sottosegretario alla Presidenza di coordinare il testo definitivo di un provvedimento, in conformità a quanto deliberato in Consiglio”.
Significava che in consiglio dei ministri si approvava soltanto una bozza, lasciando poi giorni e giorni di febbrili trattative fra ministri, sottosegretari, capi di gabinetto, dirigenti della Ragioneria, funzionari del Quirinale, ecc. ecc. per rifinire compiutamente gli articoli, trovare le coperture finanziarie, sciogliere i dubbi e trovare le adeguate mediazioni politiche.
Mentre sui giornali giravano una ridda di ipotesi, bozze, testi ufficiosi.
Forse in pochi si sono accorti della scomparsa del “salvo intese” con il Governo Draghi. Si tratta di una operazione significativa di rispetto dei meccanismi costituzionali e di pulizia istituzionale, per cui siamo certi che nessuno sentirà la mancanza del “salvo intese”. Come siamo certi che i babilonesi non sentirono la mancanza di quella congerie di leggi sparse e confuse dopo che Ur-Nammu inventò il primo Codice della storia.