Alla vigilia dell’Earth Day, le buone notizie sulla ripartenza economica globale si accompagnano a numeri preoccupanti sulle emissioni di gas serra, soprattutto in vista del raggiungimento degli obiettivi di Parigi. Nonostante l’aumento di utilizzo di energia rinnovabile, i combustibili fossili sono ancora alla base dei nostri consumi energetici
Per il 2021 si prevede uno scatto del 6% nel PIL globale, che dovrebbe portarlo a due punti sopra il livello del 2019, complici l’avvio dei programmi di vaccinazione e i vari piani dei Paesi per innescare la ripresa economica post-Covid. A farne le spese, però, sarà l’ambiente. Secondo il rapporto annuale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) le emissioni di CO2 sono en route per il secondo incremento annuale più alto della storia.
L’aumento nel consumo di combustibili fossili si rende necessario per far ripartire a pieno regime le economie del mondo, specie quelle dei Paesi emergenti (meno attrezzati in termini di produzione di energia pulita), ma i livelli toccheranno soglie preoccupanti. La domanda di elettricità aumenterà del 4,5%, e l’IEA prevede che la sola domanda di carbone supererà del 60% la domanda per tutte le altre fonte rinnovabili messe insieme.
L’80% della domanda di carbone sarà concentrata in Asia, il 50% nella sola Cina, la nazione più inquinante al mondo, che pur essendo firmataria degli accordi di Parigi sul clima prevede di raggiungere il picco di consumi “sporchi” nel 2030 per poi raggiungere la neutralità carbonica nel 2060, dieci anni dopo l’orizzonte delineato dagli scienziati in modo da non sacrificare la propria crescita economica sull’altare della sostenibilità. Anche il gas naturale venderà di più (+3,2% nel 2021) grazie alla domanda in crescita in Asia, Medio Oriente e Russia.
A ogni modo, Pechino sarà probabilmente responsabile per quasi la metà dell’incremento globale nella produzione di energie rinnovabili. Dopotutto il Partito-stato domina diversi settori green, come il solare e l’eolico. La produzione di energia rinnovabile globale è comunque in crescita, con un salto del 3% nel 2020 e una previsione di crescita dell’8% nel 2021, la più alta di sempre. Intanto, l’efficientamento energetico in corso nei Paesi sviluppati ha fatto sì che la loro domanda di elettricità rimanga inferiore a quella del 2019.
Le previsioni dell’IEA tratteggiano un trend positivo, ma ancora insufficiente, per quanto riguarda la dipendenza globale da combustibili fossili. L’IEA ha avvertito che gli obiettivi degli accordi di Parigi (tra cui primeggia la neutralità carbonica entro il 2050) saranno presto irraggiungibili se i governi non interverranno tempestivamente.
Secondo gli scienziati, per sperare di contenere il riscaldamento globale sotto la soglia critica di 1,5° le emissioni inquinanti devono scendere del 45% nella prossima decade. Urge cambiare direzione subito, ma “sebbene i governi oggi dicano che il cambiamento climatico è una priorità, stiamo assistendo al secondo incremento di emissioni più grande della storia. È davvero deludente”, ha detto al Guardian il direttore esecutivo dell’IEA, Faith Birol.
Occorre quindi un impulso nella direzione delle energie rinnovabili, specie da parte dei Paesi meglio equipaggiati in tal senso. Nel suo discorso di lunedì il Segretario di stato Antony Blinken ha promesso che l’America farà la sua parte nel riprendere il timone della sostenibilità e aiutare i Paesi più bisognosi. Nel mentre, l’Europa ha messo al centro della propria strategia di ripresa la transizione ecologica.
Eolico, solare e geotermico sono architravi, ma non basteranno a sorreggere tutta l’infrastruttura. Poco dopo il suo insediamento il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ha voluto evidenziare la necessità di concentrarsi anche sull’idrogeno e sull’energia nucleare di nuova generazione, tecnologie in rapida evoluzione e cariche di promesse, anche se la seconda è circonfusa da un alone di pregiudizi. L’evidenza scientifica, però, indica chiaramente che la strada per un futuro rinnovabile senza il nucleare è impervia. Lo sa bene l’Ue, che sta pensando di inserire il nucleare tra le tecnologie meritevoli di finanziamenti “verdi”.