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Le tensioni Polonia-Ue sono un problema per la Nato e gli Usa

Peter Rough dell’Hudson Institute commenta uno dei temi centrali del Consiglio europeo, spiegando le priorità dell’amministrazione Nato e i rischi legati all’autonomia strategica

Alla plenaria del Parlamento europeo e al Consiglio europeo la questione dello stato di diritto in Polonia è stata tra quelle in cima all’agenda, pur non rientrando nel conclusioni formali del vertice dei capi di Stato e di governo.

Tutto nasce dalla sentenza della Corte costituzionale polacca che ha dichiarato illegittime secondo il diritto nazionale alcune norme del Trattato europeo. In particolare durante il Consiglio europeo si è cercato di fare di tutto per evitare una rottura che non sarebbe solo giuridica, ma essenzialmente politica. Infatti, mina il quadro legale su cui si fonda l’Unione.

Centrale è stata la Germania di Angela Merkel, che ha cercato quella che potrebbe essere la sua ultima intermediazione dopo 16 anni alla guida del Paese e al timone dell’Europa. Un po’ per difendere l’Unione, un po’ per timore della posizione della Polonia, notoriamente contro il gasdotto Nord Stream 2 che porterà il gas russo in Germania. “La politica di ricatto economico del gas perseguita da Gazprom e dalla Russia, che sarà più possibile quando inizierà il Nord Stream 2 e saremo più dipendenti dalla Russia, è la prima causa dell’aumento dei prezzi dell’energia nell’Unione europea”, ha dichiarato all’inizio del vertice il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki.

Commentando la sospensione dei lavori della sua missione permanente della Russia presso il quartier generale della Nato a Bruxelles, Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice dell’Ispi, spiegava a Formiche.net che tra le due parti “c’è una situazione di profonda sfiducia, acuita da accuse reciproche di minare la sicurezza regionale e da esercitazioni militari da entrambe le parti – l’ultima è firmata da Russia e Bielorussia, Zapad 2021, fonte di preoccupazione soprattutto per la Polonia, membro molto attivo della Nato”.

In questo quadro può essere interessante approfondire l’approccio degli Stati Uniti.

“Credo che l’amministrazione Biden sia interessata all’Europa, ma a una concezione molto specifica dell’Europa: Berlino e Parigi – è lì che il grosso dei loro sforzi”, spiega Peter Rough, senior fellow dell’Hudson Institute. Rispondendo a una domanda sui rischi per la Polonia del disinteresse dell’amministrazione Biden, osserva: “Mentre la crisi ucraina di marzo ha fatto scattare l’attenzione di Washington, la decisione dell’amministrazione di non intervenire su Nord Stream 2 e di proseguire i colloqui strategici con Mosca può essere letta come un segno che non è pronta a spingere in maniera aggressiva sulla Russia in modo da indebolirla”, aggiunge. Infine, prosegue il ragionamento Rough, “sospetto che il team di Biden sia molto più simpatico alla Corte di giustizia europea e all’opinione dell’élite dell’Europa occidentale sulle questioni dell’Unione europea di quanto non lo sia al governo di Varsavia”.

Le recenti tensioni tra Polonia e Unione europea possono minare la Nato? Rough sembra suggerire prudenza: “Penso”, dice, “che le questioni legali siano subordinate al giudizio politico – questo è ciò che conta nel determinare il futuro della Nato”.

Rimane la questione aperta dell’autonomia strategica dell’Unione europea. Rough sottolinea un aspetto: “In sostanza, l’autonomia strategica significa che l’Europa opera separatamente e indipendentemente dagli Stati Uniti. Sulla base della mia lettura della politica polacca, sospetto che Varsavia preferirebbe vedere migliorate e rafforzate le capacità europee nel contesto dell’alleanza transatlantica piuttosto che un vettore strategico separato dagli Stati Uniti. E c’è un vero e proprio trade-off tra i due, dal momento che l’autonomia strategica è probabile significhi capacità degli Stati membri riassegnate dalla Nato all’Unione europea”, avverte.


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