Skip to main content

Le bimbe di Conte e la bellezza in politica. Il mosaico di Fusi

Barriere di timidezza vengono sfondate, valutazioni coi cuoricini esondano nei riguardi dei leader in pantaloni, lusinghe sentimentali abbondano ed il risultato è che essere attraenti diventa una calamita per determinare attenzione. Ecco il punto è questo: anche voti?

È stata rubricata nella sezione folklore e rapidamente archiviata. Forse invece merita di tornarci su con qualche attenzione perché può diventare la nuova frontiera della comunicazione politica. A parti invertite, però: non dal leader alla base ma da questa al Capo. Una dimensione che non si nutre di ragionamenti o di analisi che spaccano il capello in quattro per stabilire un’adesione a questo o a quell’altro. Piuttosto una partecipazione emotiva, sentimentale, sfacciatamente sexy e non priva di nuances erotizzanti.

Qualcuno se lo ricorderà. In giro elettorale in Calabria, precisamente tra Corigliano e Rossano Calabro, Giuseppe Conte è stato apostrofato da una fan con un “Quanto sei bòno” e poi dalla stessa o un’altra non importa “Vorrei essere al posto della tua fidanzata”. Ora è noto che l’ex premier faccia dell’eleganza una sua caratteristica e che abbia ricevuto complimenti da più parti, come quando nella sua trasmissione, prima della strepitosa imitazione di Neri Marcoré, tra il serio (meno) e il faceto (di più) Serena Dandini disse “è pure un bell’uomo”. Ma adesso entra in campo l’avvenenza, il fascino, il richiamo da sex symbol. Davvero la nuova frontiera del legame tra leader e attivisti è la bellezza e la presenza fisica, però sorprendentemente declinata al maschile?

Difficile dire. Di personaggi politici sensualmente attraenti ce ne sono stati.  Basta pensare a Giovanni Goria che pure lui arrivò a palazzo Chigi, ed era giovane, magro e seducente con quella sua barba, diverso assai dalle altre icone del potere Dc: calve, con la pancetta e gli occhiali, noiosette anzichenò. Altri tempi, attestazioni e proposte esplicitamente rivolte alla sua bellezza non se ne registravano. Di fan in delirio non se ne ricordano, forse qualche fremito privato delle signore dei salotti. E peraltro Forattini lo prese a disegnare solo con la barba appunto, ma senza volto. Non proprio un complimento.

Come non lo fu quello che Romano Prodi rivolse polemicamente a Francesco Rutelli, più giovane e più piacente, dicendo che lui non sarebbe mai stato chiamato come l’altro “nu’ bello guaglione”. Per  non parlare di Pierferdinando Casini, apprezzatissimo dalle parlamentari e non solo: “Quando si siede con suo sigaro nel cortile di Montecitorio sembra tale e quale Humphrey Bogart”, si lasciò sfuggire con un sospiro una giornalista. E poi ancora Matteo Richetti, Gianni Cuperlo e più recentemente Alessandro Di Battista: tutti capaci di accendere il fuoco negli occhi delle militanti.

Resta che politicamente parlando, nei confronti dello charme maschile l’atteggiamento è stato fin qui duplice e ambiguo: lusinghe, riconoscimenti più o meno furtivi, approvazioni con malcelato sarcasmo da parte degli uomini; riservatamente e con discrezione da parte delle donne. Niente di più, niente di meno.

Adesso però le cose sembreranno stiano cambiando, barriere di timidezza vengono sfondate, valutazioni coi cuoricini esondano nei riguardi dei leader in pantaloni, lusinghe sentimentali abbondano ed il risultato è che essere attraenti diventa una calamita per determinare attenzione. Ecco il punto è questo: anche voti? Dovremo abituarci a performance maschili con pose e caratteri da influencer nella competition per vincere le elezioni? Chissà.

Certo l’aspetto fisico in vari casi prende il sopravvento sul messaggio politico, e qualcuno – forse privo delle fattezze da Adone e perciò invidioso – con cattiveria potrebbe dire che accade perché il secondo non è all’altezza. E’ un progresso o una degenerazione? Domanda fuorviante. E’ un fatto, e così va preso. Conte può sentirsi spalleggiato e coltivare le sue “bimbe”, magari in attesa che crescano e diventino più intraprendenti.

Vengono tuttavia alla mente le parole del recente vincitore delle elezioni tedesche, il socialdemocratico Olaf Scholz che a chi gli chiedeva perché non facesse il simpatico rispondeva: “Mi candido a Cancelliere, non a direttore del Circo”. Ma è un fatto anche questo: Scholtz è sicuramente più brutto di Giuseppi.

 

Video: Giuseppe Conte parla delle “Bimbe di Conte” nella sua intervista a Massimo Giannini de “La Stampa”

×

Iscriviti alla newsletter