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Tsikhanouskaya a Roma, l’Italia alla prova dei diritti. Parla Sensi (Pd)

Il deputato del Pd, Filippo Sensi, a Formiche.net: “La triangolazione Ue-Usa-Italia sul caso bielorusso può farci giocare da player globale. Il nuovo corso alla Casa Bianca mi sembra molto attento a ciò che avviene in Europa”

“Lukashenko è in bilico, però il sostegno tradizionale della Russia non gli manca. Allo stesso tempo sta crescendo una mobilitazione internazionale a sostegno del processo democratico in Bielorussia”.

Lo dice a Formiche.net il deputato del Pd, Filippo Sensi, segretario della commissione politiche Ue: auspica che il livello degli incontri di governo che avrà Tsikhanouskaya in Italia sia il massimo, come avvenuto in tutti gli altri Paesi europei, con Roma finalmente in grado di dettare un’agenda geopolitica dei diritti.

L’ex candidata alle presidenziali bielorusse contro Lukashenko, Sviatlana Tsikhanouskaya, è stata oggi in audizione alla commissione Esteri, dopo la tappa berlinese. A Roma inoltre ha incontrato Orlando, Letta e Raggi. In Europa ricevuta da Merkel, Macron e dal cancelliere austriaco Kurz. Tsikhanouskaya si è imposta alla ribalta dopo l’arresto del marito Sergei Tsikhanovsky lo scorso maggio. Aveva voluto sfidare Lukashenko alle elezioni presidenziali di agosto, ma quando Lukashenko ha rivendicato la vittoria, Tsikhanouskaya è fuggita in Lituania, mentre migliaia di persone scendevano in strada. Il giro di vite di Lukashenko sul dissenso potrebbe spegnere le manifestazioni in patria, per questa ragione la leader dell’opposizione ha messo in atto un giro di incontri ai massimi vertici europei.

Enrico Letta ha incontrato questa mattina alla Camera la leader dell’opposizione bielorussa. Di cosa necessita il popolo bielorusso?

L’incontro con il segretario è stata l’occasione per ribadire la vicinanza del Pd nei confronti di colei che, a pieno diritto, viene considerata la leader legittima di quel paese. Ci siamo battuti negli ultimi mesi affinché ci fosse un’interlocuzione continua e privilegiata verso l’opposizione democratica bielorussa e che, visto il discredito che c’è sul regime di Lukashenko, a tutti gli effetti è la leader at large della Bielorussia.

Cosa c’è oltre gli incontri?

Intanto è stata importante la sponda data dal Pd in questa fase, per costruire un percorso istituzionale ma anche politico. Abbiamo mostrato di condividere la sua agenda, mostrando altresì vicinanza a chi si trova al momento nelle prigioni di Lukashenko. In secondo luogo sarà utile capire quali potranno essere gli strumenti più efficaci per esercitare pressioni e far valere le ragioni della democrazia.

Molti bielorussi sono in prigione, senza lavoro o fuori dal paese in esilio forzato: il prezzo della protesta è diventato insopportabile?

Purtroppo sì. Sono trascorsi ormai mesi da quell’elezione rubata che ha prodotto proteste e manifestazioni, anche di notte e al gelo, nelle piazze bielorusse. Si è trattato di una mobilitazione straordinaria che è stata sinonimo di coraggio e resistenza, sia per la ferocia del regime di Lukashenko, sia per il fatto che si trova nel cuore dell’Europa: la Bielorussia non è un remoto posto del mondo.

Lukashenko però cerca di dare potere al figlio Viktor: infatti preme perché il consiglio di sicurezza nazionale subentri nel caso in cui muoia. Suo figlio maggiore Viktor è visto come il capo di fatto. Il padre si sente in bilico?

Lukashenko è in bilico, però il sostegno tradizionale della Russia non gli manca. Allo stesso tempo sta crescendo una mobilitazione internazionale a sostegno del processo democratico in Bielorussia.

Tsikhanouskaya nei giorni scorsi ha incontrato i capi delle missioni Osce di Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia, Estonia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Polonia. Con quali risultati?

Tutti hanno riconosciuto alla sua leadership il ruolo di focalizzazione importante per il processo di democratizzazione in Bielorussia.

Si prospetta un’interessante triangolazione politica e geopolitica sul punto: l’Ue può essere partner di queste esigenze democratiche, accanto agli Usa di Biden nuovamente presenti nel Mediterraneo. L’Italia che ruolo avrà?

Penso che la questione dei diritti sia se possibile ancora di più parte di questa nuova identità europea, come osservato dallo stesso Mario Draghi in Parlamento. Lo si vede anche nelle sfere di interessi delle stesse istituzioni europee: la battaglia per i valori è una battaglia di libertà e democrazia per il futuro dell’Unione Europea. In questo senso la Bielorussia è una delle frontiere dei confini ai quali guardare con attenzione, ovviamente in un quadro geopolitico che è mutato.

Con quali orizzonti ora?

Il nuovo corso alla Casa Bianca mi sembra molto attento a ciò che avviene in Europa, non soltanto nelle forme della Nato ma più in generale in quelle dell’interlocuzione con l’Ue. La formazione geopolitica di Biden passa molto per l’Europa, sia negli anni in cui è stato senatore e membro della commissione esteri sia da vicepresidente. Era l’uomo che veniva in Europa per dialogare con quei paesi che rappresentavano la cintura di contenimento: ovvero tutta la parte che mostra la sfera di influenza russa, molto inquieta dal punto di vista geopolitico. Tutto ciò è centrale nella visone di Biden.

E Bruxelles?

L’Ue, riconosciuta di nuovo come interlocutore primario, sa che non è semplicemente un luogo di scontro tra due potenze, ma ha un proprio status. L’agenda dei diritti non vale solo in quei Paesi, ma anche all’interno dei partner europei, penso alla Polonia o all’Ungheria, ed è sempre più determinante per poter sviluppare questa partnership con gli Usa. Aggiungo che l’Italia può cogliere questa opportunità per giocare da player globale. Per questa ragione mi auguro che Tsikhanouskaya venga ricevuta e accolta anche in Italia dai massimi livelli, così come accaduto negli altri paesi.

twitter@FDepalo

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