L’economista e docente Luiss: un rialzo dei prezzi è un pericolo per i piani espansivi dell’amministrazione Biden, per questo la Fed è intervenuta. Ma in Europa la situazione è diversa e la ripresa non è ancora consolidata come negli Usa. E poi, per beneficiare al massimo degli effetti del Recovery Fund servono politiche accomodanti. Ursula a Roma? Bene, ma per la fase due sarà vitale il controllo di spese e investimenti
Il vento dei tassi sta cambiando, ma non per tutti. La Federal Reserve di Jerome Powell ha ormai scoperchiato il vaso, annunciando la stretta monetaria, a mezzo aumento del costo del denaro, a partire dal 2023. É l’effetto combinato della crescita americana sopra le attese (+6,5%), accesa dalla fiducia riposta nei piani pandemici di Joe Biden all’esame del Congresso, ma anche dell’inflazione prevista al 3,4% per fine 2021. Tutto questo può portare nel medio termine a un surriscaldamento dei prezzi, su cui la Fed, semplicemente per mandato, ha l’obbligo di intervenire. Specialmente se, come sembra, si staglia all’orizzonte un’inflazione malsana, cosiddetta fredda, ovvero aumento dei prezzi più di quanto cresca l’economia.
Non può stupire che ci sia persino chi, come il presidente della banca centrale americana a St. Louis, Jim Bullard, ha lasciato intendere che per l’istituto è naturale assumere un atteggiamento più “da falco” e vedere in alto i tassi di interesse entro il 2022 e non l’anno successivo. I mercati, comunque, hanno fatto capire come la pensano. Dal Nikkei giapponese (-3%) al Dow Jones, le Borse di mezzo mondo temono la stretta. Ora è lecito chiedersi cosa faranno le altre banche centrali dopo il rompete le righe della Fed e se davvero le politiche accomodanti siano sul viale del tramonto. Formiche.net ne ha parlato con Marcello Messori, economista e docente, gran conoscitore di cose monetarie.
La scorsa settimana la Federal Reserve ha ufficialmente avviato la exit strategy dalla politica monetaria ultra-accomodante. I mercati non l’hanno presa bene. Ma è davvero finita l’era degli stimoli e del costo del denaro a zero o è solo una parentesi?
La Federal Reserve ha delineato un processo di graduale riduzione della sua politica monetaria espansiva e non convenzionale. Non è ancora chiaro se, come auspicato da alcuni governatori, tale processo di tradurrà in un rialzo dei tassi di policy oppure, se si baserà su una riduzione degli acquisti di varie tipologie di titoli. O ancora su una combinazione dei due strumenti. Ma è invece chiara un’altra cosa.
Sarebbe?
Che la politica monetaria mirerà a limitare rialzi strutturali dei prezzi che metterebbero in discussione la politica fiscale espansiva intrapresa dall’amministrazione Biden. La nuova politica di bilancio statunitense ha, infatti, l’obiettivo di accrescere le protezioni sociali e le esternalità positive nell’ambito di una crescita fondata su una forte ripresa dell’innovazione.
Gli Stati Uniti sono sotto l’effetto di una crescita al 6% (e oltre) e di piani pandemici dalla portata storica. La Fed non può non temere un surriscaldamento dell’economia. Ora, è lecito attendersi un allineamento delle altre banche centrali, Bce in testa?
Le mie precedenti considerazioni sono sintetizzabili anche nei termini da lei espressi. La Fed si è posta il compito, a mio avviso appropriato, di contenere surriscaldamenti dell’economia statunitense che potrebbero minacciare o impedire il più ampio disegno della politica fiscale. In Asia la situazione è molto diversa nelle varie aree economiche, pertanto, è pressoché impossibile fornire un’analisi sintetica che accomuni, ad esempio, il caso giapponese, quello cinese e quello indiano.
E per quanto riguarda l’Europa?
Nell’area euro, la situazione non è assimilabile a quella degli Stati Uniti. Nonostante il forte rimbalzo atteso per il secondo semestre del 2021, la crescita economica non si è ancora consolidata. Soprattutto, la novità è rappresentata della politica fiscale espansiva avviata a livello centralizzato. Per non rimanere un episodio dettato dalla risposta all’emergenza pandemica, questa politica europea di bilancio deve combinarsi con una politica monetaria espansiva e non convenzionale.
Allora almeno per ora non dobbiamo aspettarci una stretta della Bce, sulla falsariga della Fed…
Difficile. Infatti, il Next Generation Eu e il Recovery and Resilience Facility potranno trasformarsi negli strumenti di una politica fiscale europea solo se gli stati membri più fragili sapranno usarli per due scopi.
Quali?
Primo, ripristinare uno sviluppo, che accresca la convergenza all’interno dell’area. Secondo, correggere i loro più gravi squilibri macroeconomici e, in particolare, gli squilibri dei loro bilanci nazionali. Ma sarebbe pressoché impossibile perseguire il secondo scopo senza il sostegno di politiche monetarie espansive e non convenzionali. Pertanto, le politiche fiscali europee accentrate devono continuare a combinarsi con scelte monetarie espansive da parte della Bce.
Lei ha citato il Recovery Fund. Domani Ursula von der Leyen sarà a Roma, per la firma del Pnrr. E’ fatta, almeno sul piano politico. Ma ora viene la fase operativa…quella più difficile. Come iniziare con il piede giusto?
Penso proprio che non vi saranno sorprese, nel senso che le istituzioni europee approveranno il Pnrr italiano. Mi aspetto, pertanto, che il nostro paese otterrà il 13% dei finanziamenti europei (circa 25 miliardi di euro) entro l’estate. Ciò significa che, dal prossimo settembre, il governo italiano, le amministrazioni pubbliche e le imprese private dovranno essere pronte a passare alla fase di esecuzione del Piano e al controllo della piena corrispondenza fra tale esecuzione e gli impegni assunti in termini di progetti, tempi di esecuzione e relativi costi.
Ecco appunto, dovranno. Ma ci riusciranno?
Perché compiti così sfidanti siano assolti in modi efficaci, sarà necessario che tutti gli attori coinvolti siano sottoposti a un attento monitoraggio, che non potrà limitarsi a una verifica ex post ma che dovrà tradursi in controlli in corso d’opera. Spero che la governance, disegnata dall’esecutivo, si dimostri in grado di usare la strumentazione necessaria ad assolvere questa funzione di monitoraggio.