Il deputato 5Stelle a margine dello spoglio che ha promosso il nuovo statuto elaborato da Giuseppe Conte. “Più limpidezza nelle funzioni che il Movimento dovrà avere all’interno e all’esterno delle istituzioni”. Dal vaffa alla cura delle parole. Crisi d’identità? “No, ci adeguiamo ai tempi senza rinnegare il passato”
Ora manca solo l’ultima votazione per eleggerlo presidente. Giuseppe Conte, tuttavia, ha incassato dalla base del Movimento un risultato plebiscitario sulla sua creatura: il nuovo statuto. La vittoria è stata schiacciante: l’87% degli iscritti ha votato sì. “Ha votato per il rinnovamento e per la chiarezza”. A dirlo è Francesco D’Uva, deputato questore pentastellato, già capogruppo alla Camera.
D’Uva, si aspettava questo trionfo di consensi per il nuovo statuto?
Direi di sì: siamo sempre stati in contatto con i nostri iscritti. Ad ogni modo si tratta di un segnale importante. Una grande voglia di rilancio delle attività politiche del Movimento sia dentro che fuori dalle istituzioni. Il nuovo statuto non rappresenta solamente un passaggio formale, bensì sancisce una trasformazione strutturale: si passa dall’avere una forza movimentista senza struttura, ad avere compiti e ruoli ben definiti.
Nel nuovo statuto c’è un rilancio anche delle “Cinque Stelle” che hanno rappresentato i punti cardine della vostra azione politica.
Sì, infatti quello sui temi è stato un passaggio molto importante. D’altra parte il vecchio statuto era evidentemente superato, tanto più che era stato scritto da un movimento che non aveva mai messo piede all’interno delle istituzioni. Ora abbiamo un documento sicuramente concepito in maniera più strutturata. È uno statuto di una forza politica che non solo ha preso dimestichezza con i ruoli istituzionali, ma ha anche avuto l’onore di governare.
Il punto che lei ritiene più importante del nuovo statuto qual è?
Prima di tutto quello legato alla chiarezza. Alla limpidezza soprattutto in ordine ai ruoli all’interno e all’esterno del partito. Grande spazio e importanza vengono ad esempio conferiti ai territori. Passaggio quest’ultimo tutt’altro che scontato. Con il vecchio statuto, infatti, nessun gruppo di persone simpatizzanti del Movimento 5 Stelle poteva parlare a nome del partito se non aveva rappresentanti eletti in ruoli istituzionali a livello locale. Ora invece si potrà fare, ed è importante per i territori. Mi viene in mente il caso del meet up di Messina che, pur esistendo dal 2006, prima di aver eletto i rappresentanti in consiglio comunale, non ha potuto esprimersi a nome del Movimento.
C’è un punto curioso del nuovo statuto, illustrato anche nel video che Giuseppe Conte ha pubblicato pochi giorni fa per sintetizzare i contenuti del documento. E riguarda la “cura delle parole”. Eppure voi siete stati il movimento del “Vaffa”. Un cambio d’identità?
Tutt’altro. Non rinneghiamo il passato perché, in quel momento storico, erano necessari termini e parole duri per smuovere le coscienze. Ora invece la situazione è cambiata, dunque adesso è prioritario far capire alle persone che il Movimento Cinque Stelle è una forza politica affidabile e matura. È dunque una normale evoluzione, attagliata sulle nuove esigenze di uno scenario celermente mutevole.
Con l’approvazione del nuovo statuto fate un ulteriore passo avanti verso l’alleanza con il Pd?
Diciamo che in questi mesi abbiamo dimostrato che possiamo stringere alleanze con il Pd, a prescindere dallo statuto. Certo, lo statuto ci aiuta nella nostra organizzazione e, quindi, nelle discussioni interne.
Ora siete sempre più simili a un partito, più che a un movimento.
In termini di struttura ci stiamo avvicinando molto alla forma del partito, ma non siamo partitocratici. Il partito, inteso in senso stretto, rischia di somigliare sempre a se stesso. Noi invece cerchiamo di metterci sempre e costantemente in gioco.