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Perché Kristalina Georgieva resterà alla guida del Fondo monetario internazionale

Sospetti sul direttore generale dell’Fmi sono stati avanzati riguardo una presunta mancata vigilanza sulla diffusione di un rapporto sull’economia cinese con dati “gonfiati”. Richieste perentorie di dimissioni sono giunte da Usa e Giappone. Invece Regno Unito, Germania, Francia e Italia hanno fatto gruppo nell’allinearsi con Russia e Cina nel ribadire il sostegno alla dg

È in corso a Washington l’Assemblea Annuale della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale. Prima dell’Assemblea, il Board del Fondo (ossia il Consiglio d’amministrazione dell’istituzione) ha inteso confermare la fiducia al direttore generale Kristalina Georgieva. Quest’ultima, economista bulgara in carica dal 2019, era finita al centro di sospetti di non aver pienamente vigilato sulla diffusione di dati “gonfiati” sull’economia cinese in un rapporto molto letto ed utilizzato (soprattutto da imprese) della Banca Mondiale (Doing Business) quando, prima di ascendere ai vertici del Fmi, era ai piani alti di quella istituzione. Abbiamo trattato la vicenda su questa testata entrando nel merito.

Richieste perentorie di dimissioni erano giunte soprattutto da Usa e Giappone, anche sull’onda di polemiche di stampa. Invece Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia hanno fatto gruppo nell’allinearsi con Russia e Cina nel ribadire il sostegno al direttore generale Fmi. Che alla fine è giunto senza rotture, anche se dopo forti tensioni.

Occorre spiegare il perché di quella che può sembrare un’inedita alleanza. Alcune testate la hanno collegate con i nodi geopolitici che stanno venendo al pettine nel mar della Cina, in particolare nello stretto di Taiwan.

A mio avviso, la spiegazione riguarda più specificatamente il Fondo monetario e il suo funzionamento e soprattutto il timore di un altro scandalo al vertice dell’istituzione dopo le dimissioni dell’allora managing director Dominique Strauss-Kahn nel 2011 al termine di tre scandali sessuali che avevano portato anche al suo arresto negli Stati Uniti.

Il Board del Fondo temeva che l’istituzione, e la sua reputazione internazionale, non avrebbe retto ad un secondo scandalo e dimissione dell’attuale managing director a pochi anni di distanza da quello che aveva travolto l’ex ministro delle Finanze francese (e possibile candidato all’Eliseo) per fatti avvenuti in un’altra istituzione, peraltro non documentati ed in ogni caso difficili da provare. Inoltre, mentre la Banca Mondiale è un’organizzazione “presidenziale” monocratica il cui Board, di solito, si riunisce una mattina la settimana (di solito il martedì) e raramente esamina singole operazioni, il Fondo è a guida collegiale: il Board si riunisce due giornate intere la settimana ed esercita una funzione non solo di indirizzo ma anche di controllo sul managing director. Ha stretto i freni dopo l’”affaire” Strauss-Kahn e tiene un occhio più vigile su Kristalina Georgieva. Quest’ultima sa di essere sotto continuo esame ed eviterà di fare fesserie come quella di massaggiare i dati sulla Cina nel rapporto annuale “Doing Business”. Sa che ha gli occhi puntati sui suoi comportamenti. La guida del Fondo sarà sempre più collegiale.

Un ultimo punto. In concomitanza con l’Assemblea annuale, il Fondo ha pubblicato il rapporto World Economic Outlook. Per il nostro Paese, il documento stima che gli interventi di stimolo pubblico per la ripresa post-Covid continueranno a scavare un buco nei conti pubblici italiani (e non solo) con un deficit che dal 9,5% del 2020 quest’anno salirà al 10,2% e poi scendere nel 2022 al 4,7%. Il risultato, sommando l’andamento positivo del Pil, è un debito pubblico che dopo il balzo di oltre 21 punti registrato nel 2020 (quando è salito al 155,8%) quest’anno dovrebbe scendere leggermente al 154,8% e nel 2022 al 150,4%. Fra le grandi economie spicca il nuovo deficit dei conti pubblici Usa a -10,8% quest’anno, con un debito balzato al 133,3%, mentre la Germania nel 2021 dovrebbe registrare un -6,8% di disavanzo con un debito al 72,5%. Hanno risalto, poi, le preoccupazioni per la segmentazione del commercio mondiale.


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