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Libia, chi fa pressing per votare nei termini chiesti dall’Onu

L’Italia chiede ai libici di preparare il terreno per le votazioni che l’Onu ha indetto per il 24 dicembre. Da Berlino-2 a Washington, tutti alzano il livello del pressing perché si tengano elezioni regolari

Dall’Italia arriva la richiesta esplicita affinché la Libia vada al voto a dicembre, ossia porti a compimento il percorso di stabilizzazione avviato dal Forum di dialogo libico delle Nazioni, dal quale è uscito il Governo di unità nazionale con cui Abdelhamid Dabaiba sta guidando il paese ad interim.

“All’indomani della seconda Conferenza di Berlino, l’Italia rinnova il più convinto sostegno al processo politico libico nel percorso che dovrà condurre il Paese alle elezioni il prossimo 24 dicembre”, scrive una nota della Farnesina. Che continua: “In tale prospettiva, l’Italia guarda con massima attenzione e viva aspettativa alla nuova sessione del Foro di Dialogo Politico Libico (LPDF), in corso dallo scorso 28 giugno a Ginevra con l’obiettivo di facilitare la definizione del quadro costituzionale e legislativo entro il quale si dovrà svolgere l’importante appuntamento elettorale”.

Quello che è uscito in modo solido dalla seconda conferenza internazionale berlinese è la necessità che la Libia vada al voto — presidenziale e parlamentare — perché come dice la Farnesina il paese “ha bisogno più che mai di unità, di convergenza e di piena sovranità per la sua rinascita politica, istituzionale ed economica” e per questo l’Italia incoraggia fortemente il raggiungimento in tempo utile di un’intesa con ampia base consensuale che consenta di tenere le elezioni nei tempi previsti.

È un tema cruciale, perché ancora non c’è una base costituzionale chiara, manca la legge elettorale e si discute su diversi punti importanti (tra cui l’elezione diretta o meno del presidente). Il pressing di Roma si allinea con uno simmetrico degli Stati Uniti secondo un cambio di grammatica sull’argomento che Formiche.net ha già registrato settimane fa. C’è maggiore insistenza da parte di diversi attori internazionali nel sottolineare che si debba votare e si debba farlo entro la data fissata dall’Onu.

Nazioni Unite che a loro volta hanno alzato il livello di pressione attraverso la missione libica UNSMIL. Un documento pubblicato lunedì 28 giugno, in occasione della riapertura dei lavori del Forum, l’inviato speciale onusiano, Ján Kubiš, s’è fatto portavoce di una serie di interlocutori (E3+2, Russia, Marocco) nel chiedere il rispetto della risoluzione 2570 del 2021 con cui il Consiglio di Sicurezza Onu — organo di garanzia del Forum e dunque in ultimo del governo libico — chiede di trovare la soluzione costituzionale “as soon as possible” per permettere il voto a dicembre.

Il linguaggio dell’Onu sta diventando più severo perché dall’interno della Libia (e da qualche interesse esterno) stanno uscendo rumors via via più consistenti sulla volontà di impedire il voto, o quanto meno di posticiparlo. Il rischio evidente è che questo potrebbe portare un’alterazione degli equilibri con scontri, non solo politici, e il parlamento HoR potrebbe sentirsi in diritto di sfiduciare il governo attuale (procedendo a una successiva nomina indipendente).

Kubiš ha sottolineato altri due aspetti: il primo riguarda la necessità di ritirare le forze straniere dalla Libia (ossia le unità schierate dagli attori sui due lati del conflitto attualmente congelato); il secondo ha ringraziato l’Unione europea per aver preso la decisione (al Consiglio del 21 giugno) di sanzionare chiunque ostacolerà il regolare percorso elettorale e i tempi programmati dall’Onu.



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