Tra i sistemi lasciati nel ritiro dall’Afghanistan potrebbero esserci anche i dispositivi “Hiide”, le preziose apparecchiature portatili usate dai militari Usa per il rilevamento dell’identità tramite scansioni dell’iride, impronte digitali e informazioni biografiche. Rischi e dettagli nell’analisi di Maurizio Mensi, professore SNA e direttore del @LawLab della Luiss Guido Carli
Secondo il sito The Intercept (18 agosto 2021) i talebani nel corso della loro offensiva avrebbero acquisito i dispositivi biometrici “Hiide” in possesso dei militari statunitensi, esponendo a rischio di identificazione gli afghani che hanno collaborato con le forze della coalizione durante i venti anni di guerra. Secondo l’International Rescue Committee, si tratterebbe di oltre 300mila civili, fra traduttori, interpreti e le loro famiglie, che ora rischiano la vendetta dei nuovi padroni del Paese qualora la loro identità fosse scoperta. Non è chiaro quanto del database biometrico sia stato compromesso, né se i talebani siano in grado di estrarre i relativi dati. In questo potrebbero però essere aiutati dai servizi segreti pakistani (l’Inter-Services Intelligence), con cui si ritiene siano già in stretto contatto.
I dispositivi, noti come Hiide (Handheld interagency identity detection equipment), sono apparecchiature portatili per il rilevamento dell’identità tramite scansioni dell’iride, impronte digitali e informazioni biografiche con i quali si accede a un database centralizzato tramite un software di elaborazione (Biometrics automated toolset, Bat). Già ampiamente usato dai soldati in Iraq nel 2009, il sistema collega i dati raccolti a nomi, immagini e altre informazioni per delineare il profilo di un individuo, recuperarne i precedenti, indicare se è stato detenuto, dove ha lavorato o se è ricercato.
Bat può anche essere utilizzato per aiutare a identificare le forze nemiche, così come per individuare un prigioniero in un’operazione di salvataggio. Utilizzando il dispositivo biometrico portatile, la squadra abbina immediatamente un campione all’impronta digitale della persona da recuperare. Gli Hiide hanno avuto un ruolo chiave nella lotta al terrorismo avviata dagli Stati Uniti nel 2011, aiutando a identificare Osama bin Laden durante il raid in Pakistan e avrebbero dovuto servire a raccogliere dati biometrici di gran parte della popolazione afghana per individuare terroristi e criminali, secondo quanto riportato dal sito Npr il 14 gennaio 2021. Ora però il timore è che sia stata sottovalutata la possibilità che Hiide cadesse nelle mani sbagliate e che non siano stati protetti adeguatamente i database contenenti le informazioni personali.
La biometria è ormai largamente utilizzata per una serie di attività quotidiane, dallo sblocco dei cellulari all’identificazione degli amici sui social media; se ne servono, oltre all’esercito, le forze dell’ordine per identificare i sospetti. Tutti gli Stati membri dell’Unione europea acquisiscono i dati biometrici dei cittadini per le carte d’identità, i passaporti e i permessi di soggiorno. Tecniche di biometria comportamentale consentono anche l’analisi delle emozioni di un soggetto; viene analizzata la luminescenza della pelle, scansionata l’iride a distanza, effettuato il riconoscimento facciale avanzato, studiata l’andatura, la cadenza del linguaggio, il comportamento; alcune tecnologie utilizzano anche algoritmi per l’analisi delle onde neurali.
Secondo il New York Times, nel 2019 il governo cinese avrebbe utilizzato un software apposito per tracciare e controllare 11 milioni di uiguri nella regione dello Xinjiang. Le città statunitensi di San Francisco, Boston, e Portland hanno vietato la tecnologia di riconoscimento facciale negli spazi pubblici, alla luce di casi documentati di pregiudizi di genere e razziali. Per quanto riguarda l’Ue, giova ricordare che la recente proposta di regolamento in tema di intelligenza artificiale vieta, se non per casi specificamente indicati, l’uso dei sistemi di identificazione biometrica remota in tempo reale in quanto considerati “ad alto rischio” per la privacy, la libertà e altri diritti fondamentali, anche in relazione ai problemi che pone la raccolta e la conservazione di tali ingenti quantità di dati personali rispetto ai principi di necessità e proporzionalità.