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Screzio diplomatico tra Roma e Abu Dhabi. Ecco cosa è successo

Un aereo della Difesa diretto a Herat (per una cerimonia con il ministro Guerini) costretto a una deviazione perché gli Emirati hanno chiuso il proprio spazio aereo agli italiani. Il ministro Di Maio convoca l’ambasciatore

“Sorpresa” e “forte disappunto per un gesto inatteso che si fa fatica a comprendere”, così la Farnesina, nella figura del segretario generale Ettore Sequi, ha manifestato rincrescimento all’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti Omar Al Shamsi, convocato al ministero su istruzione di Luigi Di Maio per chiarire le ragioni di quello che l’Italia considera uno sgarbo diplomatico.

Cos’è successo? Un Boeing 767 dell’Aeronautica con a bordo un gruppo di giornalisti e decollato da Pratica di Mare in direzione Herat — dove si trova il ministro della Difesa Lorenzo Guerini per la cerimonia di chiusura della missione militare italiana in Afghanistan — è stato costretto a una deviazione di rotta perché gli Emirati hanno chiuso il proprio spazio aereo agli italiani.

Il piano di volo era stato autorizzato per tutta la tratta, ma all’ultimo minuto Abu Dhabi non ha concesso il via libera al sorvolo dei propri cieli, costringendo il comandante a trovare un aeroporto alternativo per atterrare, rifornirsi e cambiare di conseguenza il percorso — lo scalo è stato fatto a Damman, in Arabia Saudita.

Il tutto è costato 4 ore di stop e il rinvio della cerimonia prevista Herat con il ministro Guerini. Le ragioni che hanno portato gli emiratini a tale scelta non sono chiare al momento. I rapporti tra i due Paesi non sono cattivi, sebbene pesi lo stop alle forniture militari deciso dall’Italia. Una sorta di embargo sugli armamenti agli Emirati (e all’Arabia Saudita) legato all’uso di questi fatto in Yemen, dove spesso non sono stati discriminati i bersagli civili da quelli dei ribelli Houthi, e da dove comunque gli emiratini si sono ritirati lasciando il fronte in mano ai sauditi.

Un mese fa una delegazione del ministero della Difesa si è recata ad Abu Dhabi e negli incontri con gli omologhi locali aveva deciso di avviare nuove attività di cooperazione. Era stato firmato un protocollo, gli italiani avevano bilanciato le rimostranze emiratine per la chiusura delle commesse militari. Evidentemente qualcosa è rimasto in sospeso, visto la diatriba diplomatica che si è creata.



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