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L’ammiraglio Credendino al timone della Marina

L’ammiraglio Enrico Credendino è il nuovo comandante della Marina, con l’uscente Cavo Dragone che ammaina la sua insegna per andare a ricoprire il ruolo di capo di Stato maggiore della Difesa. A 160 anni dalla sua fondazione, la Marina è pronta ad affrontare le sfide di un Mediterraneo allargato sempre più agitato

“Sono consapevole di raccogliere un’eredità pregiata e sono intenzionato a mantenere saldo il timone della Marina sulla rotta tracciata”. Con queste parole dell’ammiraglio di squadra Enrico Credendino durante la cerimonia con la quale ha assunto il suo nuovo ruolo di capo di Stato maggiore della Marina militare. Credendino assume la posizione dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, che a sua volta va a ricoprire il ruolo di capo di Stato maggiore della Difesa. “L’Italia è spiccatamente marittima – ha proseguito Credendino – ma la nostra marittimità non è recepita da tutti, e per questo la diffusione di una cultura marittima sarà la mia priorità”.

MEDITERRANEO ALLARGATO

Il Mediterraneo è stato il vero protagonista della cerimonia che, come ha spiegato Credendino, rappresenta “il fianco sud di una barriera di sicurezza, al centro di competizioni e obiettivo di attori statuali e no che mettono a rischio i nostri diritti in termini di sfruttamento delle risorse”. La Marina continuerà ad assicurare la sorveglianza degli spazi marittimi e la difesa delle linee di comunicazione anche grazie alla Strategia di difesa e sicurezza del Mediterraneo varata dal ministero della Difesa ad aprile. Per il nuovo comandante: “Un ulteriore passo avanti per riconoscere il ruolo di media potenza regionale marittima che dovrebbe contraddistinguere il nostro Paese”.

DALLA MARINA ALLA DIFESA

“Oggi compio 45 anni e un mese di Marina e penso sia chiaro il mio sentimento: è quello di un uomo che deve appendere la divisa blu della Marina e indossare quella purpurea dell’Interforze”. Così l’ammiraglio Cavo Dragone, che ammaina la sua insegna da Palazzo Marina per andare ad assumere il nuovo incarico di capo di Stato maggiore della Difesa, sostituendo il generale Enzo Vecciarelli. Durante il suo comando la Marina ha affrontato la dura prova della pandemia, contribuendo con le altre Forze armate allo sforzo nazionale di contrasto al virus. “La Marina, in un frangente difficile, ha combattuto su tre fronti – ha ricordato Cavo Dragone – sostenendo la Difesa e il sistema sanitario nazionale, mantenendo tutti gli impegni e continuando a pattugliare il Mare nostrum e portando supporto a chi ne aveva bisogno”.

AVANTI NELLA CONTINUITÀ

E proprio il generale Vecciarelli, presente alla cerimonia, ha voluto ringraziare personalmente Cavo Dragone per la sua guida delle forze navali: “Insieme abbiamo gestito la pandemia, il riemergere di antiche minacce come la pirateria e le tensioni dal mar Nero al golfo Arabico”. Il capo di Stato maggiore della Difesa ha anche voluto lodare la nostra Marina, definita un unicum nel panorama europeo e internazionale: “Un elemento di indiscussa levatura e vanto per le nostre forze armate”. Al subentrante Credendino, Vecciarelli ha chiesto di continuare nel solco dei suoi predecessori: “Le Forze sotto il tuo comando saranno impegnate in aree sempre più remote per tutelare l’interesse nazionale”

LA MODERNIZZAZIONE DELLA MARINA

“La lunga navigazione che in 160 anni ha condotto la Marina fin qui è contraddistinta da un solido apprezzamento internazionale, risultato dell’efficace contributo alla sicurezza dei mari”. Così il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, intervenendo alla cerimonia a Palazzo Marina. Il ministro si è anche soffermato sulle sfide che ancora attendono le Forze armate nel futuro, che richiederanno “una Marina moderna, efficiente e tecnologicamente avanzata”. Un percorso già avviato che vedrà un ulteriore impulso nell’ambito dell’ammodernamento dello strumento navale grazie ai progetti nazionali e internazionali.

IL SILENT DRILL

La cerimonia si è conclusa con l’esibizione di un plotone di 18 fucilieri del 3° reggimento della brigata marina San Marco, che hanno dato vita al “silent drill”, una marcia silenziosa e, apparentemente, senza ordini comprensiva di complicate evoluzioni delle proprie armi. Pochissime unità al mondo sono in grado di eseguire tale esercizio di precisione, coordinazione e sincronismo, nato nel corpo dei Marines degli Stati Uniti e oggi espresso anche dai nostri fucilieri di Marina.

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