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Lo Yemen chiede la pace con un festival a Taiz. L’appello all’Italia

Nonostante le difficili condizioni di vita, e dopo la recente campagna condotta dagli Houthi nelle aree del Paese sotto il proprio controllo contro gli artisti, la popolazione di Taiz ha deciso di dare un segnale in difesa della cultura e della libertà organizzando, in occasione della festa islamica del Sacrificio (Eid al-Adha), un festival musicale

Il popolo yemenita ha voglia di normalità dopo sei anni di guerra. A dimostrare questa necessità è la popolazione della città di Taiz, la terza per numero di abitanti del Paese dopo Sana’a e Aden. Si tratta di una città simbolo perché pur essendo controllata dal governo legittimo i suoi abitanti vivono sotto l’assedio dei ribelli Houthi.

Nonostante queste difficili condizioni di vita, e dopo la recente campagna condotta dagli Houthi nelle aree del Paese sotto il proprio controllo contro gli artisti, la popolazione di Taiz ha deciso di dare un segnale in difesa della cultura e della libertà organizzando, in occasione della festa islamica del Sacrificio (Eid al-Adha), un festival musicale.

Si tratta del “Cairo Citadel Festival”, che ha riportato la vita in città e grandi folle a riunirsi per un festival artistico. In particolare in migliaia sono accorsi nella serata del 21 luglio, per ascoltare il cantante yemenita, Ammar Al-Azzaki. Quest’ultimo è un idolo dei giovani in quanto è stato finalista della quarta edizione del talent televisivo “Arab Idol”, andato in onda sull’emittente satellitare saudita “Mbc”. Nonostante il suo Paese sia ancora in guerra, il cantante ha ricevuto molti voti dagli abitanti dello Yemen e della diaspora durante il percorso nel talent, al punto da diventare un simbolo della voglia di rinascita del suo popolo.

Il direttore dell’Ufficio Cultura di Taiz e responsabile dell’evento, Abdul-Khaleq Saif, ha spiegato a Formiche.net che il festival di quest’anno ha portato un messaggio umanitario, che esprime speranza, donando metà dei suoi proventi ai malati di cancro e al Centro sociale della città. È la prima volta da diversi anni che un pubblico del genere, si parla di migliaia di persone, partecipa a un festival culturale di questo tipo.

Chi invece ha avuto amici presenti all’evento è Arhab al-Sarhi, da sempre legato all’Italia in quanto cura le pubbliche relazioni dell’associazione di amicizia italo-yemenita. “Si tratta di un fatto importante per il nostro paese perché segna una svolta”, ha spiegato il rappresentante yemenita a Formiche.net. “Quel cantante è molto amato dai giovani che vogliono un riscatto rispetto a quanto avvenuto negli ultimi anni e chiedono la pace. Su questo pensiamo che l’Italia potrebbe fare tanto in quanto resta un punto di riferimento importante per noi yemeniti”.

Sarhi ha chiesto che, nonostante la chiusura dell’ambasciata italiana a causa della presenza dei ribelli Houthi a Sana’a, “venga assegnato un ambasciatore italiano, anche se non residente, solo per il nostro Paese. Questo perché vogliamo che l’Italia partecipi a qualsiasi processo di pace che possa portare tranquillità al popolo yemenita. Speriamo che il governo italiano prenda questa decisione perché sono tante le cose che Roma può fare come mediatore per la pace usando il rapporto che ha con i Paesi attori della regione. Gli italiani, alla luce del rapporto storico tra i nostri due paesi, potrebbero avere anche un ruolo nell’organizzazione di altri avvenimenti culturali di questo tipo. Sappiamo come, in momenti negativi come questo, atti positivi come quello di Taiz possono essere molto importanti per la popolazione locale. Sono tante le cose che si possono organizzare nelle città controllate dal governo, come Aden e Marib, per aiutare gli yemeniti”.

Se da Taiz arrivano notizie di speranza altrettanto non si può dire accade nelle aree in mano ai ribelli filo iraniani. La milizia Houthi ha iniziato ad addestrare più di 100 donne in luoghi segreti a Sana’a per compiere raid nelle case e nelle sale da cerimonie del Paese. Fonti a Sana’a hanno rivelato ai media locali che la milizia Houthi ha iniziato ad addestrare un nuovo battaglione femminile, chiamato “Al-Batul”, che fa parte delle cosiddette Brigate “Zainabiyat”, la cui missione è quella di supervisionare direttamente l’abbigliamento femminile usato durante la festa in modo che sia conforme ai dettami della sharia.

Questo dopo che l’11 luglio uomini armati hanno condotto un raid e hanno sparato indiscriminatamente sugli invitati di un matrimonio ad Amran, per poi arrestare lo sposo e gli artisti presenti. Per la formazione filo iraniana le performance canore sono contrarie alla fede. I media yemeniti hanno confermato che un commando armato Houthi, composto da diversi uomini guidati da un supervisore, Abu Khaled Al-Nimri, ha preso d’assalto, una sala da cerimonie di Amran rompendo gli strumenti musicali e arrestando lo sposo, Mukhtar Al-Sudi, e tre artisti che erano presenti nella sala per celebrare il matrimonio.

Le immagini dell’irruzione sono state girate da un giornalista locale finito pochi giorni dopo in manette. Si tratta di Fahd Al-Arhabi, ora rinchiuso in una delle prigioni della milizia, in quanto reo di aver documentato col suo telefonino il blitz dell’11 luglio. Il cronista è reo anche di aver pubblicato sui social media una serie di messaggi critici nei confronti del divieto di tenere concerti musicali da parte del gruppo filo iraniano.



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