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Aprire le scuole d’estate? Sì, ma tra 10 anni

Una proposta di difficile realizzazione. Migliaia di docenti, personale Ata e presidi, non ci avevano davvero mai pensato alla “scuola d’estate”? Il ministro Bianchi, intellettuale attento e preparato, deve considerare istituti senza spazi agibili all’esterno; aule e palestre infuocate senza aria condizionata; scuole prive di bar o mense; personale stremato da 14 mesi di emergenza pandemica. L’intervento del preside Eusebio Ciccotti

Caro ministro Bianchi,

sicuramente Lei conosce scuole con aule e palestre munite di condizionatori per l’aria fresca; con piscine; aree all’aperto che ospitano campetti da calcio/calciotto, di paddle; campi polivalenti; scuole con bar e mense; e poi con ulteriori spazi esterni muniti di mega tendostrutture e tettoie all’avanguardia, per ripararsi dal sole a 42°. Il mio istituto e quelli di diversi colleghi che conosco, su Roma e provincia, non hanno, purtroppo, spazi interni ed esterni che consentano di affrontare la calura estiva in sicurezza per molte ore.

PROBLEMI STRUTTURALI E TECNICI

Ammesso che magicamente si riescano, in pochi giorni, ad attrezzare aule, palestre e spazi esterni, vediamo se ciò è possibile dal punto di vista organizzativo e logistico. Innanzitutto sfatiamo un luogo comune. Non ci sono 3 mesi di ferie! Come molti continuano a dire, inclusi alcuni pseudo specialisti (non solo laici, recentemente anche religiosi), mai stati docenti o Ata o presidi.

A) Gli esami di Stato impegnano molti docenti sino ai primi di luglio;

B) A fine giugno iniziano, parallelamente, i corsi di recupero per coloro che hanno riportato il “giudizio in sospensione” (i “rimandati”);

C) Intorno al 12 luglio prendono avvio le prove di “riparazione”;

D) Le segreterie, i collaboratori scolastici, i presidi, simultaneamente, debbono preparare tutte le carte e i documenti relativi alle nuove classi, seguire gli iter per l’inclusione delle disabilità sia al MI che in Regione o al Comune; “lavorare” i trasferimenti degli allievi in entrata e in uscita; formare le classi prime; ricevere e ascoltare le famiglie, ecc;

E) Gli enti locali, per le superiori, hanno a disposizione solo la seconda metà di luglio, appena terminati gli esami “di riparazione”, per effettuare i necessari interventi di piccola manutenzione e micro edilizia (cancelli, piazzali, interventi su pavimentazione interna o esterna, infiltrazioni d’acqua, condutture di riscaldamento, condutture degli scarichi, revisione impianto elettrico, allestimento di nuove aule da ex laboratori per necessità, al fine di non lasciare i ragazzi, a settembre, in mezzo alla strada; ecc.). Oltre ad altri micro interventi improcrastinabili: porte da riparare, finestre che non chiudono, cambio avvolgibili, grondaie, servizi igienici da ripristinare, ecc.

PERSONALE INSUFFICIENTE E TALVOLTA NON SPECIALIZZATO

Passiamo al personale. Le segreterie, nelle prossime settimane, stanno a fatica chiudendo due anni scolastici in emergenza pandemica, davvero pieni di difficoltà oggettive e organizzative. Il normale lettore sa che nelle segreterie se va in malattia il personale esperto arriva spesso personale non specializzato? Che il vigente sistema di reclutamento consente che ex collaboratori scolastici (“bidelli”), solo per anzianità di servizio, possono accedere alle supplenze annuali nelle segreterie come assistenti amministrativi? Il lettore comune sa che il lavoro digitale e amministrativo-giuridico si fa sempre più specialistico e che non si è provveduto a formare del personale ad hoc? Che capitano ex collaboratori scolastici intenzionati ad “andare in segreteria” ad ogni costo, per un legittimo diritto alla “carriera”, ma che non avendo frequentato corsi mostrano poi serie difficoltà, non dico a inserirsi e tenere il ritmo amministrativo di una scuola, per di più, in un periodo di crisi pandemica, ma spesso anche ad aprire un programma word?

