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Israele, addio Netanyahu? Se Bennet è a un passo dal governo

Dopo quattro elezioni in due anni e 13 anni di potere, Netanyahu potrebbe perdere il posto di premier in Israele. Pronto il governo del cambiamento per escluderlo. Ecco gli scenari che si aprono

Tra poche ore l’era di Benjamin Netanyahu — primo ministro israeliano con vari governi sin dal 2009 — potrebbe terminare. Alle 8 di sera ora locale (le 19 in Italia) Naftali Bennett rilascerà una dichiarazione in cui annuncerà la sua intenzione di formare un “cambio di governo” con il leader dell’opposizione Yair Lapid per estromettere l’attuale premier.

Un passaggio storico, che chiude un travaglio elettorale che dura praticamente da due anni — e quattro votazioni — ormai dato per sicuro. Secondo la Reuters, Netanyahu starebbe ancora “manovrando” per cercare di dissuadere gli oppositori dal formare il “governo del cambiamento”, ma i media israeliani rilanciano sull’annuncio imminente.

Lapid è individuabile al momento come il leader dell’opposizione, che ha tempo fino a mercoledì per mettere insieme una coalizione. Quella che si sta formando è un’alleanza di partiti di destra, centristi e di sinistra. Il collante principale è probabilmente la volontà di estromettere “Bibi” Netanyahu dal circolo del potere — leader di una destra sempre più aggressiva, e per altro sotto processo per accuse di corruzione che lui nega.

Bennett ha convocato i legislatori del partito che rappresenta, Yamina (di destra), per discutere i suoi prossimi passi: i legislatori del suo partito, che hanno una più stretta affinità politica con il Likud di Netanyahu, avrebbero accettato.

Nell’accordo in discussione, Bennett dovrebbe prendere il posto di primo ministro e in seguito cedere il posto a Lapid in un accordo di rotazione tipico della politica israeliana (salvo difficilmente arrivare a compimento per via delle continue elezioni anticipate).

Una simile intesa era già stata segnalata come potenziale quando la violenza è scoppiata tra Israele e militanti di Gaza il 10 maggio, il che ha spinto Bennett a sospendere le discussioni facendo guadagnare tempo e spazi politici a Netanyahu. I combattimenti si sono conclusi con un cessate il fuoco dopo 11 giorni. Bennett finora ha mantenuto il silenzio pubblico.

Una coalizione anti-Netanyahu sarebbe fragile e richiederebbe il sostegno esterno dei parlamentari arabi che si oppongono a gran parte dell’agenda di Bennett. Ci si aspetta una concentrazione sulla ripresa economica dalla pandemia Covid-19, mettendo da parte le questioni su cui i membri non sono d’accordo, come il ruolo della religione nella società e le aspirazioni palestinesi alla statualità.

Netanyahu ha fatto la sua controfferta a tre per farsi da parte a favore di un’intesa politica di destra: Gideon Saar avrebbe servito come primo ministro per 15 mesi, Netanyahu sarebbe tornato per due anni e Bennett poi subentrato per il resto del mandato del governo. “Siamo in un momento fatidico per la sicurezza, il carattere e il futuro di Israele, quando metti da parte ogni considerazione personale e fai passi di vasta portata e persino senza precedenti”, ha detto Netanyahu in un video dichiarazione sulla proposta. Saar, un ex ministro del governo del Likud, ha respinto l’offerta, scrivendo su Twitter: “La nostra posizione e il nostro impegno sono immutati: porre fine al governo di Netanyahu”.

I rivali di Netanyahu hanno citato il suo caso di corruzione come una delle ragioni principali per cui Israele ha bisogno di un nuovo leader, sostenendo che potrebbe usare un nuovo termine per legiferare sull’immunità e proteggersi.

Se Lapid, 57 anni, non riesce ad annunciare un governo entro mercoledì, è probabile una nuova elezione, la quinta dall’aprile 2019. Bennett ha detto che intende evitarlo.



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