Skip to main content

Stop interferenze russe. Lo schiaffo di Draghi a Putin

Da Bruxelles il presidente del Consiglio Mario Draghi commenta le sanzioni Ue contro Lukashenko e rivolge un duro monito alla Russia di Vladimir Putin: “Interferenze, spionaggio e attacchi cyber sono preoccupanti”. Un cambio di registro che è figlio delle tensioni con l’Europa e interrompe una lunga tradizione italiana

Se la Russia si arrabbia, pazienza. Mario Draghi lancia un avvertimento al Cremlino. Uscito dal Consiglio europeo che ha appena imposto nuove sanzioni contro la Bielorussia di Alexander Lukashenko per aver dirottato un aereo Ryanair e arrestato un dissidente a bordo, il presidente del Consiglio italiano taglia le parole con l’accetta.

In conferenza stampa a Bruxelles gli viene chiesto se si attende reazioni da parte del governo russo all’ultimo giro di vite Ue contro il regime a Minsk. La special relationship fra Lukashenko e il suo protettore politico Vladimir Putin è sotto i pubblici riflettori. I due si incontreranno questa settimana per la terza volta da inizio anno, una dimostrazione di aperto supporto di Mosca all’indomani del dirottamento.

“Ci sono molte cose che si possono fare a proposito della Russia, prima di tutto una completa attuazione degli accordi di Minsk”, spiega Draghi. Toccando un nervo scoperto dei rapporti fra Ue e Russia, ai minimi storici da quando Putin è al comando, cioè l’occupazione militare russa della Crimea e le continue manovre delle forze armate al confine, con buona pace degli accordi sottoscritti a più riprese con i Paesi del “formato Normandia” (Francia, Germania e Ucraina).

“Bisogna rafforzarsi molto, soprattutto dal lato della sicurezza cibernetica – aggiunge il presidente del Consiglio – Il livello di interferenza, sia con le spie che abbiamo visto di recente, sia sul web è veramente diventato allarmante”.

Non capita tutti i giorni di sentire un premier italiano denunciare apertamente “l’interferenza” russa. È anche questo un segno dei tempi. Perfino con l’Italia, Paese che ha sempre avuto l’ambizione di fare da pontiere fra Mosca e Washington DC, i rapporti bilaterali sono entrati in una fase critica.

Per un governo che fin dall’inizio ha fatto della collocazione euro-atlantica una bandiera, certo. Ma anche e soprattutto per una serie di attività ostili che hanno interessato l’Italia. Tra queste, l’arresto dell’ufficiale della Marina Walter Biot, colto in flagranza a vendere segreti militari della Nato a due spie del GRU, i servizi segreti di Mosca, poi espulse dal Paese.

O ancora l’escalation di attacchi cibernetici contro infrastrutture critiche e di campagne di disinformazione del web su cui gli 007 italiani, in particolare l’Aisi, hanno suonato un campanello d’allarme di fronte al Copasir, il comitato parlamentare di controllo dell’intelligence.

“Le sanzioni verso la Bielorussia sono equilibrate, ben dirette e noi tutti abbiamo sentito il dovere di prenderle – ha proseguito Draghi da Bruxelles – Le reazioni della Russia le vedremo: siamo un continente economicamente forte, non dobbiamo considerarci così deboli quando prendiamo delle decisioni che riteniamo giustificate”.

Il cambio di registro rispetto agli esordi non è indifferente. Se tra gli addetti ai lavori del mondo diplomatico c’era chi, di fronte al primo discorso del premier al Senato, aveva ritrovato un vecchio spartito della diplomazia italiana, quello della cooperazione e del dialogo a tutti i costi, ormai superato dall’escalation nei rapporti fra Russia e Ue, oggi la musica sembra cambiata.

Prima con la pubblica, impassibile denuncia del caso Biot, una scelta non scontata e di grande impatto politico. Ora con un dito puntato contro le interferenze di Mosca.

Un’esposizione che molto deve alla tensione che si respira a Bruxelles. Perfino Emmanuel Macron, che negli ultimi anni ha cercato ostinatamente un filo diretto con Putin, adesso socchiude il sipario: “Siamo ormai al limite della politica delle sanzioni”. L’Ue, ha detto a margine del Consiglio europeo, deve “ridefinire profondamente” le sue relazioni con il Cremlino.

Lascia aperto uno spiraglio invece Angela Merkel. Proprio sul finire del suo mandato la cancelliera tedesca si è ritrovata alle prese con una spinosa questione diplomatica, il gasdotto russo North Stream II finito sotto sanzioni americane. La speranza è rivolta al summit fra Putin e il presidente americano Joe Biden, ora ufficializzato per il prossimo 16 giugno a Ginevra, nella neutrale Svizzera. “Questi incontri si tenevano anche durante la guerra fredda, la diplomazia puo’ trionfare solo se si parla”.



×

Iscriviti alla newsletter