Negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei la vittoria dei Talebani è usata dai gruppi di estrema destra per rilanciare la loro narrazione contro l’Occidente (esattamente come fanno i gruppi jihadisti o concorrenti strategico di Usa e Ue come Russia, Cina e Iran)
Che l’Afghanistan potesse essere un catalizzatore per le azioni dei gruppi jihadisti in giro per il mondo è un timore arci-noto – è questo d’altronde che interessa le potenze regionali e internazionali, siano esse i paesi del Golfo, Turchia, Iran o Stati Uniti, Russia e Cina. Ora il rischio è anche legato all’innesco di un grilletto psico-sociale in cui una conquista (nel caso la vittoria talebana) diventa ispirazione per il singolo individuo o per un gruppo minore. A questo si unisce lo sfruttamento di un’opportunità, la speculazione tattica nel solco della necessità strategica. E poco importa, al fondo di questa dinamica, se a conquistare Kabul sia stata un gruppo tendenzialmente nazionalista, meno interessato di altri all’esportazione del jihad. Gli spazi per la narrazione sono larghi.
Testimonianza è come i gruppi dell’estrema destra, soprattutto negli Stati Uniti ma anche altrove, abbiano cercato di sfruttare quanto accaduto a proprio vantaggio. “If they can, we can” è lo slogan con cui alcuni neonazisti e suprematisti bianchi americani hanno commentato sui propri canali Telegram o nei profili su Gab quanto successo a Kabul. Il filone di fondo è la sconfitta dell’Occidente come lo conosciamo, ossia come l’insieme di regole, diritti, libertà condivise di cui si compone lo stato liberale. Il tema è l’idealizzazione di un modello alternativo, perché – nel pensiero dei gruppi della destra – quello delle democrazie occidentali ha fallito. Pensiero che accomuna gli estremisti nazisti dell’America profonda ai jihadisti mediorientali e su cui trovano spazi narrativi i rivali dell’Occidente.
Russia e Cina, ma anche Iran o Corea del Nord, cavalcano uno storytelling simile, e lo hanno fatto anche nell’occasione della presa talebani di Kabul. È d’altronde un’opportunità rara: la Nato e gli Stati Uniti (ossia ciò che identifica la linea di continuità strategica dell’Occidente) escono dalla guerra più lunga lasciando il paese esattamente come lo avevano trovato quando nel 2001 fu deciso l’intervento militare. Poco importa a Pechino e a Mosca se la riflessione interna ruota attorno al rischio che adesso un Afghanistan talebano, senza pesi e contrappesi occidentali, presenti in termini di tenuta securitaria dell’area (vedere gli attentati di Kabul, il dilagare dell’IS nel Khorasan); quanto questo comporti un aumento necessario del coinvolgimento di entrambi davanti a un potenziale bubbone alle proprie porte.
L’opportunità di usare quanto accaduto in termini di narrazione anti-occidentale fa parte delle direttrici strategiche di certi paesi. E queste passano anche dalla costruzione di fatti e narrazioni alternative da poter diffondere online attraverso campagne di infowar, moltiplicando il loro effetto attraverso i terreni comuni con altre realtà. La retorica violenta sull’imminente invasione di sfollati afghani negli Stati Uniti o in Europa è parte della questione, per esempio. Tema sfruttato anche da gruppi francesi, che trovano terreno fertile tra la paura connessa ai vari attacchi terroristici subiti negli anni. Non è chiaro quanto profonda sarà la crisi migratoria (potenzialmente a esserne colpiti potrebbero esser più Russia e Cina, e le loro sfere d’influenza in Asia Centrale, o l’Iran), ma lo spauracchio è un utile gancio.
“Armiamoci”, “questa è un’invasione del nemico”, “bruciamo gli uffici” (intesi quelli governativi), sono altri dei messaggi diffusi online dai gruppi estremisti di destra, che arrivano a usare un grande classico delle teorie del complotto: l’accoglienza di rifugiati – che sono in stragrande maggioranza afghani che nel corso del tempo hanno collaborato con le forze Nato – diventa un vettore, una scusa, per la sostituzione etnica dei bianchi. Piano da cui, dicono gli estremisti del suprematismo, occorre difendersi con tutta la forza.
È un flusso d’odio circolare: l’attacco al mondo occidentale, quello che accoglie i profughi per dovere morale, si lega alle peggiori teorie cospirazioniste – tra queste: è tutto finto, lo fanno per distrarvi dalle azioni politiche nefaste a Capitol Hill (o all’Eliseo o a Downing Street eccetera). Tutto frullato da movimenti che vedono il pensiero occidentale come ostile e che sfruttano il momento per capitalizzare.
