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Le piattaforme grilline diventano una ghigliottina. Il mosaico di Fusi

Rousseau o SkyVote? Da formidabile arnese in mano ai più deboli per far sentire la loro voce, la piattaforma della democrazia diretta subisce la metamorfosi finale, diventa l’utensile per debellare chi la pensa diversamente

Al voto, al voto. È il grido che si alza dal M5S e chi si sgola, dirigenti o peones, lo fa convinto di usare al meglio quello che era il simbolo della rivoluzione grillina: la piattaforma. Solo che c’è un problema: quale usare, Rousseau o SkyVote? Non è una questione tecnica: al contrario è l’estrinsecazione massima dell’implosione del grillismo.

Già perché utilizzata in questo modo – ossia come arma di annichilamento dell’avversario – la piattaforma, modalità elettiva  del passaggio dalla democrazia rappresentativa a quella diretta, espressione della capacità visionaria della diade Gianroberto Casalaggio-Beppe Grillo di offrire l’opzione di un meccanismo rigeneratore di portata mondiale per consentire alle persone di esprimersi e contare, adesso si è trasformata nello strumento più affilato di vendetta, l’algoritmo liberatorio si trasmuta nell’arma per debellare fino ad ucciderlo metaforicamente il vicino diventato avversario, anzi nemico.

Non è una novità. Nella storia ci sono stati altri momenti simili di simboli trasformatisi in armi di distruzione. Basta ricordare la rivoluzione francese (absit iniuria verbis, naturalmente) quando la macchina di morte esaltata da monsieur Guillottin,  diventò l’emblema della rivolta dal basso dei sanculotti.

Il medico nonché rivoluzionario francese non ne fu l’inventore: se ne fece portavoce all’assemblea nazionale affinché ci fosse un meccanismo capace di tagliare la testa in modo uniforme a tutti i nemici della rivoluzione, dai nobili ai generali lealisti e, per ultimo, perfino al re e alla sua famiglia. Un primordiale uno-vale-uno per fare in modo che non esistessero disparità su chi eliminare e sul fatto di poterlo fare appunto democraticamente, senza sofferenze particolari o particolari trattamenti di favore.

Ebbene oggi la piattaforma, sia  quella storica di Rousseau, filosofo che poi della rivoluzione francese è figlio di pensiero e di ideali, sia quella digitalmente più smart di SkyVote, sono diventate quello che fu la ghigliottina ai tempi di Danton e Robespierre: il modo per tagliare la testa a chi si oppone.

La nuova ghigliottina è lo stilema con il quale il gruppo che uscirà vincitore decollerà politicamente l’antagonista. Non a caso l’ex avvocato del popolo ed ex premier nel momento in cui ha attaccato frontalmente il Garante ha invocato la votazione online, appunto impugnando il simbolo del grillismo palingenetico per usarlo come  colpo  di maglio capace di annichilire  chi con esso voleva conquistare l’universo.

“E non mi basta una vittoria risicata”, ha sibilato. Infatti: la ghigliottina deve essere definitiva, senza scampo. E allo stesso modo si è comportato l’Elevato imponendo al reggente di aprire le votazioni su Rousseau, ghigliottina a lui più filiale e congeniale. Il reggente non l’ha ascoltato e in tal modo pure lui si è adeguato al ghigliottinamento del papà che fu, diventato padre-padrone: si voti pure, ma laddove vuole Conte, il nostro nuovo capo rivoluzionario.

Ogni rivoluzione, com’è noto,  ha finito per divorare i suoi figli. Quella francese portò al patibolo il leader supremo del rovesciamento di classe e di potere. Quella russa ai campi di sterminio stalinista. I simboli del ribaltamento, i vessilli della rinascita del mutamento globale finiscono inevitabilmente per essere usati da vincitori per imporre il “loro” ordine. Non a caso la ghigliottina, da bandiera di liberazione dalla tirannia è finita per diventare il modo più agevole della Restaurazione per eliminare i focolai ribellistici.

La piattaforma grillina, formidabile arnese in mano ai più deboli per far sentire la loro voce, etereo pulsante da premere per far prevalere l’ideologia del Cambiamento e della radicalità subisce la kafkiana metamorfosi finale, diventa l’utensile  per debellare chi la pensa diversamente. Indipendentemente da come finirà e da chi vincerà, la piattaforma digitale è diventata la prosecuzione del confronto politico con altri mezzi, inevitabilmente letali. Il grillismo si auto-ghigliottina. Non poteva essere altrimenti.


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