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Commedia russo-cinese su Pyongyang

Cina e Russia si muovono all’Onu per allentare le sanzioni alla Corea del Nord. L’obiettivo è dimostrarsi aperte laddove l’Occidente è chiuso

Mosca e Pechino stanno provando a guidare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite verso l’allentamento delle sanzioni contro Pyongyang. Se l’obiettivo che dichiarano è quello di aiutare la Corea del Nord in un momento di profonda crisi economica, l’idea è di nuovo quella di mostrarsi come modello alternativo all’Occidente per gestire certi dossier.

I due Paesi — che vivono una fase di cooperazione pragmatica — vorrebbero permettere la riapertura di alcuni settori di esportazione e soprattutto garantire al satrapo Kim Jong-un di importare petrolio per far fronte alla crisi energetica che sta letteralmente lasciando al buio ampie fasce di territorio nordcoreano. La Cina ha voluto dimostrare i suoi buoni intenti riaprendo i collegamenti commerciali da Dandong dopo le chiusure dovute al Covid (Pechino e Pyongyang sono attentissime in materia).

Lo sforzo onusiano non ha portato a risultati positivi per ora è difficilmente lo farà in futuro. L’iniziativa dimostra la volontà congiunta di affrontare certe tematiche come spazio pubblicitario davanti ai tanti Paesi che osservano. L’idea che l’asse russo-cinese possa essere una sponda pragmatica, che possa arrivare in soccorso tralasciando il peso di comportamenti che hanno creato il sistema sanzionatorio (nel caso la corsa all’arma atomica del Nord).

Contemporaneamente Russia e soprattutto Cina cercano di assicurarsi la fedeltà della Corea del Nord per evitare che la riapertura delle relazioni con Seul (che dovrebbe sfociare nel trattato di pace per la guerra degli anni Cinquanta) non si porti dietro anche un’inclinazione troppo spinta verso l’alleato americano.



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