Putin ha lanciato un intenso programma di costruzioni navali per modernizzare il 70% della flotta militare russa entro il 2027. Il potenziamento della Marina è un tassello indispensabile per riaffermare il ruolo di Mosca sui mari e conseguire gli ambiziosi obiettivi geopolitici del Cremlino, a partire dal Mar Nero e dal Mediterraneo
“Una Russia sovrana e forte ha bisogno di una Marina potente ed equilibrata”. Lo ha affermato lunedì scorso il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, in occasione del varo di alcune nuove unità navali che andranno a rinforzare la flotta di Mosca. Nella stessa occasione il presidente russo ha anche lanciato la costruzione di nuovi sottomarini e navi da guerra di vario genere, parte di un poderoso sforzo di modernizzazione della Voenno-morskoj flot (Vmf), la marina militare russa. “Continueremo a rafforzare il potenziale della marina russa, a sviluppare le sue basi e infrastrutture, ad armarla con armi all’avanguardia”, ha continuato Putin.
MODERNIZZARE LA FLOTTA
Il programma di potenziamento navale prevede la costruzione di due corvette, due sottomarini diesel e almeno due sottomarini nucleari armati con missili balistici intercontinentali, vascelli da realizzare nei cantieri navali di Severodvinsk, San Pietroburgo e Komsomolsk-on-Amur. Rivolgendosi direttamente agli ufficiali e ai marinai della Vmf, Putin ha a sottolineato: “Nei prossimi anni avrete un lavoro serio da fare per adempiere all’ordine di difesa dello Stato e ai piani delineati nel programma nazionale di armamenti, in modo che in sei anni, nel 2027, la quota di navi moderne nella marina possa raggiungere il 70%”.
UN “LAGO RUSSO”
Il Cremlino, del resto, ha fatto della modernizzazione militare una delle sue priorità assolute, usata anche come leva nelle burrascose relazioni con l’Occidente, gravemente incrinate dopo l’annessione della Crimea nel 2014. Proprio nel Mar Nero, Mosca cerca da tempo di ristabilire una propria presenza navale regolare ed esclusiva, cercando di far tornare quel particolare bacino un “lago russo”. L’incidente avvenuto a giungo a largo delle coste della Crimea, con i colpi d’avvertimento lanciati, secondo Mosca, da unità navali russe in direzione del cacciatorpediniere britannico HMS Defender (evento però smentito da Londra), è stato la dimostrazione plastica di questa pretesa. Indipendentemente dalla dinamica dei fatti, è innegabile che il Cremlino stia aumentando il proprio coinvolgimento in quelle acque e che non gradisca “intrusioni” (dal suo punto di vista) in quel quadrante.
LE AMBIZIONI DEL CREMLINO
Ma la presenza di Mosca non si limita ai mari considerati dal Cremlino “domestici”, portando la competizione direttamente in acque anche lontane dalle coste russe. Secondo le parole dello stesso Putin: “Elaboreremo complesse missioni di addestramento al combattimento durante le esercitazioni e i lunghi viaggi in mare e così metteremo in mostra la bandiera russa in aree strategicamente importanti a livello globale”. La marina russa ha già da tempo una presenza nel Mar Mediterraneo, con l’importante base navale di Tartus, sulla costa siriana, recentemente ampliata e modernizzata. Tartus è, tra l’altro, l’unica struttura di questo tipo che Mosca possiede al di fuori dei territori che un tempo facevano parte dell’Unione sovietica, un esempio piuttosto eloquente del livello di ambizione deciso da Putin.
L’INDUSTRIA MILITARE RUSSA
Il varo delle unità è avvenuto in un momento significativo per la difesa russa, parte delle dimostrazioni di Army-2021, lo show militare organizzato dal Cremlino per mostrare al mondo la potenza delle proprie Forze armate e attrarre nuovi clienti per il comparto industriale militare russo. La dimostrazione, durata un’intera settimana, ha visto l’esibizione dei più disparati sistemi d’arma prodotti dalla Russia, dagli aerei ai carri armati, missili, navi, droni e così via. “Molte delle nostre armi hanno capacità che non hanno analoghi nel mondo, e alcune rimarranno ineguagliate per molto tempo a venire”, ha concluso Putin, un messaggio chiaro rivolto ad amici e avversari.