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Salvatore e Massimiliano. Chi sono (e che fanno) i marò?

Dopo la vicenda indiana, dove due pescatori sarebbero stati uccisi dopo essere stati scambiati per pirati, nelle pagine dei giornali italiani e in tv si continua a ripetere una parola nuova e per alcuni sconosciuta: “i marò”. In questo caso, i marò imputati sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, del reggimento San Marco della Marina Militare.
 
Ma chi sono i marò? Cosa fanno, come e dove? Il Reggimento San Marco della Marina Militare è uno dei reparti d’élite delle forze armate italiane. Questo reggimento è suddiviso in tre battaglioni: il primo d’assalto, logistica da combattimento e una compagnia di operazioni navali.
 
I “marò” sono uomini addestrati per la sicurezza in mare. Quando vedono un’imbarcazione sospetta, ne attirano l’attenzione, in modo da indurla a cambiare rotta. Se non lo fa, sparano dei colpi in aria e poi in acqua, a distanza di sicurezza. I colpi diretti si fanno solo in casi eccezionali.
 
Famiglia e amici. Le storie di vita dei marò
 
I protagonisti di questa storia sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. In un articolo pubblicato mercoledì scorso su Libero, è stato raccontato il profilo dei due.
Massimiliano Latorre è in Marina da un quarto di secolo, ma voleva cambiare mestiere per restare più vicino alla sua famiglia. Ha fatto alcune missioni in Kosovo e Afghanistan; in un’occasione ha avuto un riconoscimento al merito. È conosciuto a Taranto, la sua città, per il suo impegno sociale. Non solo retorico ma anche pratico: nel 2007 Latorre si è candidato alle comunali con “At6-Lega d’azione meridionale”, la lista dell’ex sindaco-sceriffo Giancarlo Cito. I suoi amici hanno scritto al presidente della Repubblica un’unica richiesta: non smettere di impegnarsi per Massimiliano. Latorre ha quattro figlie.
 
Salvatore Girone ha 34 anni ed è un sergente di Bari. Ha due figli e una moglie, Vania Ardito. Prima del matrimonio aveva provato a fare l’apprendista barbiere in un salone, ma era difficile sostenere la famiglia con quel poco che riusciva a guadagnare. Qualche giorno fa, suo fratello Alessandro si era sfogato su Facebook contro lo Stato italiano: “perché se i due marò fossero americani sarebbero già a casa”.
 
r.m.


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