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Operazione Aquila Omnia. Il ponte aereo dall’Afghanistan

Arrivato all’aeroporto di Fiumicino il primo volo, con 85 persone a bordo, del ponte aereo che dall’Afghanistan porterà in Italia gli ex collaboratori e le loro famiglie per sottrarli alle ritorsioni dei Talebani. L’operazione “Aquila Omnia”, gestita dalla Difesa, prevede l’impiego giorno e notte di sette aerei dell’Aeronautica militare

“L’impegno è massimo da parte della Difesa per evacuare chi ha collaborato con l’Italia”. Così il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, si è espresso sul trasporto umanitario in corso dall’Afghanistan per portare in Italia i nostri collaboratori afghani e le loro famiglie. Il primo volo, con 86 persone a bordo, tra cui alcuni italiani, numerosi ex collaboratori afghani e i loro familiari, personale della delegazione dell’Unione europea e della Nato evacuati da Kabul, è atterrato oggi all’aeroporto di Fiumicino. Prima di lasciare l’aeroporto, tutti saranno sottoposti a tampone anti Covid. Sull’operazione di rimpatrio è intervenuto anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi: “Sul campo ci sono ancora delle squadre militari e dei diplomatici che dovranno aiutare l’evacuazione dei nostri concittadini, dei collaboratori afghani e delle loro famiglie; voglio ringraziare tutte queste persone per il loro coraggio e la dedizione con cui svolgono il loro compito”.

IL PONTE AEREO

I passeggeri sono stati imbarcati all’aeroporto di Kabul su un C130J messo a disposizione dall’Aeronautica militare, decollato poco prima dalla base italiana in Kuwait. Dopo uno scalo tecnico, l’aeroplano è giunto di nuovo in Kuwait, dove i passeggeri sono stati trasferiti su un KC767 dell’Aeronautica per essere definitivamente trasportati in Italia, dove sono arrivati nel pomeriggio. Nella giornata di oggi sono previsti altri due viaggi dal Kuwait verso l’Afghanistan per imbarcare circa altre 150 persone, che saranno poi trasportate in Italia sempre attraverso i KC767 dell’Arma azzurra. “Il nostro impegno è lavorare col massimo sforzo per completare il piano di evacuazione dei collaboratori afghani, degli attivisti e di chi è esposto al pericolo”, ha continuato il ministro Guerini.

L’OPERAZIONE AQUILA OMNIA

Per l’evacuazione dei nostri collaboratori dall’Afghanistan la Difesa ha messo in campo l’operazione “Aquila Omnia”, pianificata e diretta dal nuovo Comando operativo di vertice interforze (Covi) al comando del generale Luciano Portolano. Per l’operazione l’Aeronautica ha schierato sette aerei, quattro C130J della 46^ Brigata Aerea, dislocati in Kuwait, che stanno effettuando, in sicurezza e con estrema rapidità, il cosidetto trasporto tattico del personale militare e civile, sia italiano che straniero, dall’Afghanistan al Kuwait, e tre velivoli da trasporto strategico e di lungo raggio KC767A del 14° Stormo, che completano il ponte aereo dal Kuwait all’Italia. Questa sorta di “staffetta” che combina trasporto tattico e trasporto strategico consente all’Aeronautica militare e alla Difesa di assicurare in tempi brevi il rimpatrio e l’evacuazione in sicurezza di tutto il personale dall’Afghanistan. L’operazione è condotta in stretta sinergia con il ministero degli Esteri e il ministero dell’Interno, che prenderà in carico gli afghani in arrivo nel nostro Paese dopo un primo periodo di quarantena. Nonostante il rapido deterioramento delle condizioni di sicurezza nel Paese dell’Asia centrale, le operazioni procedono con il massimo impegno.

L’IMPEGNO DELLA DIFESA

Già lo scorso giugno la Difesa aveva attivato l’operazione “Aquila 1”, attraverso la quale 228 interpreti afghani sono stati inseriti nel programma di accoglienza per i collaboratori della missione italiana in Afghanistan. Con l’operazione “Aquila 2”, attivata pochi giorni fa, è già operativo presso l’ambasciata d’Italia a Kabul, in collaborazione con il governo afghano, un team rinforzato dedicato ad agevolare le operazioni di recupero, identificazione, rilascio visti e passaporti per il successivo arrivo in Italia in sicurezza di ulteriori 391 interpreti. Il dispositivo militare guidato dal Covi rimarrà operativo presso l’aeroporto di Kabul fino all’imbarco dell’ultimo collaboratore e fino a quando le condizioni di sicurezza lo consentiranno.



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