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Fusione Lega-Forza Italia? Piace al Palazzo ma non agli elettori. L’analisi di Orsina

Il politologo della Luiss sull’operazione avviata da Matteo Salvini con Forza Italia. Contro Fratelli d’Italia? “Sicuramente serve per ristabilire una leadership nella coalizione, ma al Sud potrebbe essere controproducente e beneficiarne Meloni”

Un’operazione che può funzionare a Palazzo ma può anche scontentare all’esterno. E, per fortuna, «ancora nel nostro Paese gli elettori qualcosa contano». Giovanni Orsina, politologo e direttore della Luiss School of Government sintetizza in questo modo l’operazione di ‘federatore’ che il leader del Carroccio Matteo Salvini sta portando avanti con Forza Italia. L’idea è quella di creare un’alleanza che sostenga il Governo Draghi. “I numeri sono sempre quelli – dice Orsina – ma se si muovono assieme possono essere determinanti nell’indirizzare l’azione di Governo”. C’è però la grande incognita “della reazione dei gruppi parlamentari”.

Orsina, cosa intende dire?
Dico che a Palazzo può andare bene tentare questa operazione. Tanto più che a Salvini potrebbe essere funzionale per ristabilire la primazia nella leadership della coalizione, e a Forza Italia potrebbe restituire vitalità. Ma l’incognita sono i gruppi parlamentari: gli strali da Forza Italia sono notevoli.

Anche Renata Polverini, dopo Carfagna e Gelmini, ha scritto a chiare lettere che non vuole “morire salviniana”. Si sarebbe aspettato questa reazione da parte degli azzurri?
Ma certo. Forza Italia è il partito più piccolo, rischierebbe di essere inghiottita dal Carroccio. In più, la Lega è un partito leaderistico. L’elettorato è stretto attorno al capo della Lega, che è giovane e, nonostante abbia perso un po’ di terreno, può ancora giocarla da protagonista. La parte più tradizionale del partito, quella che guarda a Giorgetti ed è orientata a una Lega di sistema, governativa, dovrebbe essere soddisfatta dell’operazione. Dentro Forza Italia, di contro, c’è una componente significativa che ha sempre mal visto l’alleanza con i sovranisti.

Fonti interne a Fratelli d’Italia sostengono che sia un’operazione anti-Meloni. E’ d’accordo con questa lettura?
Sicuramente quest’operazione serve anche a ridefinire una leadership chiara nell’ambito della compagine di centrodestra. Ma, paradossalmente, potrebbe giocare invece a vantaggio di Meloni, specie al sud.

Perché?
Faccio una premessa. Se l’operazione avviata da Salvini si limita a essere un’alleanza nella quale i singoli partiti mantengono autonomia e simbolo, il suo effetto negativo sull’elettorato potrebbe essere tutto sommato modesto. Se invece si decidesse di procedere verso una fusione, si presenterebbero almeno due problemi: gli elettori moderati di Forza Italia da un lato, e quelli anti sistema che hanno dato fiducia a Salvini dall’altro. Vedendo l’avvicinamento a FI, gli elettori leghisti più “arrabbiati”, specie al sud, potrebbero essere tentati di spostarsi su Giorgia Meloni. L’effetto, alla fine, sarebbe l’opposto di quello auspicato. La mia è soltanto un’ipotesi, s’intende: considero tutti gli scenari possibili.

Da più parti si è messa in discussione la serietà politica di questa azione temeraria intrapresa da Salvini. E’ questione di lana caprina o c’è della sostanza in queste critiche?
Di sostanza ce n’è senz’altro: un’operazione estemporanea, non preparata, piena di nodi non sciolti. Ciò detto, questa è la politica italiana, di questi tempi. A destra, a sinistra e al centro. L’iniziativa resta comunque la novità più interessante della scena politica italiana quanto meno dall’insediamento del Governo Draghi a oggi.

La federazione con i forzisti e una contraddizione rispetto all’ipotesi di un rimescolamento di alcuni gruppi di Id, Icr e Ppe oppure è una manovra che si muove sullo stesso binario?
Sul piano Europeo Salvini è stato molto vago. Tanto più che, a mio giudizio, non ha la forza di compiere una grande operazione su scala europea. La domanda di fondo è: Salvini vuole davvero entrare nei Popolari? Oppure vuole tenersi aperte tante strade? Propenderei per la seconda opzione, valutando con attenzione la variabile del voto francese. A quel che sembra, Le Pen l’anno prossimo potrà giocarsi la partita. Una sua eventuale ascesa all’Eliseo (ripeto: eventuale) cambierebbe tante cose.

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