“Un conto è la predicazione religiosa, altro conto però è la gestione da parte dello Stato di un fenomeno così difficile, complesso e anche insidioso, per di più segnato dall’intervento di gruppi criminali, qual è l’immigrazione irregolare”.
A Cicchitto non sono andate troppo giù le parole sui migranti pronunciate da Papa Bergoglio a Lampedusa. E quindi si è sentito in dovere di mettere qualche puntino sulle i, con la sua solita misura, tipica di quando replica a un comunicato stampa di uno Zanda o di una Finocchiaro.
Infatti, anche al Pontefice Cicchitto non ha voluto risparmiare la sua dose di sapienza, ricordando come “anche in questa circostanza, va affermata una ragionevole, non oltranzista, ma seria e reale autonomia dello Stato dalla Chiesa”. Autonomia che per l’esponente pidiellino funziona evidentemente a giorni alterni, dimenticata puntualmente quando da Oltretevere vengono posizioni conservatrici e opportunamente in linea con le politiche del rassemblement berlusconiano.
Tanto per non perdere l’occasione, il pavloviano Cicchitto ha poi assestato il suo solito colpetto presunto maligno al Pd, disciplina nella quale è primatista e plurimedagliato, ammonendo come sia “auspicabile che il ministro Keynge non operi forzature unilaterali rispetto a posizioni assai diverse sul tema immigrazione”. Insomma, tutti bene e tutti amici, dal Papa agli alleati di governo, ma solo finché dicono le cose che vanno bene a lui.