La Blue Origin di Jeff Bezos, fondatore di Amazon, fa causa alla Nasa riaccendendo le proteste della società per l’esclusione del proprio lander lunare dal programma Artemis. Il vero avversario della società, però, è la SpaceX di Elon Musk, che continua a ottenere successi e contratti
La compagnia spaziale Blue Origin di Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha intenzione di trascinare la Nasa davanti a una corte federale, accusando l’agenzia spaziale statunitense di aver commesso degli errori durante la fase di valutazione del proprio lander lunare progettato per il programma Artemis. Il reclamo è solo l’ultima tappa di un percorso cominciato mesi fa dalla società, cha ha già visto un primo ricorso simile rigettato da un’agenzia federale di vigilanza. Secondo questa nuova accusa, portata direttamente davanti a un giudice federale, la Nasa avrebbe effettuato una “valutazione illegale e impropria” delle proposte avanzate dalla società di Bezos.
IL CONTRATTO IN PALIO
La Blue Origin era una delle tre aziende in lizza per il contratto da stipulare con la Nasa per la progettazione del velivolo sul quale “il prossimo uomo e la prima donna” potranno raggiungere la superficie della Luna una volta arrivati nella sua orbita. Il contratto prevede la realizzazione di due lander lunari; uno di prova senza esseri umani a bordo e un altro per l’allunaggio vero e proprio degli astronauti. Ad aprile, l’agenzia spaziale Usa aveva accantonato il sistema di atterraggio Blue Moon, dal costo di 5,9 miliardi di dollari, preferendogli il progetto da 2,9 miliardi della rivale SpaceX di Elon Musk. Dopo la decisione della Nasa, la SpaceX ha già ricevuto 439 milioni di dollari per cominciare il lavoro. Ora, la rimostranza della Blue Origin in tribunale potrebbe innescare una pausa al contratto di SpaceX, come già era successo in occasione del primo ricorso.
LA RISPOSTA DELLA NASA
In un primo momento la Nasa sembrava intenzionata a scegliere almeno due società per la realizzazione del lander, una strategia impiegata già in precedenza per creare delle ridondanze nel caso di fallimenti o ritardi da parte di una delle due compagnie. La scelta di ridurre la selezione a una sola società è stata dettata, secondo quanto affermato dall’agenzia aerospaziale a stelle e strisce, dal fatto che il Congresso ha finanziato appena un quarto di quanto richiesto dalla Nasa per il programma. La spiegazione data dalla Nasa è stata giudicata legittima da parte del Government accountability office (Gao), l’agenzia indipendente che sorveglia sulle spese decise dal governo federale, che a luglio scorso respinse il primo ricorso della Blue Origin.
IL LANDER BLUE MOON
Il lander lunare Blue Moon proposto dalla società di Bezos prevedeva la collaborazione di una squadra nazionale di appaltatori aerospaziali affermati tra cui Northrop Grumman e Lockheed Martin. L’azienda ha del resto dimostrato il raggiungimento di un elevato livello di preparazione lanciando e facendo atterrare per 16 volte il suo razzo suborbitale riutilizzabile New Shepard, che nelle intenzioni dell’azienda avrebbe dovuto portare in orbita tutto il necessario per il viaggio umano verso la Luna. A luglio, inoltre, è avvenuto con successo il primo volo del New Shepard con equipaggio, con a bordo lo stesso fondatore, il fratello Mark Bezos, l’olandese Oliver Daemen e Wally Funk, rispettivamente il più giovane (18 anni) e la più anziana (82) a superare l’atmosfera.
LOTTA TRA TITANI
Il vero avversario della Blue Origin e di Bezos sembra essere la SpaceX di Elon Musk, che continua a incassare successi e contratti. Non è un caso, del resto, che alla causa presentata contro la Nasa la Blue Origin abbia allegato la richiesta di mettere in pausa il contratto di SpaceX per la durata del dibattimento. La Blue Origin ha più volte criticato il sistema Starship di SpaceX definendolo inefficiente ed eccessivamente complesso, osservando come per ogni viaggio verso la Luna sarebbero necessari 16 lanci separati, contro gli appena tre della Blue Origin. Inoltre, sempre secondo la società di Bezos, le tecnologie impiegate dalla SpaceX non sarebbero state sufficientemente testate, con conseguenti rischi per la sicurezza delle missioni.
LA REAZIONE DI MUSK
La risposta di Musk non si è certo fatta attendere, e il fondatore di SpaceX ha affermato che, per quanto complesso, la società si è già dimostrata essere all’altezza del compito, attraccando oltre venti volte con la Stazione spaziale ed effettuando nella sola prima metà del 2021 ben più dei 16 voli orbitali tanto criticati da Blue Origin. Il sistema di SpaceX, così come proposto alla Nasa, prevede una serie di lanci della Starship in versione cargo verso una stazione di deposito orbitante dalla quale, successivamente, rifornire la “nave spaziale” destinata al viaggio verso la Luna. Musk non ha risparmiato frecciatine al vetriolo verso i suoi rivali della Blue Origin, twittando: “Anche se Babbo Natale rendesse improvvisamente il loro progetto fattibile e a costo zero, vi assicuro che la prima cosa che vorreste fare è cancellarlo”.