Il politologo: “In caso di nuove elezioni ci potrebbe essere un rassemblement che va da Forza Italia a Calenda passando per Renzi e Giorgetti, che garantisca stabilità anche in caso di un Draghi bis”
In caso di nuove elezioni ci potrebbe essere un rassemblement che va da Forza Italia a Calenda passando per Renzi e Giorgetti, che garantisca stabilità anche in caso di un Draghi bis: il partito della governabilità illuminata.
E’ l’analisi che il prof. Carlo Galli, Storico delle dottrine politiche all’Università di Bologna, deputato dem nella scorsa legislatura, affida a Formiche.net alla vigilia delle amministrative. Sulle urne certifica: il centrosinistra che sembrava privo di storia, idee e capacità politica si sta riprendendo. Al contrario il centrodestra, da favorito, va verso il collasso, con anche sullo sfondo il tema del parallelo Giorgetti-Fini vs Salvini-Berlusconi.
Che segnale potranno dare allo scenario partitico queste elezioni amministrative? Rischiano di accelerare processi già in embrione?
Le amministrative, presumibilmente, vedranno un successo piuttosto netto dei candidati di centrosinistra nella grandi città. Altro discorso è il numero complessivo di sindaci conquistati. Significa che la parte che sembrava priva di storia, idee e capacità politica si sta riprendendo. Al contrario, chi appariva favorito sta mostrando tutti i suoi limiti e collassa.
Per quali ragioni il destra-centro si sta avvitando su se stesso?
Ci sono due cause: la scarsa qualità del personale politico apicale e intermedio; il tentativo della destra di fare qualcosa che molto difficilmente riesce, ovvero tenere assieme una cultura di governo ed una di opposizione.
Impossibile a priori?
Certo che si può fare, ma in circostanze specifiche e con capacità peculiari che sono mancate. Non a caso la destra si frantuma lungo una linea di scissione fra quella di governo, abbastanza tradizionale, ed una di opposizione che non ha le idee molto chiare su quello che potrebbe fare casomai finisse col vincere le elezioni politiche.
Il destracentro gioca una doppia partita: da un lato rischia di perdere Roma e Milano, dall’altro può implodere dall’interno nonostante i sondaggi nazionali?
E’ questa la differenza che c’è tra Italia e altri paesi: ad esempio in Germania la destra antisistema di AfD è stata isolata, ridotta all’impotenza e si è rintanata nel suo 10%: da lì non si muove. La destra di governo, invece, è bastato che tornasse a dire qualcosa sull’immigrazione clandestina alle scorse politiche per recuperare terreno. E’ questo un modello di gestione del rapporto tra le due destre. Un’altra strada è quella di tenere assieme le due anime come fatto da Donald Trump.
Con quali parametri?
Avere al tempo stesso il cervello politico per governare e per contestare è possibile, ma non dura molto nel tempo. In Italia però nessuno è riuscito a mettere in pratica sia il modello tedesco che quello americano. La frattura nella destra e nella Lega si verifica proprio su questo aspetto, che mi pare abbastanza irrecuperabile.
Giorgetti oggi come Fini nel 2011?
Esatto, ma poi sarà utile vedere quanti voti prenderà la cosiddetta destra di governo. Osservo che la Lega è sempre stata una costola della Csu, non un partito con origini a sinistra, pur essendosi Bossi dichiarato antifascista. E’stata una forza rappresentativa della piccola imprenditorialità diffusa, analoga a quella bavarese, con la differenza che in Germania esiste anche una grande imprenditorialità. Si tratta quindi di un’area economico-geografica fortemente collegata con il mondo tedesco: storicamente la Lega è stata questo, anche per via del suo ideologo Gianfranco Miglio. La novità di Salvini è stata quella di portare un piccolo insediamento sociale dal 4% alle percentuali degli ultimi anni, prendendo i voti di protesta del sud. Da una parte o dall’altra, però, è una coperta sempre troppo corta.
Come pesare, al netto dei rilievi fatti fino ad ora, l’idea di un ennesimo centro, che va da Forza Italia a Calenda passando per Renzi e Giorgetti, ma che garantisca stabilità anche in caso di un Draghi bis?
Tutto ciò sarebbe possibile con un nuovo Parlamento, senza l’enorme quantità di parlamentari grillini che oggi impedirebbe una politica manovrata. Dopo le elezioni invece sì: se Draghi non andasse al Quirinale e volesse continuare a fare il premier, potrebbe presentarsi come il punto di riferimento delle forze citate. Nascerebbe così il partito della governabilità illuminata, della stabilità, dell’ordine e del progresso che taglia fuori le ali estreme. Sarebbe in qualche modo alternativo al Pd ma con il Pd potrebbe allearsi. Il punto di domanda è se Draghi deciderà di guidarlo o meno.
@FDepalo