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Libano ancora senza governo, Hariri rinuncia, la pressione di Usa e Francia

A poche ore da un comunicato in cui il segretario di Stato Blinken e il ministro degli Esteri Le Drian pressavano Beirut per trovare una quadra credibile e riformista alla crisi in corso, il presidente libanese Aoun ha respinto la proposta di Hariri. Il Libano sull’orlo del baratro

“Che Dio posso aiutare il Libano” ha commentato il primo ministro designato Saad Hariri dopo che la sua proposta di governo tecnocratico è stata rifiutata dal presidente libanese, Michel Aoun. Otto mesi per non raggiungere niente, il Libano è sull’orlo dello sfacelo.

Lo stallo politico sta contribuendo al collasso economico del paese e il primo ministro ad interim Hassan Diab ha chiesto aiuto internazionale per evitare un’imminente “esplosione sociale”. Servono riforme economiche, politiche e istituzionali: servono fondi per portarle avanti, serve una ricostruzione completa del sistema del paese e del suo tessuto sociale.

Servirebbe anche un’iniezione di fiducia. Poche ore prima che Aoun respingesse la proposta di Hariri, il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, e il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, avevano inviato un messaggio congiunto al presidente libanese sottolineando la necessità di formare un nuovo governo, credibile, il prima possibile.

Sia Washington che Parigi da mesi, da quando l‘esplosione al porto della capitale ha mostrato chiaramente tutti i limiti e le controversi del paese, stanno guidando lo sforzo internazionale per portare a Beirut un esecutivo in grado di compiere le necessarie riforme. Blinken e Le Drian hanno discusso delle possibili sanzioni contro i politici libanesi coinvolti nella corruzione endemica o nell’impedire la formazione di un governo.

Il paese è in condizioni critiche, nei giorni scorsi ha fatto notizia la morte di una bambina di dieci anni perché un ospedale dell’hinterland suo-orientale di Beirut non era stato in grado di reperire semplici antipiretici per abbassarle la febbre alta di cui soffriva da tre giorni. È un immagine che racconta come il paese sia sul punto di caduta. Manca l’acqua potabile, manca la corrente elettrica per la maggior parte del giorno.

Di più: la vicenda del porto è la sintesi tragica di un processo politico che ormai va definito per quello che è, ha scritto su queste colonne Riccardo Cristiano. Ossia, il braccio militare di Hezbollah si è impossessato dei commerci leciti e illeciti che avvengono nel Paese e soprattutto attraverso il poroso confine tra Libano e Siria, ha trasformato il sistema bancario libanese.

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