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Giornata mondiale della biodiversità. La natura ci salverà

La biodiversità, come ricorda la Convenzione delle Nazioni Unite, è “la ricchezza della vita sulla Terra, in tutte le sue forme e in tutte le sue interazioni”. L’inserimento di un riferimento in Costituzione nella Giornata mondiale della biodiversità e la sua presenza nel Pnrr fa ben sperare per l’Italia

L’inizio lascia ben sperare e la Giornata mondiale della biodiversità non poteva essere festeggiata in maniera migliore: la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha concluso in questi giorni l’esame del disegno di legge costituzionale che modifica l’articolo 9 della Costituzione in materia di ambiente, che sarà così riformulato: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina e modi e le forme di tutela degli animali”.

La novità, tra l’altro, è che tutti i gruppi hanno votato a favore della modifica costituzionale. L’iter parlamentare sarà lungo, ma l’unanimità della Commissione lascia ben sperare. (Era stato l’attuale ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, cinque anni fa, quando era portavoce dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, a proporre l’inserimento della tutela ambientale nella Carta costituzionale).

La biodiversità, come ricorda la Convenzione delle Nazioni Unite, è “la ricchezza della vita sulla Terra, in tutte le sue forme e in tutte le sue interazioni”. Secondo alcuni studiosi, con il declino dell’integrità biologica della pianeta, l’umanità sta bruciando la “Biblioteca della Vita”: Gli scienziati ritengono che siano di fronte ad una vera e propria estinzione di massa, causata dall’uomo e da un eccessivo sfruttamento delle specie (caccia, pesca, commercio illegale di piante e animali) e dalla distruzione degli habitat naturali per nuove infrastrutture e nuovi campi di agricoltura intensiva. Il cambiamento climatico, inoltre, sta aumentando i suoi effetti negativi sulla biodiversità.

Secondo la “lista rossa” dell’Unione Internazionale della Conservazione della Natura (IUCN), sono minacciati di estinzione 1200 mammiferi (il 26% delle specie), 1957 anfibi (41%), 1370 uccelli (13%) e circa 1000 insetti (0,5%). Anche la ricchezza della biodiversità italiana rischia di essere perduta irrimediabilmente a causa della distruzione degli habitat, l’invasione di specie aliene, le attività agricole, gli incendi, il bracconaggio, i cambiamento climatici. Secondo i dati ambientale di ISPRA , l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, le specie minacciate di estinzione sono oltre 160, il 28% delle specie valutate.

Secondo il rapporto “Biodiversità a rischio 2021” di Legambiente, osservati speciali sono l’Appennino e il Mar Adriatico. Siamo nel decennio cruciale, ricorda l’associazione ambientalista, 2021-2030, per invertire la rotta e fermare questa perdita mettendo al centro delle future strategie nazionali e internazionali quelle otto grandi transizioni evidenziate nell’ultimo Global Biodiversity Outlook (le terre e i boschi, le acque dolci, la pesca e gli oceani, l’agricoltura, i sistemi alimentari, le città e le infrastrutture, l’azione per il clima, la salute. Una messa a fuoco più ampia, avverte lo studio, nei confronti della sostenibilità, fa capire meglio i fattori comuni che possono influire nei cambiamenti fondamentali nelle istituzioni, nella governance, nei valori e nei comportamenti che sono essenziali per dar luogo a quelle transizioni”).

Secondo Legambiente occorre creare nuove aree naturali terrestri e marine protette entro il 2030 per la tutela della biodiversità, il rafforzamento della Rete Natura 2000, puntando, nel contempo, sulla bioeconomia (secondo l’amministrazione Obama “vivere vite più lunghe e più sane, ridurre la dipendenza dal petrolio, affrontare le principali sfide ambientali, trasformare i processi produttivi e aumentare la produttività e la portata del settore agricolo creando nuovi posti di lavoro e industrie”).

Anche perché il nostro Paese è caratterizzato da un patrimonio di biodiversità tra i più significativi in Europa, sia per numero totale di specie animali e vegetali, sia per l’alto tasso di endemismi. “Nei prossimi pesi, ricorda il presidente Stefano Ciafani, l’Italia dovrà affrontare importanti sfide a partire da una maggiore tutela di biodiversità. Per questo è importante che il nostro Paese segua le linee guida dettate dall’Europa che, nella Strategia sulla Biodiversità per il 2030, fornisce orientamenti politici precisi e chiede un’attuazione coerente di misure capaci di tutelare la biodiversità e raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Strategia”.

Nello specifico, l’Appennino, oltre ad essere un importante corridoio ecologico, rappresenta un hot spot di biodiversità della Penisola. In questo cuore verde si concentrano diverse specie di flora appenninica che godono di un alto grado di tutela e conservazione grazie anche alla presenza di importanti Parchi nazionali. Le principali minacce per questo eccezionale habitat, oltre al cambiamento climatico, sono rappresentate dagli incendi, dal pascolo incontrollato e da sovraffollamenti turistici localizzati. Per quanto riguarda il Mar Mediterraneo , esso ospita tra il 4 e il 18% di tutte le specie marine viventi sul nostro Pianeta. Attualmente è una della aree maggiormente interessate dal fenomeno del marine litter nel mondo, con ngrave rischio della biodiversità, in particolare per le specie in pericolo, come tartarughe marine, squali filtratori e balenottere. Inoltre, una larga percentuale (il 75%) di tutti gli stock ittici del Mediterraneo è sovra sfruttata e questo impone ulteriori sforzi per garantire la sostenibilità delle risorse ittiche a lungo termine. Preoccupa, in particolare, la situazione dell’Adriatico, con il 90% degli stock ittici sovra sfruttati.

In Italia, secondo Coldiretti, nel secolo scorso si contavano 8 mila varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2 mila e di queste bel 1500  sono considerate a rischio di scomparsa per affetto dei moderni sistemi di distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta. Un pericolo per produttori e consumatori per la perdita di un patrimonio alimentare, culturale e ambientale del Made in Italy, ma anche un attacco alla sovranità nazionale e alla biodiversità. Sempre secondo l’associazione dei coltivatori, nel testo del Recovery Plan la parola “biodiversità” compare bel 27 volte. “Un’attenzione che risponde alle richieste di oltre 4 italiani su 10 che ritengono necessario un intervento urgente dello Stato a tutela della biodiversità”.

Quest’anno il tema è: “Siamo parte della soluzione”.

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