Skip to main content

Green pass, punto. Centinaio (Lega) contro i nì-vax

Il sottosegretario all’Agricoltura e già ministro nel governo gialloverde: sul green pass dà la linea Salvini, io sono d’accordo ma lo miglioreremo in aula. Al Quirinale vedo bene Berlusconi, Draghi serve al cantiere Italia. Roma e Milano? Ci mettiamo la faccia, una candidatura di Salvini aiuterebbe

“Se l’ha detto il segretario…”. Gian Marco Centinaio si definisce “un leghista storico”. Il sottosegretario all’Agricoltura del governo Draghi è nel Carroccio dal 1990, un vero soldato di Via Bellerio. La linea sul green pass, dice a Formiche.net, la dà Matteo Salvini, punto. E se qualcuno alza le barricate contro il compromesso trovato nel cdm “pazienza”.

Chi esulta per il risultato, chi è su tutte le furie. Lei da che parte sta?

Io non ho mai fatto mistero delle mie idee: sono favorevole al green pass. Un anno fa ci siamo illusi che fosse tutto finito, poi con la salita dei contagi in autunno c’è chi ha puntato il dito contro la politica perché non aveva fatto abbastanza.

Quindi?

Ecco, il green pass è lo strumento per evitare nuove chiusure il prossimo autunno. Poi, come tutte le misure, è migliorabile. Ci sono falle tecniche che aggiusteremo.

Ad esempio?

Una parte dei vaccinati non può ottenerlo. Ci sono categorie lavorative esentate, altre no. Dobbiamo rimetterci mano in aula, abbiamo già pronti gli emendamenti.

Claudio Borghi parla di “vergogna” e “sconfitta”, non è l’unico. Avere colleghi di partito che strizzano l’occhio ai no-vax è un problema?

Come ha chiarito Salvini, non si può censurare la libertà di pensiero. Sono nella Lega da trent’anni, e mi hanno insegnato che la posizione della Lega la indica il segretario, si chiami Bossi, Maroni o Salvini.

Centinaio, è iniziato il semestre bianco e si scalda la corsa per il Quirinale. Per Salvini Silvio Berlusconi sarebbe il candidato ideale. Anche qui fa il militare?

Ma no, è semplicemente una scelta logica. Berlusconi più di tutti ha l’esperienza e le carte giuste per fare il Presidente della Repubblica. Nel centrodestra è sempre riuscito a convogliare su di sé il voto dei moderati, è un ottimo candidato.

Quindi Draghi lo imbullonate a Palazzo Chigi?

Draghi sta lavorando bene, ha dato alla politica una direzione di marcia e non possiamo permetterci di fare a meno di lui ora. Dobbiamo concentrarci per spendere bene i fondi del Recovery, Draghi serve al “Cantiere Italia”. Poi la politica si riprenderà i suoi spazi…

Cioè?

Parlo della politica partitica, che inevitabilmente è stata messa in stand-by. Meglio così, ora servono di più i manager. Io lo faccio nella vita e per questo mi preoccupa la progettualità un po’ confusa nella gestione dei fondi europei. A settembre chiederò un appuntamento al ministro Patuanelli e ci sederemo intorno a un tavolo. Per spendere i 7 miliardi destinati alle politiche agricole serve un piano di medio-lungo periodo.

Nel breve periodo invece vi aspetta un autunno caldo, a partire dalle amministrative. Vi fanno un po’ paura?

Diciamo che le grandi città per noi sono sempre state una prova difficile. Una cosa è certa: corriamo per vincere.

Eppure a Roma e a Milano sembra che a spingere più di tutti ci sia Giorgia Meloni. Nella corsa per la capitale hanno fatto discutere le prime uscite di Enrico Michetti. È stata una scommessa rischiosa?

Comunque vada, è una scommessa su cui mettiamo la faccia. Come immaginavo, Matteo (Salvini, ndr) si è messo pancia a terra e sta girando tutti i municipi di Roma per incontrare i cittadini e i nostri candidati, non giochiamo per partecipare. Se vinciamo ci mettiamo la medaglietta al petto, se dovesse andare male nessuno potrà dire che ci siamo tirati indietro.

A Milano Salvini capolista può aiutare Luca Bernardo?

Deciderà il segretario. Va da sé che se corresse come capolista sarebbe più facile convincere tanti amici indecisi a votare Lega.

Fra Lega e FdI c’è maretta, Meloni cavalca nei sondaggi. Chi avrà un voto in più sarà candidato premier alle prossime elezioni?

Non cambiamo le regole in corsa. Lo dicevamo quando il leader era Berlusconi, lo ripetiamo ora.

Berlusconi è tornato a proporre una federazione fra Lega e Forza Italia. L’idea la entusiasma?

Anche qui, l’ultima parola spetta a Salvini. Non abbiamo problemi a metterci in gioco. Ma sono certo che noi leghisti della vecchia guardia, se la federazione si farà, proporremo le nostre condizioni per andare avanti con il progetto.


×

Iscriviti alla newsletter