Lo Stato ci può costringere a vaccinarci? Ci può costringere ad andare al ristorante o a prendere un treno solo con il green pass? Sia i nostri ordinamenti che la Consulta sono abbastanza chiari sul confine tra salute pubblica e libertà individuali. Il parere del costituzionalista Alfonso Celotto
In queste settimane impazza la polemica sui vaccini e sull’uso dei green pass. Lo Stato ci può costringere a vaccinarci? Ci può costringere ad andare al ristorante o a prendere un treno solo con il green pass?
Le voci contrarie fanno leva sulla nostra libertà, sacra e inviolabile. Io non sono una cavia, lo stato non può decidere per me. Non mi può obbligare a vaccinarmi o usare il green pass.
Ma è giusto pensare che sia un discorso di libertà individuale?
Ricordiamo che per secoli diritti e libertà sono stati soltanto di alcuni, nel senso che la società è stata divisa per classi e soltanto all’interno della propria classe si potevano avere diritti. Così è stato per tutta l’antichità, per i Greci, i Romani e fino a tutto il Medioevo: i diritti erano sempre collegati alla facoltà o al potere di un singolo individuo, in ragione della sua appartenenza ad un gruppo.
La legge non era eguale per tutti e i diritti erano di pochi.
Tutto ciò è stato capovolto con il giusnaturalismo e la fine delle monarchie assolute. La libertà dei moderni è del tutto diversa da quella degli antichi. Come ci ha ricordato Benjamin Constant: la libertà degli antichi si sostanziava nel coinvolgimento con la vita della polis, come espressione della appartenenza alla comunità, mentre la libertà dei moderni consiste nella inviolabilità degli spazi individuali, su base egalitaria.
Così sono nati i nostri diritti individuali, riconosciuti e garantiti dallo Stato. Ma i diritti di ciascuno di noi sono assoluti e illimitati?
Certo che no. Lo ha detto anche la Corte costituzionale già molti anni orsono: «i diritti primari e fondamentali dell’uomo diverrebbero illusori per tutti, se ciascuno potesse esercitarli fuori dell’ambito della legge, della civile regolamentazione, del costume corrente, per cui tali diritti devono venir contemperati con le esigenze di una tollerabile convivenza» (sent. n. 168/1971).
Il primo limite ai miei diritti è la tutela dei diritti degli altri.
Posso mettere la musica a tutto volume in spiaggia infischiandomene di tutti i vicini? Posso andare in moto senza casco o senza rispettare il semaforo rosso? Basta riflettere sul limite della convivenza sociale per capire quanto sia importante vaccinarsi e utilizzare il più possibile il green pass.
Chi sceglie di non vaccinarsi non può avere gli stessi diritti di chi si vaccina, perché in questa fase soltanto con i vaccini e con l’uso del green pass possiamo limitare i contagi. Io posso anche essere libero di non vaccinarmi, ma non posso essere causa del contagio altrui. In fondo anche l’art. 32 della Costituzione ci ricorda che la salute non è soltanto diritto fondamentale dell’individuo, ma anche interesse dalla collettività.
Perciò è limitativo parlare di vaccini e di green pass come se fosse solo un problema di libertà individuale.
Nella nostra società il mio “io” deve convivere con “gli altri”.