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L’Europa è schizofrenica davanti all’Iran. L’accusa di Terzi di Sant’Agata

L’Unione europea da una parte condanna l’attacco “sconsiderato e unilaterale, contro il diritto internazionale e minaccioso per la pace” dei droni iraniani contro un mercantile israeliano che ha ucciso due membri dell’equipaggio, un britannico e un romeno. Dall’altra invia il suo rappresentante all’insediamento di Raisi, legittimando il responsabile di crimini contro l’umanità. Il corsivo dell’ex ministro degli Esteri

Siamo alle comiche (finali?). La politica estera europea sta mostrando tutti i sintomi di una schizofrenia dilagante che rischia di compromettere la credibilità delle Istituzioni di Bruxelles non solo di fronte all’opinione interna, ma anche a quella mondiale, e soprattutto sta minando ogni possibilità di ricoprire un ruolo di primissimo piano nello scenario internazionale.

Su queste pagine, negli ultimi tempi, sono stati sollevati numerosi interrogativi sull’operato dei vertici di Bruxelles ma, a quanto pare, il quadro clinico non accenna a migliorare.

È soprattutto nella comprensione del dossier mediorientale che i vaneggiamenti risultano più accentuati, mostrando quanto l’iniziativa politica dell’UE sia molto flebile e poco lungimirante, in particolare se si parla di Iran.

Dalla firma nel 2015 dell’Accordo sul nucleare iraniano (JCPOA) ad oggi, si è assistito ad una escalation di iniziative a tutto campo per reinserire il regime iraniano all’interno del perimetro della Comunità Internazionale, a volte assumendo le connotazioni di autentici “tappeti rossi” senza la richiesta di alcuna concreta garanzia in cambio.

Ricordiamo gli accalorati inviti ad investire nell’economia iraniana, sottacendo però i rischi di finanziare compagnie in mano alle Guardie della Rivoluzione Islamica IRGC, e quindi il terrorismo internazionale.

Ricordiamo i continui viaggi, e occasioni di incontro, di nutrite delegazioni di aziende europee con le autorità del regime per creare canali esclusivi di scambi – in cui l’Italia assunse per un certo periodo il ruolo di capofila – esponendo però le stesse aziende al pericolo di incorrere nelle pesanti sanzioni “secondarie” del Dipartimento del Tesoro americano.

Da par suo il regime, soprattutto dopo l’uscita degli USA dal JCPOA nel 2018, ha messo in campo tutti gli sforzi per ribadire il proprio totale disprezzo nei confronti delle regole e dei principi sui quali è imperniata la Comunità Internazionale, minandone la stabilità e la sicurezza.

Sul piano interno, inoltre, la situazione appare ogni giorno più incandescente, il collasso economico, politico e sociale è ormai incombente. La popolazione, oltre che per il dramma della pandemia di Coronavirus, è ormai allo stremo. La proteste sono dilagate in tutto il Paese, così come la sanguinaria repressione operata dal regime ha raggiunto livelli di crudeltà inauditi.

In un tale contesto, la ciliegina sulla torta è rappresentata dalla elezione a Presidente di Ebrahim Raisi, vincitore di una “farsa” elettorale senza concorrenti e senza precedenti.

Ed è proprio in occasione della cerimonia di insediamento, e nei giorni seguenti, che si consuma quello che potrebbe (ma in realtà dovrebbe) definirsi il “suicidio” della Politica Estera dell’UE e del suo Alto Rappresentante.

Tutti ricordiamo l’attacco, alla fine di luglio, alla nave mercantile israeliana nel Mare dell’Oman da parte di droni “kamikaze” esplosivi, che ha causato la morte di due membri dell’equipaggio, uno cittadino britannico e l’altro della Romania.

Dopo qualche iniziale incertezza “occidentale”, le prove indiziarie hanno indicato l’Iran quale responsabile di quello che è stato definito, dai Ministri degli Esteri dei Paesi “G7” e dall’Alto Rappresentante UE per gli Affari Esteri, come un “un attacco deliberato e mirato e una chiara violazione del Diritto Internazionale”.

Dopo un paio di giorni anche l’Alto Rappresentante Borrell ha voluto ribadire, a nome dell’Unione Europea, la propria condanna per una simile “azione sconsiderata e unilaterale, contro il diritto internazionale e minacciosa per la pace internazionale”.

Fin qui, ciò che ad un primissimo esame dovrebbe rappresentare la normalità di fronte a così palesi violazioni delle regole internazionali, si scontra invece con incomprensibili contraddizioni che ancora una volta lasciano intendere ai vertici del regime iraniano di poter godere di una sostanziale impunità alla propria condotta criminale.

Alla luce di ciò, porsi dei seri interrogativi sulla linea portata avanti da Bruxelles nei confronti di Teheran, rappresenta una non più indifferibile necessità.

L’Alto Rappresentante Borrell dovrebbe infatti fornire all’opinione pubblica europea e non solo, validi elementi per i quali da un lato invia il Vice Segretario Generale del Servizio per l’Azione Esterna dell’UE Enrique Mora alla cerimonia di insediamento di Raisi, legittimando così il responsabile di terribili crimini contro l’umanità; mentre dall’altro condanna l’atteggiamento del regime iraniano quale “una minaccia alla pace e la sicurezza internazionali, insieme al suo sostegno a milizie e a forze militari non governative”.

Ironia della sorte, proprio ai rappresentanti dei principali proxy di Teheran – Hezbollah, Hamas e Jihad Palestinese – seduti in prima fila, Enrique Mora ha dovuto “guardare le spalle” facendo forse finta di dimenticare che si trattava di entità iscritte nella lista UE delle organizzazioni terroristiche.

[Nella foto: l’inviato europeo Enrique Mora con Ebrahim Raisi]



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