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Confindustria, oggi il successore della Marcegaglia

Si decideranno ufficialmente oggi le sorti della nuova presidenza di Confindustria. I 187 industriali della giunta di viale dell´Astronomia designeranno così il successore di Emma Marcegaglia per il prossimo quadriennio. Per i due candidati in corsa, Giorgio Squinzi, patron della Mapei, e Alberto Bombassei, numero uno della Brembo, si andrà alla conta dei voti dopo una lunga e accesa competizione.
 
Dalle dichiarazioni ufficiali di voto e dalle indiscrezioni che filtrano sulla relazione che i tre saggi, Luigi Attanasio, Antonio Bulgheroni e Catervo Cangiotti, terranno oggi, Squinzi sarebbe in pole position. Ma secondo le indiscrezioni dei rispettivi staff, entrambi i candidati sostengono di poter contare su un centinaio di voti.
 
L´esito della partita è incerto e torna nelle mani della Giunta dopo ben dodici anni.
 
L´ultimo duello in giunta tra due candidati per la prima carica di Confindustria risale al 2000: la sfida, allora, era tra Antonio D´Amato e Carlo Callieri. Il primo vinse, nonostante le previsioni, incassando 96 voti mentre al suo rivale ne andarono 58. Da allora al voto di giunta è sempre arrivato un unico candidato: nel 2004 Montezemolo, designato con 125 preferenze su 156, e nel 2008 Marcegaglia, designata con plebiscito quasi bulgaro (125 sì su 132 voti).
 
La situazione oggi è diversa e a dimostrarlo è stata la stessa “campagna elettorale” dei due candidati giocata soprattutto a livello mediatico, senza esclusione di colpi. La Fiat, oggi come ieri, è uno dei punti chiave della competizione: uscita da Confindustria a gennaio si è detta pronta a rientrare solo nel caso vinca Bombassei, mentre nel 2000 Callieri era il candidato del Lingotto.
 
Le analogie però si fermano qui. Oggi a pesare sulla battaglia per la presidenza c´è anche la discussione interna al sistema confindustriale tra chi, come Bombassei, vuole una rifondazione del sistema associativo e chi, come Squinzi, è convinto bastino degli aggiustamenti.
Il rischio, oggi molto concreto, è che l´associazione si spacchi e che altre imprese possano seguire l´esempio della Fiat, a partire da Finmeccanica. In questo senso sarà importante anche vedere quanti dei 187 imprenditori saranno presenti: secondo i rumors raccolti molti non dovrebbero andare a votare.


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