Intervista all’eurodeputata tedesca dei Verdi. La spunterà la coalizione Semaforo, il Paese chiede uguaglianza e lotta al cambiamento climatico. Tratteremo con liberali e Spd, ma l’Italia non deve temere: non torneremo alla vecchia austerity. Occhio all’ultradestra: c’è ed è in buona salute
Angela Merkel è la vera convitata di pietra del voto in Germania. Le elezioni di domenica, che fotografano in pole il leader della Spd Olaf Scholz seguito dal candidato della Cdu Armin Laschet, sono la prova che i tedeschi “vogliono ancora lo stile sobrio della cancelliera”, dice Alexandra Geese, eurodeputata dei Verdi. “Ma nel Paese tira un altro vento. C’è una nuova richiesta di uguaglianza sociale e lotta al cambiamento climatico”.
Partiamo dai pronostici: avrà la meglio la coalizione semaforo (Verdi-Spd-Fdp) o la coalizione Giamaica (Cdu-Csu-Verdi-Fdp)?
Semaforo. Questo voto fotografa un movimento di circa il 10% dei consensi dal centrodestra al centrosinistra, dalla Cdu verso Spd e Verdi. C’è una chiara richiesta di un governo progressista, che tenga conto delle istanze climatiche e della politica sociale.
Cos’hanno in comune Verdi e Spd?
Con i socialdemocratici c’è una sintonia sulla politica economica. Siamo entrambi a favore di una maggiore uguaglianza sociale, vogliamo una politica fiscale che sostenga i redditi medi e bassi e recuperi risorse dai redditi più alti e dai patrimoni. Ma anche più investimenti. Negli ultimi 10-15 anni la Germania ha sacrificato sull’altare del pareggio di bilancio gli investimenti nelle infrastrutture pubbliche. Scuole, reti, trasporti, serve una nuova ondata.
Poi ci sono i liberali. Che vogliono il ministro delle Finanze…
Tutti vogliono il ministro delle Finanze (ride, ndr). Anni fa il ministero degli Esteri era il più ambito, i tempi sono cambiati. Ci saranno lunghe trattative. Ai liberali ci unisce la politica interna, il discorso su democrazia e diritti civili, le politiche digitali
Ma non la politica economica. Siete disposti a tornare all’austerity e al Patto di stabilità europeo?
Non possiamo permettercelo. Abbiamo bisogno di una politica economica moderna, di contribuire a salvare il clima per i nostri ragazzi. Un ritorno completo alle dinamiche del Patto di stabilità è improbabile, servirà un compromesso.
L’Italia ha di che temere?
Non credo. Sarà comunque un governo a forte influenza socialdemocratica. È una buona notizia per i Paesi mediterranei come l’Italia, perché segna uno spostamento dell’asse politico europeo dalla Dc alla socialdemocrazia.
La Baerbock voleva diventare cancelliera, avete dovuto rivedere le vostre ambizioni. C’è un mea culpa da fare?
Ci sono due lati della medaglia. Il primo e il più importante: siamo cresciuti di sei punti. Abbiamo conquistato nuovi collegi, eletto direttamente deputati. È vero anche che siamo particolarmente ambiziosi, vogliamo cambiare il mondo adesso. E sì, c’è stato un momento in cui abbiamo creduto di poter fare di più
Cosa è andato storto?
Come ha ammesso la Baerbock, abbiamo commesso qualche errore, per lo più di inesperienza. Non è facile puntare alla cancelleria per un partito all’8%. Ma abbiamo anche dovuto fronteggiare una dura campagna di disinformazione contro di noi. A qualcuno non piaceva la candidatura di una giovane donna, libera e non piazzata da un uomo.
La destra di Afd scende, ma non scompare. Anzi…
C’è, resiste ed è molto radicata in una parte del Paese. È un universo chiuso, con cui è difficile dialogare. Però ha mancato l’obiettivo di espandersi. Nonostante le proteste contro le restrizioni per il Covid e una massiccia campagna social no-vax, l’operazione non è andata in porto e sono rimasti fermi.
Cosa resta della legacy di Angela Merkel?
Della sua legacy personale rimane uno stile politico sobrio, serio, senza fronzoli e scandali, che evidentemente piace ai tedeschi e non è legato al partito. Scholz ne ha fatto un punto di forza. Nessuno in primavera, neanche lui stesso, lo immaginava cancelliere. Questa strategia comunicativa ha cambiato i pronostici.
Dov’è allora la discontinuità?
Semplice. I tedeschi vogliono questo stile ma con una politica più orientata a ridurre le disuguaglianze sociali e arginare la crisi climatica. La socialdemocrazia tedesca ha sposato la retorica ambientalista. Ora dovrà passare ai fatti…