Ultimatum del capo dello Stato per i decreti omnibus: nel Dl sostegni troppi emendamenti che non c’entrano nulla con la ripresa, alla prossima sarà rispedito indietro. Il Colle elenca le proposte più bizzarre. Ecco gli onorevoli “ammoniti” da Mattarella. C’è la lista e tocca tutti i partiti
Fra gli sport della politica italiana questo è uno dei preferiti: mettere insieme capre e cavoli, infilare fra le maglie dei disegni di legge una sfilza di emendamenti che con quella legge non c’entrano nulla.
Quella dei “decreti omnibus” è una disciplina antica, consumata, che nella storia repubblicana ha visto emergere campioni olimpionici. A volte con picchi di fantasia. Fra i più recenti, l’indimenticabile garanzia statale da 97 milioni di euro per il torneo di golf “Ryder Cup 2022” inserita dal governo Gentiloni nel decreto salva-banche del 2017.
Succede a volte però che chi deve promulgare quei decreti, il presidente della Repubblica, si risenta un po’ a dover mettere la firma sul minestrone di emendamenti che li accompagna.
Lo ha fatto questo venerdì Sergio Mattarella. Nel giorno del suo compleanno, il Capo dello Stato ha promulgato il Dl Sostegni senza risparmiare una strigliata al governo e ancora di più al Parlamento per la trafila di commi aggiunti al testo iniziale, 393, pieni di modifiche che “alla luce del disposto costituzionale e della ricordata giurisprudenza costituzionale sollevano perplessità in quanto perseguono finalità di sostegno non riconducibili all’esigenza di contrastare l’epidemia e fronteggiare l’emergenza”.
Il bon-ton istituzionale non nasconde del tutto l’irritazione del Colle per l’ennesimo disegno di legge gonfio di iniziative fuori programma. Tanto da mettere le cose in chiaro per la prossima volta, con buona pace di chi spera che il semestre bianco mandi in pensione anticipata il presidente della Repubblica: “Per quanto riguarda le mie responsabilità, valuterò l’eventuale ricorso alla facoltà prevista dall’articolo 74 della Costituzione nei confronti di leggi di conversione di decreti-legge caratterizzati da gravi anomalie che mi venissero sottoposte”.
Non è la prima volta che Mattarella perde la pazienza per i decreti tutto-fare. Già nel 1988, allora ministro per i Rapporti con il Parlamento del governo De Mita, si era occupato della riforma della decretazione d’urgenza per mettere un freno, d’accordo Dc e comunisti, alla cascata di emendamenti in fuorigioco.
All’epoca ad accendere la miccia fu un incontro con De Mita a Palazzo Chigi di una delegazione del Pci. Renato Zangheri, presidente dei deputati comunisti, tirò fuori da una cartella due decreti legge da approvare di lì a breve. Dentro c’era di tutto: dai porti all’occupazione giovanile, dalla cassa integrazione ai teatri tenda, dalle pensioni alle assunzioni negli uffici di collocamento.
Non è da meno il Dl sostegni nel mirino di Mattarella. Nel comunicato del Colle c’è pure una lista degli emendamenti più bizzarri. Sia chiaro, magari buoni e giusti, ma fuori tema. E come a scuola, quando un tema va fuori dalla traccia segnata, non importa che sia scritto bene o male: viene cassato.
Chi sono, però, i proponenti? Scorrendo la lista delle modifiche segnate in rosso dal Quirinale si risale agli “ammoniti”. Destra, sinistra, centro, c’è tutto l’emiciclo. E spesso le proposte sono bipartisan.
Si parte dall’articolo 7-ter con la proposta della deputata dem Alessia Rotta per realizzare “interventi di recupero, riconversione funzionale e valorizzazione di beni demaniali ad uso militare situati all’interno di parchi nazionali”.
Dunque il comma 1-quater dell’articolo 9, dedicato alle agevolazioni fiscali per i comuni terremotati, con la proposta sottoscritta da ben quattro partiti diversi per salvare “l’autonomia scientifica dell’INGV nelle attività svolte in coordinamento […] con il Dipartimento della Protezione civile”, firmato da Paolo Trancassini e Lucia Albano (Fdi), Patrizia Terzoni (M5S), Stefania Pezzopane (Pd) e Tullio Patassini (Lega).
Cartellino giallo del Colle per l’articolo 10 comma 13-quater proposto dall’ex ministro dello Sport grillino Vincenzo Spadafora in tema di riforma dello sport. Ma anche per un emendamento sul Codice dell’Ordinamento militare (articolo 30-bis) del deputato leghista Roberto Paolo Ferrari. L’articolo 31 tratta di “modifiche in materia di ricerca e sviluppo di vaccini e farmaci”. Che c’entra allora un emendamento (31 comma 7) per destinare 5 milioni di euro alla Fondazione FS Italiane a sostegno “dei treni storici” firmato dal deputato M5S Cosimo Adelizzi?
La lista del Quirinale continua con un emendamento di Stefania Prestigiacomo (Fi) per la “riorganizzazione del sistema camerale della regione siciliana” (54-ter), un altro ancora firmato da Raffaella Paita (Iv) per l’articolo 63 (che dovrebbe trattare di fibra ottica) per il “rilascio dei permessi di costruire concernenti la realizzazione di nuovi edifici residenziali” (63-bis).
Chiudono il cerchio due modifiche segnalate sul sito del Colle. Quella del deputato dem Ubaldo Pagano all’articolo 67 (comma 13-bis) per “la riapertura dei termini, scaduti lo scorso giugno, per un’istruttoria di competenza dell’Agcom” e infine l’articolo 75-bis che chiede di aumentare l’indennità di servizio del personale preposto alla sicurezza delle rappresentanze diplomatiche e consolari all’estero firmato da Andrea Delmastro (Fdi), Gennaro Migliore (Iv), Valentino Valentini (Fi), Iolanda Di Stasio (M5S), Eugenio Zoffili (Lega) ed Erasmo Palazzotto (Leu).