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Copasir, occhio agli ex grillini. E sugli incontri tra politici e intelligence… Parla Esposito

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L’ex vicepresidente del Copasir legge la situazione attuale dopo le dimissioni del presidente Volpi. E sull’incontro Renzi-Mancini ricorda come la direttiva che regola i rapporti tra politici e intelligence, ripristinata da Gabrielli, esisteva dal 2009. Ma a un certo punto non era più stata rinnovata

Dopo mesi di tira e molla, sul Copasir ora abbiamo una certezza: il presidente leghista Raffaele Volpi ha rinunciato alla guida del comitato parlamentare. “Ma chi ha detto che ora la presidenza spetta a Fratelli d’Italia?”. La domanda è tutt’altro che banale, tanto più che viene da una persona che di Copasir se ne intende. Giuseppe Esposito ne è stato vicepresidente nel corso della diciassettesima legislatura. E, per capire meglio come si sbroglierà la matassa, abbiamo fatto due chiacchiere con lui. Anche per capire che tipo di riflessi avrà questa svolta nell’ambito del centrodestra.

Fratelli d’Italia rivendica la presidenza del Copasir. Dopo mesi di tira e molla, la situazione si è sbloccata. Cosa succederà ora?

A ben vedere le dimissioni del presidente non comportano effetti immediati né sulla guida né sulla composizione del comitato. I due presidenti di Camera e Senato hanno due scelte dinnanzi a loro. O integrare le persone che hanno scelto le dimissioni, oppure nominarne altre per comporre una nuova compagine. Tuttavia, non è detto che la presidenza passi a Fratelli d’Italia. Anche la costola degli ex grillini potrebbe rivendicare ruoli di primo piano nel Copasir, così come lo potrebbe fare Nicola Fratoianni. Anche loro sono all’opposizione. Peraltro il gruppo che fa capo, quantomeno idealmente, ad Alessandro Di Battista è piuttosto nutrito.

Il comitato per il controllo dei servizi segreti che diventa terreno di scontro politico è indice di una falla nel sistema?

Sicuramente questa vicenda segna una regressione rispetto alla riforma sulla composizione del Copasir di qualche anno fa. E, purtroppo, si rischia di indebolire una vigilanza fondamentale per il nostro Paese. Per designare il presidente non si è mai valutata la parte politica di appartenenza. Contava la funzione che si era chiamati a svolgere, in nome di un bene superiore.

E dell’incontro tra il leader di Italia Viva e il dirigente dei servizi segreti Marco Mancini che ne pensa?

Al di là del contenuto dell’incontro, la cosa paradossale riguarda più che altro una questione di metodo. Nel 2009, il direttore del Dis Gianni De Gennaro fece firmare a tutti i dipendenti un foglio in cui si proibivano incontri con i politici (a tutti i livelli), salvo che questo incontro non fosse stato prima autorizzato dal Dis. Lo sgarro era punito con il licenziamento. Questo in ossequio alla legge 124. L’impegno è stato mantenuto fino a quando fino a quando Giampiero Massolo è stato al Dis. Dopodiché non so cosa sia successo. Tuttavia, pensare che i politici decidano gli incarichi dirigenziali all’interno dei servizi è fuorviante e sbagliato.

Sul fronte della politica estera la partita libica torna ad essere di estrema attualità, dopo la vicenda dei pescatori tenuti prigionieri per più di cento giorni. 

Certo, peccato che l’Italia abbia totalmente dimenticato la politica estera, lasciando spazi vuoti che inevitabilmente sono stati occupati da altri. In questo contesto, anche la Libia è stata abbandonata. Fino a non molto tempo fa potevamo vantare una grande influenza, ora si sono liberate altre forze sul teatro di guerra: l’Egitto, ma soprattutto la Turchia di Edogan che da poco ha formalizzato importanti accordi con al-Sisi. Oggi noi siamo fuori, ci siamo estromessi da soli. La caduta del nostro argine politico naturale che aveva dei riflessi significativi sulla popolazione libica, sta provocando una nuova ondata di flussi migratori.

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