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A scuola di Difesa. Mattarella apre l’anno accademico del Casd

Alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con la lectio magistralis del professor Roberto Baldoni si è aperto ufficialmente l’anno accademico del Centro alti studi della Difesa. Obiettivo: capire e affrontare un futuro sempre più incerto. Con Lorenzo Guerini, Enzo Vecciarelli e Giacinto Ottaviani

Una Difesa che faccia della formazione e dello sviluppo i fattori-chiave per il suo successo, permettendo al Paese di capire e affronta scenari sempre più complesso e in evoluzione. Non è solo un auspicio, ma la sfida raccolta dal Centro alti studi della Difesa (Casd), il massimo organo per la preparazione accademica delle Forze armate. È quanto emerge dalla cerimonia per l’inaugurazione dell’anno accademico 2021/2022 delle scuole e gli istituti di formazione militari, celebrato oggi al Casd al cospetto del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la cui attenzione conferma il valore e l’importanza riconosciuti ai temi della Difesa e al comparto nel suo insieme.

Ad accompagnare il Presidente, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini e il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, accolti dal comandante del Casd, ammiraglio Giacinto Ottaviani. Al centro della cerimonia la lectio magistralis del professor Roberto Baldoni, direttore della neo-costituita Agenzia nazionale per la cybersicurezza.

LA DIFESA COME RISORSA COMUNE

Nell’intervento del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è emerso ancora una volta il valore e l’importanza del settore della Difesa: “Un patrimonio comune per lo sviluppo della nostra società”. Questo è tanto più vero in un momento come quello attuale, caratterizzato da instabilità improvvise e imprevedibili, che richiedono un assetto di sicurezza e Difesa pronto a affrontare criticità sempre più complesse”. Una Difesa, dunque, che sia in primo luogo un asset strategico del Paese “a sostegno della sicurezza, della competitività e del posizionamento del Paese nello scenario internazionale” nelle parole del ministro.

IL VALORE DELLA FORMAZIONE

Ed è proprio la formazione la vera chiave di volta, capace di sviluppare nuove soluzioni e nuovi modi di implementazione sul piano tanto strategico che operativo. “Non tutto può essere insegnato, perché non tutto è prevedibile – ha detto il ministro – ma sicuramente si può trasmettere una forma mentis che ci consenta di misurarci anche con gli scenari più impensati”. Quindi, una formazione che non sia semplicemente un passaggio di conoscenze pregresse, ma la capacità di sviluppare dottrine e soluzioni per essere in grado di affrontare le criticità con sicurezza.

Approccio condiviso dal capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, spingendo in particolare sull’integrazione interforze. “È necessaria una convinta accettazione del cambio di paradigma se si vorranno affrontare le problematiche del futuro”. La posizione di Vecciarelli del resto segue l’impostazione interforze e multi-dominio che hanno portato alla nascita dei comandi interforze per il Cyber e lo Spazio e l’ampliamento delle competenze del Comando di vertice interforze (Covi).

LA SFIDA DEL CASD

Ed è proprio ciò di cui si occupa il Centro alti studi per la Difesa (Casd), il massimo organo per la formazione per quanto riguarda i temi della sicurezza e della protezione degli interessi nazionali. Recentemente, tra l’altro, il Casd ha visto un potenziamento delle proprie strutture di insegnamento, tanto da meritarsi il nome ufficioso di “università della Difesa”. Come rivelato dal comandante del Centro, ammiraglio Giacinto Ottaviani: “L’anno accademico che si inaugura oggi vedrà il Casd erogare i primi corsi di dottorato di ricerca in materia di sicurezza cyber e innovazione formativa”. Una conseguenza dell’accreditamento sperimentale dell’ente quale scuola superiore, con l’obiettivo di un riconoscimento permanente. Sfida raccolta con entusiasmo dal Casd, che ha già avviato i progetti di modifica della propria fisionomia per adeguarla a quella universitaria.

UN CONTESTO INTERNAZIONALE IMPREVEDIBILE

Tutto questo accade in un momento particolare non solo per la Difesa italiana, ma per l’intero scenario di sicurezza internazionale. “Ai margini del nostro spazio continua una diffusa instabilità che occorre seguire con attenzione” ha ricordato il generale Vecciarelli. Un arco di insicurezza che attraversa tutta la regione del Mediterraneo allargato, dal Sahel al Medio Oriente, fino al Caucaso. Un quadro reso ancora più complicato dagli effetti dell’instabilità afghana e dalla competizione globale sempre più accesa, dai mari cinesi all’Artico. È in questo contesto che emerge con forza il tema delle collaborazioni internazionali, ribadito da tutti i convenuti, nei due pilastri internazionali dell’Italia: Unione europea e la Nato. Per Vecciarelli: “la maggiore autonomia europea non è in contrasto con la Nato, al contrario essa rappresenta il naturale rafforzamento del pilastro continentale dell’Alleanza”.

IL DOMINIO PIÙ COMPLESSO

E sul dominio cibernetico si è concentrata la lectio magistralis del professor Baldoni, ricordando come la cyber-security sia “una delle maggiori emergenze, assieme al cambiamento climatico e alle migrazioni, e di recente la pandemia”. Per il professore il rischio sistemico inerente alla rete “l’unico dominio creato dall’uomo, specchio delle sue debolezze” non potrà mai essere annullato, proprio in virtù della fallibilità dei sistemi umani.

Possiamo però creare un sistema-Paese che sia resiliente, che cerchi cioè di prevenire il maggior numero di attacchi possibile, mitigando quelli che inevitabilmente sfuggiranno alle maglie di protezione. Lo spazio cibernetico non è importante solo per il funzionamento in sé della rete: “Non solo l’industria, anche la democrazia è sotto attacco”. Disinformazione, fake news e deep fake confondono e destabilizzano i cittadini, polarizzando la percezione della realtà, minacce “che un grande paese democratico deve capire e affrontare per tempo”.



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