Qualcosa di simile lo si è visto con le ondate di rifugiati libici e siriani negli anni 2010, e questo ha dato il la ad attacchi terroristici a Christchurch e Pittsburgh. Il rischio che certe narrazioni online si traslino sulla vita reale, con azioni di singoli fanatici è evidente (il processo, sebbene con contenuti diversi, è simile a quello da cui potrebbe trovare ispirazione un jihadista auto-indottrinato). A questo si lega la potenzialità di azioni organizzate. Aspetto sempre più reale quando si parla di gruppi estremisti di destra: “Immaginatevi cosa potrebbe fare un gruppo di uomini motivati come i Talebani: potrebbe sconfiggere gli Stati Uniti”, scrive un animatore di un canale Telegram neonazi, e via una serie di commenti gasati.
“Se gli uomini bianchi in Occidente avessero lo stesso coraggio dei Talebani, al momento non saremmo governati da ebrei”, dice uno dei Proud Boys, organizzazione neo-fascista statunitense che ha già dato modo di attivarsi in gesti violenti. Circolano meme (anche su Twitter e Instagram) in cui i miliziani talebani vengono accostati ai confederati della Guerra Civile. Un’altra immagine popolare mostra la fotografia, ormai diventata iconica di un sostenitore di “Stop the Steal” con i piedi su una scrivania nell’ufficio di Nancy Pelosi: viene messa accanto, accomunata, a una fotografia dei Talebani nell’ufficio di un governatore provinciale.
L’akh-right (un movimento islamista ispirato all’alt-right) ha celebrato le vittorie del “Chadliban”, una combinazione dell’ethos del maschio alfa “Chad” e dei Talebani. “I Talebani vogliono negare il matrimonio omosessuale, l’aborto, i vaccini… Forse abbiamo combattuto per vent’anni sul lato sbagliato”, ha scritto il podcaster Nicholas Fuentes, figura di riferimento dei Groypers (alt-right della Gen Z), attualmente sospeso da Twitter per incitamento all’odio. La questione vaccini per altro si specchia nell’attualità: c’è il rischio che le manifestazioni no-mask, no-pass, no-vax siano infiltrate da figure estremiste interessate a farle sfociare in violenze. Dinamiche queste che interessano anche l’Italia, dove l’infiltrazione di gruppi politici estremisti nelle manifestazioni è sotto la lente del Copasir.
Non è una novità che i gruppi di estrema destra supportino retoricamente le iniziative dei combattenti jihadisti per sfruttarle a vantaggio della propria propaganda, sebbene queste posizioni sembrino incoerenti con la linea anti-Muslim che di solito sostengono. Il vecchio mantra “il nemico del mio nemico è mio amico” in questo caso vale contro l’Occidente inteso come quel complesso di regole e pensieri di cui si parlava sopra. Dalla retorica si è anche arrivati ai fatti: a settembre del 2020 due americani appartenenti ai “Boogaloo” sono stati arrestati mentre pianificavano di andarsi ad addestrare con Hamas nella Striscia di Gaza, per esempio.
Il 13 agosto il dipartimento per la Homeland Security ha emesso un nuovo bollettino che identificava “coloro che sono ispirati o motivati da terroristi stranieri e altre influenze straniere maligne” come una delle numerose minacce poste alla sicurezza nazionale dagli estremisti interni. Da mesi la cellula del dipartimento che si occupa di terrorismo interno sta alzando alert su come i gruppi estremisti stiano cercando di sfruttare tematiche internazionali per spingere il reclutamento. I gruppi neonazi stanno passando tra i seguaci di Q-Anon, una setta di schiantati cospirazionisti. L’obiettivo è rafforzare i ranghi e creare milizie indottrinate.
Il fondatore di un gruppo estremista neonazista negli Stati Uniti ha detto la scorsa settimana in un video pubblicato sulla piattaforma alternativa BitChute che le persone appartenenti al suo movimento “devono pensare in grande [e] provare a organizzarsi a livello regionale” come hanno fatto i talebani in Afghanistan. Lo youtuber di estrema destra Keith Woods ha scritto su Telegram ai suoi seguaci che dovevano osservare “il processo di come gli imperi corrotti crollano dall’interno in tempo reale”. Un altro creatore di video di estrema destra, Vincent James, ha scritto: “Ad essere onesti, i Talebani sono epici. Un gruppo di ragazzini tagliati fuori dal mondo, molto più radicalizzati dei loro genitori, sono cresciuti e hanno dominato completamente un intero paese in più occasioni, usando la guerriglia contro i mujaheddin e altre milizie appoggiate dagli Stati Uniti”.