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Delega fiscale, this is number one. L’analisi di Pennisi

Un disegno di legge così ineccepibile che è difficile capire perché c’è chi ha avuto esitazioni a votarlo. Infatti, come diceva Oscar Wilde, è “aperto a tutte le interpretazioni”. È solo l’inizio di una lunga strada che assomiglia a un labirinto: il number one di numerose misure delegate da emanare e da discutere in Parlamento nei prossimi due-tre anni

This is number one and the fun has just begun. Questo è l’inizio di una canzonetta goliardica americana, ben nota a chiunque è stato studente negli Stati Uniti. Il seguito diventa un po’ sboccato, come si addice alla goliardia. Chiunque, può trovarlo sulla rete. Il titolo, eloquente, della canzonetta è: Roll me over.

Mi è venuta in mente alla lettura del disegno di legge sulla delega fiscale. Un disegno di legge così ineccepibile che è difficile capire perché c’è chi ha avuto esitazioni a votarlo. Infatti, come diceva Oscar Wilde, è “aperto a tutte le interpretazioni”. È solo l’inizio di una lunga strada che assomiglia a un labirinto: il number one di numerose misure delegate da emanare e da discutere in Parlamento nei prossimi due-tre anni. Leggendolo con cura, tuttavia, si può trovare il filo di Arianna per aggirarsi nel labirinto e venire a capo della complessa materia.

Lo si trova nei principi e criteri direttivi generali: a) stimolo alla crescita economica attraverso l’aumento dell’efficienza della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui redditi derivanti dall’impiego dei fattori di produzione; razionalizzazione e semplificazione del sistema tributario anche con riferimento: i) agli adempimenti a carico dei contributi al fine di ridurre i costi di adempimento, di gestione e di amministrazione del sistema fiscale; ii) all’individuazione ed eliminazione di micro-tributi per i quali i costi di adempimento dei contribuenti causano costi elevati a fronte di un gettito trascurabile per lo Stato e trovando le opportune compensazioni di gettito nell’ambito dell’attuazione della presente legge; b) preservare la progressività del sistema tributario; c) ridurre l’evasione e l’elusione fiscale.

Il perimetro disegnato dalla delega comprende: modifiche del sistema nazionale della riscossione; revisione del sistema di imposizione personale sui redditi; revisione dell’Ires e della tassazione del reddito di impresa; razionalizzazione dell’imposta sul valore aggiunto e di altre imposte indirette; graduale superamento dell’Irap; modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e revisione del catasto fabbricati; revisione delle addizionali comunali e regionali all’Irpef; delega al governo per la codificazione in materia tributaria.

Una volta che il disegno di legge sarà stato approvato dal Parlamento, il governo avrà 18 mesi per attuare la delega fiscale emanando i decreti attuativi. Ciascuna delle voci conduce su un terreno minato in cui trovare una strada che trovi consenso parlamentare quando si arriverà alle misure specifiche. Su questa testata, lo si è illustrato trattando del tema della tax expenditures o agevolazioni tributarie. Molto complicato il problema delle aliquote Irpef che la stampa quotidiana presenta come fosse il più semplice: modificare l’aliquota marginale del 38% per i redditi compresi tra 28 e 55 mila euro l’anno, con un salto di aliquota marginale di 11 punti rispetto allo scaglione precedente, ha un effetto di sgravio anche sui redditi superiori ai 55 mila euro, con perdita di gettito più rilevante, da recuperare altrove (ad esempio, eliminando alcune tax expenditures suscitando la forte opposizione di alcune categorie). Più facile, sotto alcuni aspetti, l’aggiornamento del catasto: si possono aggiornare i valori catastali, e fare emergere l’immobiliare sommerso (fonte di evasione), senza modificare le rendite (e quindi le imposte) per chi dichiara correttamente.

Esempi di questo genere si possono trovare in tutte le voci, grandi e piccole, della riforma – la prima comprensiva che si contempla dagli ormai lontani anni Settanta del secolo scorso, cinquanta anni in cui il sistema produttivo è profondamente cambiato.

Sarebbe auspicabile che il labirinto venisse percorso dallo stesso governo che ha tracciato i criteri direttivi. Tuttavia, il quadro politico è dominato dall’incertezza.


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