Non è una diarchia, ma è ormai chiaro che Joseph Ratzinger non sarà affatto nascosto agli occhi del suo successore. A chiarirlo ancora una volta è il racconto che Jorge Milla (vecchio amico di Bergoglio) ha fatto di una recentissima conversazione telefonica avuta con il Papa regnante che chiama affettuosamente “el viejo” il teologo tedesco. “Davvero quando parla di Ratzinger lo fa con riconoscenza e tenerezza”, dice Milla, che aggiunge: “A me fa un po’ l’effetto di uno che ha ritrovato un vecchio amico, un ex compagno di classe, di quelli che si fanno vedere di tanto in tanto, che a scuola frequentavano uno o due corsi dopo il nostro e che in qualche modo ammiravamo, magari con le differenze che il tempo aveva levigato, ammorbidito”.
“Non rinuncerò al consiglio di Ratzinger”
Ma è una frase in particolare a chiarire il rapporto che si è venuto a creare tra i due: “Non ti immagini l’umiltà e la saggezza di quest’uomo; non ci penso nemmeno a rinunciare al consiglio di una persona del genere, sarebbe sciocco da parte mia”.
Una stima profonda al punto che Bergoglio ha “declinato ogni merito personale riguardo l’enciclica Lumen Fidei. Ha commentato che Benedetto XVI aveva fatto la maggior parte del lavoro, che era un pensatore sublime, non conosciuto e capito dalla maggior parte delle persone”.
L’incontro voluto da Francesco
Sembra dunque sempre meno casuale quell’incontro davanti a tutti, venerdì scorso, nei pressi del Governatorato vaticano. Due poltrone uguali beige, una accanto all’altra, davanti alla statua di San Michele Arcangelo. Francesco e Benedetto che si salutano, si scambiano battute e insieme vanno a benedire la folla assiepata dietro le transenne. E’ chiaro che Francesco intende avvalersi della saggezza e soprattutto dell’esperienza del Pontefice emerito. Ratzinger è uomo che prima di essere eletto Papa aveva trascorso più di un quarto secolo nei corridoi della Curia. Un mondo che conosce bene, benché se ne sia sempre rimasto in disparte. Il teologo bavarese conosce ogni angolo dei Sacri palazzi e il suo consiglio potrà essere utile al gesuita “preso quasi alla fine del mondo” nella complessa riforma della governance che lo attende.
Bergoglio e i “padroni del Papa”
Un aiuto necessario, quello di Benedetto, per districarsi in un mondo in cui “ci sono molti padroni del Papa e con molta anzianità di servizio”. E’ una frase, questa, che fa capire come Francesco si sia fatto un’idea ben precisa della realtà in cui è stato catapultato lo scorso 13 marzo. Dietro le udienze private concesse a decine e decine tra vescovi, alti prelati e semplici sacerdoti, Bergoglio ha individuato anche quei monsignori che hanno cercato di rivestire il ruolo di consiglieri particolari del Papa cercando di soddisfare, all’occorrenza, le proprie ambizioni di carriera . Comportamenti che per Francesco sono deprecabili, come più volte ha avuto modo di ripetere in questi quattro mesi di Pontificato. Dietro gli incontri a Santa Marta e le udienze riservate, il Papa argentino ha già individuato dove e come intervenire. Senza fretta.