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Le riaperture, i consumi e l’inflazione. La versione di Fortis

Intervista al direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano: gli italiani hanno voglia di vivere e di normalità, mi aspetto una crescita tonica dei consumi, a partire da turismo e ristoranti. Ma l’inflazione non riuscirà ad affossare la ripresa. Il Pnrr? Ci giochiamo tutto con la Pa

L’ottimismo si sa, va maneggiato con cura. L’Italia ormai assapora il fresco profumo delle riaperture, con le attività commerciali che provano a rilanciarsi, dopo quindici mesi di buio totale. Le economie più avanzate sono state irrorate di liquidità, grazie ai numerosi piani pandemici messi in piedi dai governi e ai tassi rimasti bassi per molto tempo. Almeno finora. Una repentina ripresa dei consumi potrebbe impattare sui prezzi, spingendo l’inflazione a rialzare la testa, con tutte le conseguenze del caso, stretta monetaria inclusa. Negli Usa, peraltro, sta già accadendo.

Lecito dunque chiedersi che tipo di atteggiamento augurarsi da parte delle famiglie: spesa forsennata o tendenza al risparmio? Senza consumi non c’è Pil, sacrosanto, ma un’impennata della spesa potrebbe dare man forte all’inflazione, peraltro già ad aprile (+1,1% anno su anno) abbastanza tonica complici i rincari dell’energia. Formiche.net ha sentito in merito Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano.

Fortis, le riaperture ormai sono qualcosa di reale e non più immaginario. Gli italiani come pensa che reagiranno, spendendo molto e subito oppure badando alla parsimonia?

Mi aspetto un incremento delle spesa e dei consumi. Veniamo da mesi di incertezza nel corso dei quali abbiamo sperimentato un accumulo dei risparmi, a volte anche un po’ troppo mitizzato. Per questo credo che andremo incontro a un consumo importante, non solo di beni ma soprattutto di servizi, a cominciare dal turismo e dalla ristorazione. Gli italiani hanno voglia di tornare a una vita normale, già stiamo assistendo a un notevole fermento. In questi giorni in molte città si nota la voglia della gente di andare a mangiare fuori, di ritrovare anche un minimo di socialità che è stata duramente sacrificata. A mio avviso le condizioni per un periodo fine primavera-inizio estate positivo ci sono tutte e per questo la ripresa del consumo sarà intensa, soprattutto sui servizi.

A questo punto è lecito attendersi un aumento dell’inflazione, con tutte le conseguenze del caso? Abbiamo assistito alla fiammata negli Stati Uniti che ha fatto suonare non pochi allarmi…

Dobbiamo fare la tara, ci sono dei fenomeni inflazionistici in questo momento legati alle materie prime, con una forte pressione sulla domanda industriale. E non dobbiamo dimenticare una certa speculazione, sempre presente. Questo fenomeno non va sottovalutato, perché si tratta di una inflazione cattiva, non sana come un aumento dei prezzi al consumo che è sintomo di un ritorno alla spesa e al benessere. Detto questo, non credo che l’inflazione, seppur dovesse aumentare, possa compromettere la ripresa.

E sul fronte delle imprese che cosa dobbiamo aspettarci?

Per le aziende la situazione è un po’ diversa. Perché rimangono molto prudenti, il mercato non è pronto a un rialzo dei prezzi dei beni e non vogliono rischiare un secondo shock dopo il lockdown. Per questo motivo, a differenza delle famiglie, le imprese stanno mantenendo un atteggiamento più oculato.

Fortis parliamo del Recovery Plan. Presto da Bruxelles potrebbe arrivare il via libera al Pnrr che porta la firma di Mario Draghi. Ma siamo davvero pronti a gestire una simile quantità di risorse?

Io credo di sì, oggi disponiamo di una serie di personalità, a cominciare dallo stesso Draghi, che hanno chiara in testa la posta in gioco. Il Recovery Plan può essere una manna dal cielo oppure la nostra condanna definitiva. Non possiamo assolutamente sprecare questa occasione, nella maniera più totale.

La Pubblica amministrazione potrebbe essere il tallone d’Achille dell’intera operazione. Condivide?

In parte sì, è un rebus. Però gran parte degli sforzi del Pnrr sono per la digitalizzazione e una buona parte della Pa sarà impiegata per questa trasformazione, sarà quasi chiamata militarmente a compiere questo sforzo. E onestamente non penso verranno tollerati fenomeni di inefficienza da parte della Pa. Per questo mi aspetto il massimo sforzo da parte delle amministrazioni.

E per la crescita? Che cosa ci dobbiamo aspettare?

Da qui ai prossimi due anni possiamo contare su una crescita quasi cinese e guadagnare in efficienza per gli anni successivi. Siamo un’economia efficiente in senso sia produttivo, ottava al mondo in ambito G20, sia nell’attenzione al consumo delle risorse visto che siamo al terzo posto per minori emissioni di CO2 dietro solo alla Francia, che tuttavia ha il nucleare, e all’Argentina, che non ha quasi industria. E in campo industriale siamo sesti per robot installati al mondo. Con un leader come Draghi e con le previsioni Ocse sull’Italia, che nel 2022 crescerà del 4%, possiamo avere fiducia in un forte rilancio della nostra economia. Non le pare abbastanza?

 

 

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