L’azione penale non doveva essere iniziata perché l’azione di Salvini è un atto politico insindacabile, dice il pm, e dunque non c’è stato nessun sequestro di persona né violazione di convenzioni internazionali. Il leader della Lega festeggia parlando degli ingredienti del suo spuntino, e promette che se tornerà ad avere ruoli nella sicurezza, rimetterà in pratica le stesse politiche sulle migrazioni
Nessuna sorpresa all’udienza preliminare di Catania per il caso Gregoretti: secondo la procura l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini non va rinviato a giudizio per sequestro di persona perché non violò nessuna convenzione internazionale e le sue scelte furono condivise dal governo. L’accusa ha chiesto il non luogo a procedere, la difesa ha ribadito che fu una decisione collegiale del governo e che l’azione di Salvini fu un atto politico insindacabile.
Sono due i punti principali argomentati dal pm Andrea Bonomo davanti al gup Nunzio Sarpietro, che deciderà nell’udienza del 14 maggio: confermando la linea che aveva adottato fin dall’inizio il procuratore Carmelo Zuccaro, già nella richiesta di archiviazione che non fu accolta dal Tribunale dei ministri era stato scritto che l’attesa di tre giorni non può considerarsi un’illegittima privazione della libertà sia perché le limitazioni sono proseguite nell’hot spot di Pozzallo, sia perché “manca un obbligo per lo Stato di uno sbarco immediato”. In sostanza, si trattava di tempi amministrativi in attesa di ottenere una redistribuzione in altri Stati europei.
La linea politica del governo Conte I era chiara e il difensore di Salvini, avvocato Giulia Bongiorno, ha ricordato come fu deciso collegialmente di dover dare “una scossa in ambito europeo per ottenere uno sforzo condiviso”: prima la redistribuzione e poi gli sbarchi. La prova di un indirizzo politico collettivo sta nel tavolo tecnico del 12 febbraio 2019 con funzionari dei ministeri dell’Interno, della Difesa e del Trasporti nel quale, ha aggiunto l’avvocato, si ritenne come la competenza non potesse essere unicamente del Viminale perché si doveva prima avere certezza sulle redistribuzioni. Inevitabile l’attacco all’allora ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli (M5S), che interrogato come teste disse di non ricordare quali atti aveva compiuto: “Non era seduto a sua insaputa su quella poltrona, ogni suo atto esprimeva una linea politica” ha detto Bongiorno.
Alcune associazioni che si sono costituite parte civile insieme con una famiglia di migranti che era bordo della Gregoretti hanno chiesto il rinvio a giudizio sostenendo l’obbligo dello sbarco immediato, obbligo contestato dall’avvocato Bongiorno secondo la quale le norme “non prevedono tempistiche determinate” visto che c’è l’obbligo di soccorso mentre sullo sbarco c’è flessibilità. Per la difesa, inoltre, non fanno parte del processo le bare o le violenze subite dalle ragazze che pure sono da condannare.
Il punto giuridico fondamentale è che “la casa delle scelte politiche di alto livello per lo Stato deve essere impenetrabile dal giudice, lo dice la Costituzione. Credo – ha detto il legale rivolgendosi al gup Sarpietro – che a lei spetti una decisione non su Salvini, ma sulla linea di confine dei poteri dello Stato. L’azione penale non doveva essere iniziata perché l’azione di Salvini è un atto politico insindacabile”.
Dopo l’udienza, ai giornalisti l’avvocato ha ripetuto che le scelte “possono piacere o non piacere, ma sono insindacabili perché c’è la separazione dei poteri”. “Sentire dire la pubblica accusa che ho rispettato le norme italiane e internazionali, ho salvato vite e fatto il mio mestiere e non ho commesso alcun reato mi ripaga di mesi e mesi di amarezze” ha detto Salvini ribadendo che “se gli italiani mi riattribuiranno responsabilità di governo in materia di sicurezza e immigrazione rifarò esattamente quello che ho fatto: combattere gli scafisti e costringere l’Europa a dire che esistiamo”.
I 131 migranti erano stati soccorsi il 25 luglio 2019 da pescatori di Sciacca e poi trasferiti sulla nave Gregoretti della Guardia costiera dove restarono fino al 31 luglio. In parte furono redistribuiti in alcuni Paesi europei, 50 furono ospitati dalla Cei a Rocca di Papa, in provincia di Roma, da dove però fuggirono subito dopo.
[in foto: Matteo Salvini dopo 5 ore in tribunale mangia una “cipollina siciliana, a base di cipolla di Giarratana, pomodoro, prosciutto e mozzarella”, come precisato sul suo profilo Facebook a seguito dell’udienza]