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Tutti pazzi per Mancini (e per Draghi). Il barometro di Arditti

Al netto dell’attenzione mediatica, con quale stato d’animo i tifosi azzurri stanno vivendo gli Europei? E quali aspettative nutrono sul percorso dell’Italia? A fornire la risposta a questi interrogativi è una rilevazione Swg che ci mostra in particolare tre elementi degni di nota

L’asse europeista Draghi-Merkel per strappare la finale al Regno Unito, la diatriba sul mancato inginocchiamento degli azzurri in solidarietà al Black Lives Matter, lo scontro tra i campioni e gli sponsor ultra-milionari ed il braccio di ferro dell’Uefa con la città di Monaco sullo stadio arcobaleno a sostegno della comunità Lgbt. In poco meno di dieci giorni i campionati Europei sono riusciti ad accendere una miriade di polemiche, segno anche di una ritrovata “normalità” post-pandemica.

Il torneo è così riuscito a catalizzare l’interesse dell’opinione pubblica e a scatenare antiche rivalità tra i governi del Vecchio Continente, relegando per la prima volta da oltre un anno la questione sanitaria in secondo piano.

D’altronde basta osservare cosa accade in Italia, dove complici le triplette della Nazionale di Mancini, non si parla d’altro che di Europei (alla faccia del ddl Zan che appassiona solo uno sparuto gruppo di persone).

Ma, al netto dell’attenzione mediatica, con quale stato d’animo i tifosi azzurri stanno vivendo la competizione? E quali aspettative nutrono sul percorso dell’Italia?

A fornire la risposta a questi interrogativi è una rilevazione Swg che ci mostra in particolare tre elementi degni di nota.

Innanzitutto, gli Europei segnano un primo passo verso il ritorno alla normalità. Per capirlo basta guardare le immagini degli stadi che si riempiono di nuovo e delle piazze e dei pub che pullulano di tifosi. Dopo mesi di bollettini sanitari, c’è grande voglia di spensieratezza e di socialità.

E così ben 8 tifosi su 10 scelgono di guardare le partite in compagnia. Tra questi il 48% preferisce rimanere in famiglia, mentre il 14% segue gli Europei con gli amici ed il 9% opta per i locali e per le arene all’aperto. Una percentuale, quest’ultima, che sale al 30% tra la popolazione più giovane (18-24 anni).

Il calcio assurge dunque ad emblema della ripartenza italiana, segnando l’uscita dall’isolamento pandemico.

I tifosi azzurri guardano poi all’industria del pallone con spirito disincantato e senza farsi troppe illusioni sui formidabili interessi economici dei grandi campioni. Un atteggiamento che emerge con chiarezza se si guarda al giudizio degli italiani sull’opportunità di promuovere alcuni prodotti all’interno degli Europei.

I gesti di Cristiano Ronaldo e Paul Pogba, che hanno allontanato dal tavolo della conferenza stampa le bottiglie degli sponsor Coca Cola ed Heineken, non convincono fino in fondo l’opinione pubblica. Di fronte ai comportamenti un po’ bacchettoni (o paraculi, per dirla alla romana) delle due superstar del calcio europeo prevale pertanto lo scetticismo.

Il 65% degli intervistati sostiene infatti che abbiano agito in maniera incoerente, considerando che i loro stipendi a sei zeri si reggono anche sugli investimenti pubblicitari delle multinazionali.

Infine, la maggioranza dei tifosi azzurri vede già la Nazionale in finale. Ben il 53% degli intervistati è infatti sicuro che l’Italia riuscirà ad arrivare fino al big-match di Wembley (a proposito: come mai Merkel e Draghi si sono spinti così in là sul luogo di svolgimento della finale?) e tra questi il 16% pensa che saremo noi a sollevare la coppa.

Un dato che da un lato ci mostra come Roberto Mancini, grazie al record di risultati utili consecutivi pari a quello di Vittorio Pozzo e alle prestazioni strabilianti negli incontri del girone, sia riuscito ad alzare l’asticella delle speranze.

Gli italiani si aspettano dunque una lunga sequela di notti magiche. Ma attenzione al rovescio della medaglia: nonostante il bel gioco, qualsiasi risultato inferiore alla finale finirebbe infatti per tradursi in una grande delusione nazionale.

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