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L’Italia riparte dall’export. Il rapporto Sace 2021

Presentato il rapporto di Sace dedicato alle esportazioni del made in Italy. Nel 2021 un colpo di reni da quasi 500 miliardi (+11,3%) e un ritorno ai livelli pre-pandemici. Il ceo Latini: l’imperativo è fare sistema, il Pnrr è la vera sfida

Export, oggi come ieri. Il 2021 si conferma come un anno di transizione caratterizzato da un forte rimbalzo dell’economia globale che, seppur con velocità variabili nei diversi mercati di destinazione, apre importanti opportunità per l’export italiano che torna così su quel sentiero di crescita interrotto dalla profonda recessione dello scorso anno. Nel 2021 e negli anni successivi, infatti, l’export del Made in Italy vivrà una ripresa a macchia di leopardo con una crescita rapida in alcuni mercati, di mero recupero del terreno perso nella crisi in altri e di risalita più lenta in altri ancora.

Questo il quadro emerso dal Rapporto Export 2021 dell’Ufficio Studi di Sace, presentato questa mattina,  Ritorno al futuro: anatomia di una ripresa post-pandemica, tradizionale appuntamento giunto alla sua XV edizione e bussola per l’export italiano nel mondo. L’evento di presentazione è stato arricchito dalla partecipazione di Daniele Franco, ministro dell’Economia, Luigi Di Maio, ministro degli Affari Esteri, Barbara Beltrame, vicepresidente per l’Internazionalizzazione Confindustria, Francesco Starace, amministratore delegato Enel, Maria Bianca Farina, presidente Poste Italiane e presidente di Ania e Federico Ghella, vicepresidente Ghella e presidente comitato lavori all’estero Ance. Dopo il saluto del presidente Rodolfo Errore, per Sace sono intervenuti l’amministratore delegato Pierfrancesco Latini, e il chief economist Alessandro Terzulli.

Sace ha stimato un rimbalzo dell’11,3% delle esportazioni italiane di beni in valore, che permetterà già nel 2021 un pieno ritorno ai livelli pre-pandemia. Le vendite di beni Made in Italy raggiungeranno, infatti, quota 482 miliardi di euro, per poi continuare ad aumentare del 5,4% nel 2022 e assestarsi su una crescita del 4%, in media, nel biennio successivo. Tale ritmo, spiega il report, superiore di quasi un punto percentuale al tasso medio pre-crisi (+3,1%, in media annua, tra 2012 e 2019), consentirà di raggiungere nel 2024 il valore di 550 miliardi di euro di esportazioni di beni.

Questa performance sarà raggiunta anche grazie agli ingenti programmi di ripresa (come il Next Generation Eu in Ue e il piano infrastrutturale negli Usa) che genereranno una domanda aggiuntiva. Quanto all’export italiano di servizi, maggiormente colpito dalle misure restrittive legate alla pandemia con impatto negativo soprattutto sul turismo, è atteso un recupero solo parziale nel 2021 (+5,1%). La vera e propria ripresa avverrà nel 2022 quando l’export di servizi tornerà ai livelli del 2019, grazie a un incremento del 35,1%. La crescita proseguirà anche nel biennio successivo a un ritmo medio del 5%, toccando i 120 miliardi di euro alla fine dell’orizzonte di previsione.

Ora però bisogna guardare avanti. “L’obiettivo che ci dobbiamo dare con il Pnrr, è evidente: non deve essere solo quello di tornare ai livelli pre-crisi, ma soprattutto di superarli, colmando quei gap strutturali, per consentire all’Italia di riconquistare il suo giusto peso nel mercato globale”, ha spiegato il ceo Latini. “E questo attraverso gli investimenti in infrastrutture, in digitalizzazione e in sostenibilità, insieme alle importanti riforme che abbiamo iniziato e ci apprestiamo a implementare. Le imprese italiane si troveranno ad operare in un contesto economico interno più reattivo, più solido, più moderno. Ecco quindi che la connessione tra Pnrr ed export diventa davvero chiara. Le aziende potranno sviluppare gli strumenti per migliorare la loro offerta produttiva e commerciale, incrementando le loro vendite sul mercato domestico e nel mondo, innescando così un vero e proprio circolo virtuoso. E, come evidenziato nel rapporto, di tutto questo ne trarrà beneficio l’export, il driver storicamente più importante per la crescita del nostro Paese.”

Il motivo è semplice. “Mai come in questo momento infatti”, conclude Latini, “è importante fare sistema, cercare ogni possibile dialogo tra i diversi attori del mondo economico. L’Italia ha dato prova in questo momento complesso di una grande coralità, sulla quale bisogna continuare a fare leva, in un gioco di squadra diretto ad un unico obiettivo: quello della ripartenza del nostro Paese, che passa dagli investimenti per la crescita, il capitale fisico e umano e la produttività”.



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