Skip to main content

Fusione civile-militare. Così la Cina vuole superare gli Usa

Sotto l’occhio preoccupato di Washington, la Cina continua ad aumentare le spese per la difesa facendo progressi su tutti i settori raggiungendo i più alti standard internazionali. L’obiettivo è diventare autosufficiente in termini di capacità (riducendo al minimo l’import) e sviluppare una fusione militare-civile integrata

La Cina punta all’auto-sufficienza nel campo della Difesa, chiamando a raccolta le varie componenti del sistema nazionale in una strategia di “fusione civile militare”. È questa la strada scelta dal Dragone per recuperare terreno nel confronto a tutto tondo con gli Stati Uniti, descritta direttamente dal dipartimento della Difesa americano nell’edizione 2021 del “Military and security developments involving the People’s Republic of China”, pubblicato ieri. Il quinto capitolo del documento (“Resources & technology for force modernization”) guarda alle risorse e tecnologie funzionali alla modernizzazione delle forze del Dragone. Ne emerge una panoramica a 360 gradi sullo stato dell’arte della Difesa cinese e sulle strategie per il suo potenziamento (qui il focus nucleare).

QUANTO SPENDE LA CINA PER LA DIFESA?

A cominciare delle tendenze delle spese militari nel 2021, il budget militare cinese ha visto una crescita del 6,8% rispetto all’anno precedente (approssimativamente 1,3% del PIL), raggiungendo i 209 miliardi di dollari e dunque riconfermando il trend positivo e progressivo di aumento delle spese militari degli ultimi due decenni (raddoppiate solo negli ultimi dieci anni).

Il Dragone si attesta così come secondo Paese nel mondo per spese militari dopo gli Stati Uniti, e la tendenza parrebbe non accennare a frenarsi neanche nei prossimi cinque anni, purché rimangano saldi gli attuali interessi di bilanciamento fra lo sviluppo nazionale e le spese per la difesa. Infatti, come nota il Pentagono, alcune previsioni pronosticano un rallentamento della crescita economica cinese nel prossimo decennio, il che potrebbe avere ricadute negative anche sul settore della difesa.

Il Pentagono ha basato le sue stime sulle cifre di spesa ufficiali, specificando che diverse categorie di spesa risultano tuttavia omesse e mancanti, tra cui attività di ricerca e sviluppo e l’acquisto di armi straniere. Secondo gli istituti di ricerca, la spesa militare effettiva della Repubblica Popolare Cinese potrebbe essere fino a due volte superiore al bilancio ufficiale fornito dal Dragone.

STRATEGIA DI SVILUPPO DELLA FUSIONE MILITARE-CIVILE

Una delle tendenze più rilevanti è certamente la strategia di sviluppo nota come “fusione militare-civile”, parte integrante della riforma cinese del settore della difesa. Si vogliono fondere le strategie di sviluppo economico, sociale e di sicurezza al fine di costruire un sistema strategico nazionale integrato, nonché capacità che sostengano anche gli obiettivi di “ringiovanimento” della Repubblica popolare cinese. Fra gli scopi, vi è quello di acquisire tecnologie avanzate a doppio utilizzo per scopi militari.

Nel dettaglio, sono previsti sei diversi sforzi interconnessi per raggiungere l’obiettivo, tra cui: fusione della base industriale della difesa con la base tecnologica e industriale civile; integrazione delle innovazioni scientifiche e tecnologiche nei settori civile e militare; fusione di conoscenze e competenze militari e civili; integrazione dei requisiti militari nelle infrastrutture civili; sfruttamento dei servizi civili e capacità logistiche per fini militari.

I gradi apicali del Partito guardano a questa fusione militare-civile come a un elemento critico nella strategia per diventare un “grande Paese socialista moderno”, leader mondiale nella scienza e nella tecnologia, sviluppando un “world-class military” entro il 2050.

I TREND NEL SISTEMA DI DIFESA CINESE

Per quanto riguarda l’industria aerospaziale, storicamente gestita dall’Esercito popolare di liberazione, secondo gli Stati Uniti la maggior parte dei sistemi missilistici cinesi, inclusi quelli balistici, hanno una qualità comparabile a quella dei migliori produttori internazionali. In ambito prettamente spaziale è in corso un’espansione su diversi fronti, dall’intelligence alla navigazione, dalla sorveglianza alla ricognizione, senza tralasciare la comunicazione satellitare. A riprova di questo costante progresso vi è anche la terza missione lunare dell’anno scorso.

Anche nell’industria aeronautica si registrano successi. Ne è prova il fatto che la Cina si attesti come secondo esportatore mondiale di droni (Uav). Tuttavia, secondo Washington, essa non pare essere ancora in grado di produrre motori aerei affidabili e ad alte prestazioni, costringendola ad affidarsi ai motori occidentali e russi. Passando dal cielo al mare, l’industria navale cinese si conquista il primato mondiale come produttore di navi per tonnellaggio, incrementando le proprie abilità per tutte le classi navali, dalle navi da guerra ai sottomarini.

Infine, la capacità produttiva dell’industria degli armamenti della Repubblica popolare cinese sta registrando miglioramenti in tutte le categorie terrestri, producendo sistemi d’arma con alti standard competitivi; ciononostante, nell’analisi del Pentagono si sottolinea come persistano delle carenze qualitative in questo frangente, inibendo anche le capacità del Dragone di espandere i propri mercati di esportazione. L’obiettivo a lungo termine rimane comunque quello di creare un settore industriale della difesa che sia interamente autosufficiente. Tuttavia, nel breve termine, il Dragone cerca ancora di importare equipaggiamenti, tecnologie e conoscenze dall’estero per colmare le lacune più critiche di capacità, ed accelerare il suo processo di modernizzazione.



×

Iscriviti alla newsletter