PERSONALE ESAUSTO

Torniamo al personale efficiente (quello in servizio). Sia i docenti che gli Ata (personale delle segreterie che collaboratori scolastici) sono ormai esausti per tutto il lavoro in più causato dallo stato di emergenza della pandemia in questi ultimi 14 mesi. Il maggiore impegno richiesto, ai collaboratori, nella igiene e sanificazione giornaliera di tutti gli ambienti (e qui, va ricordato, si è avuto il concreto aiuto del “personale Covid” attivato dalla precedente ministra Lucia Azzolina); l’aumento del lavoro di segreteria e staff di presidenza (contatti quotidiani con: le Asl, le famiglie, gli enti locali, gli uffici del trasporti pubblici; poi, riunioni su riunioni on line; lettura e lavorazione di quintali di circolari, inclusi quei sondaggi, va detto, chiesti di sabato pomeriggio, da “chiudere” entro lunedì!). Ancora. La defatigante ricerca, quasi quotidiana, dei supplenti per via dei molti docenti in malattia per vari motivi, alfine di poter garantire il normale svolgimento delle attività didattiche; le famiglie che ti contattano di domenica informandoti che il figlio/figlia è risultato positivo al tampone o che è stato a contatto con un amico positivo per l’intero pomeriggio; il seguire le pratiche per porre le classi in quarantena, con comunicazioni, elenco degli alunni, anche qui, sovente, di domenica, ecc.

POCHI ACCETTERANNO

Tenere la scuola aperta d’estate, noi semplici operai della scuola, questa idea l’abbiamo avuta in passato. Ma non ci sono state, allora, e non ci sono, al momento, le condizioni per attuarla. Sia oggettive che “di costume”. Comunque, se si volesse aprire la scuola alla docenza d’estate (con i nostri istituti nelle condizioni che sappiamo, ne verrebbero davvero pochi di alunni), ossia da metà luglio sino a tutto agosto, ci vorrebbe del personale motivato e fresco di energie. I bagni, i banchi, le maniglie delle porte e delle finestre, che per il caldo si apriranno in continuazione, andrebbero igienizzati almeno due volte durante la mattinata. Quale preside si assumerebbe la responsabilità, avendo trovato, mettiamo, su 8 unità di personale necessarie, solo 3 unità disponibili ad aprire? E se poi arrivano i colpi di caldo e i bambini e gli adolescenti svengono? Si chiamano le ambulanze ogni mezz’ora? Inoltre, sia il personale Ata che gli insegnanti, non saranno forse impegnati con le loro famiglie? (I presidi non li cito poiché nei comunicati stampa ufficiali raramente si ringraziano; nessuno sa che lavorano 14 ore al giorno).

Infine, gli alunni. Chi ha dato per certo che essi intendano venire a squagliarsi nelle aule, anziché andare a passeggio, o in piscina, o al mare? Se a scuola, tanto per fare un esempio, dove cercheranno l’acqua per dissetarsi ogni dieci minuti? Al ministero lo sanno che molti alunni raggiugono i nonni o gli zii nei loro paesi in collina/montagna al fresco o al mare? Che tutti coloro di origine non italiana tornano a vedere i loro parenti in Romania, Moldavia, Polonia, Albania, Nord Africa, ecc.

COSTRUIRE, COSTRUIRE, COSTRUIRE

L’edilizia scolastica, nella maggior parte dei casi, in Italia è a livelli preistorici. Ogni volta che mandiamo i nostri studenti a studiare per un anno in Usa o nell’Europa che scolasticamente funziona (quasi tutta) non vogliono tornare nelle nostre scuole. Non per gli insegnanti, che reputano all’altezza o superiori a quelli europei o americani; o per l’attenzione e l’umanità che ricevono dai loro beniamini “bidelli” e per le cure del personale di segreteria (quello sveglio). Vorrebbero terminare la scuola all’estero perché “lì, gli Istituti sono organizzati meglio”. Palestre, piscine, auditorium, campi attrezzati, mensa aperta sino alle 20; armadietti personalizzati per i libri, ecc. In Italia abbiamo istituti privi di certificato antincendio dopo 50 anni dalla loro edificazione; non tutti gli stabili sono antisismici; poche, e spesso piccole, sono le aule; rari gli spazi attrezzati all’interno, quasi assenti quelli all’esterno. Secondarie superiori senza mense, al massimo un angolo bar. O forse, distributori automatici, se si ha spazio. Siamo dei perenni baraccati.

PREGHIERA AL GOVERNO

Faccio una piccola richiesta a questo governo, che ha tutta la mia fiducia, al presidente Mario Draghi e a lei ministro Patrizio Bianchi: costruire, costruire, costruire. E, tra dieci anni, saremo pronti per la scuola d’estate. E forse saremo europei. Evitiamo proposte non praticabili, si rischia di finire in una sbiadita commedia all’italiana. Immaginate due simpatici bidelli, uno magro come un chiodo e l’altro obeso, sbracati e sudati all’entrata della scuola; tre docenti in classe con le macchie di sudore sulla t-shirt, sotto le ascelle e i capelli appiccicati sulle tempie; dieci alunni, su duemila, che entrano ed escono continuamente da tre aule per il caldo, con la lingua penzoloni, cellulare all’orecchio; tra i quali non mancheranno le ragazze con la pancia scoperta. A fine luglio preferirei rivedermi Il sorpasso con Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant (doppiato da Paolo Ferrari).

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